Si apre dietro un portone nero, lo spazio spoglio, lungo, un sottoscala illuminato da faretti semplici e da una scarsissima luce naturale che filtra da mattoncini di vetro smerigliato che costituiscono le poche fessure verso l’esterno. Qui, nella sede di via Rezia di Marselleria, è ospite l’opera di Paola Angelini, che arriva a Milano con una personale, le cui radici si trovano in territorio norvegese.
What is Orange? Why, an Orange, Just an Orange nasce dalla selezione di alcune delle opere realizzate nei mesi estivi dall’artista, durante la sua seconda partecipazione alla residenza NDK, Nordisk Kunstnarsenter Dale.
Poche tele di piccolo formato che risaltano però nei grandi spazi bianchi delle pareti. Sono sei i lavori, istallati perché nasca tra loro un dialogo costante, ininterrotto, che dal soggetto ritratto passi al medium della pittura per rendere la materia vera protagonista.
Ad attirare l’attenzione è la tela di più grandi dimensioni presente nell’unico angolo angusto dello spazio, schiacciata tra un calorifero e una finestra, soffocata, come senza respiro sono le due figure sedute dipinte nell’opera, sproporzionate rispetto al colore arancione dello sfondo che le assorbe.

Seguendo l’evoluzione di questa raffigurazione ricorrente, una donna seduta, sola o accompagnata da un uomo alle sue spalle, l’artista agisce sulle tele attraverso una sottrazione continua degli elementi di fondo, arrivando così a lasciar vagare nel colore la figura riproposta. Liberate dagli elementi decorativi e naturali che le contornavano, le figure si perdono nel contesto della materia pittorica che prende la scena come vero soggetto dei lavori.
Utilizzando il medium della pittura, proprio della sua esperienza ed educazione, Paola Angelini va a indagare il mezzo stesso, trovando come filo conduttore un rimando comune a un’opera precedente: La storia raccontata da mio padre. Questa tela, riproponendosi come una presenza costante nella sua assenza fisica, conversa con quegli oggetti esaltati e resi protagonisti nei dipinti che fanno della materia, del colore usato, arancione in prevalenza, i nuovi riferimenti non illustrativi dell’opera. Del suo carattere narrativo, in grado di rendere in pittura un susseguirsi di sequenze che raccontano una scena privata e intima, non rimane che la materia oggettiva.

L’attenzione, dell’artista e di chi si trova di fronte alle opere, si sposta così dall’aspetto rappresentativo e descrittivo di una storia, che prende forma a partire dal ricordo, a un pretesto per lavorare su pittura e materiali, realizzando composizioni di elementi dove i soggetti non sono più figure umane ma oggetti dotati di corporeità fisica, tali da essere ricreati attraverso la sovrapposizione di strati di pennellate corpose.
Dalla figura la struttura si rivolge così verso l’astrazione, mettendo in mostra un carattere diverso di Paola Angelini, che si era già distinta in diverse esposizioni tra Venezia e il Nord Europa per il suo carattere narrativo legato alla memoria. A rimanere presenti sono quegli elementi di sfasamento, accumulazione e scoordinamento che rendono la realtà concreta sostegno dell’astrazione.
Attraverso il colore come forma, medium e soggetto la personale di Paola Angelini ci conduce su un diverso piano di visione, dove la narrazione lascia spazio alla pura visione.
Sara Cusaro
PAOLA ANGELINI
WHAT IS ORANGE? WHY, AN ORANGE, JUST AN ORANGE.
a cura di Mirko Rizzi
28 settembre – 28 ottobre 2016
MARSELLERIA – Via privata Rezia, 2 – Milano
Immagine di copertina: What is orange? Why, an orange, just an orange! – exhibition view – ph Sara Scanderebech