Un laboratorio all’alba in una baia con Robin Watkins e Nina Canell, protagonista del padiglione nordico alla Biennale di Venezia 2017; il solo show di Michael Dean, candidato Turner Prize nel 2016; la lecture con la curatrice Caterina Riva, neo direttrice del Museo d’arte contemporanea di Termoli, e ancora un talk sul tema del giardino, tra arte, paesaggio e agricoltura, con i contributi del regista e artista Cosimo Terlizzi, della ricercatrice Chiara Vacirca, ospitato da Manifatture Knos nel poetico e ucronico viaggio di un tour, a cura dell’artista Marco Vitale chiamato The hidden Idume. Questi non sono eventi avvenuti in una città mitteleuropea o in una metropoli oltreoceano, ma in Puglia, a Lecce, avamposto a margine di geografie fisiche e culturali in aperta emancipazione da polo a uso e consumo turistico.
Gli ospiti internazionali, provenienti da panorami culturali diversi tra loro, hanno costituito l’indice del programma di LECCE ART WEEK, alla sua prima edizione, una cinque giorni dedicati ai linguaggi contemporanei promossa da PIA – a circulating place for artists and curators in collaborazione con la galleria Progetto dell’artista statunitense Jamie Sneider.
L’evento ha declinato appuntamenti in un fitto calendario di incontri, diffusi all’interno della città. LECCE ART WEEK è stata inaugurata dalla galleria Progetto con il solo show di Michael Dean, Kiss Emitting die odes e si è concluso con A small messy turbulence, il percorso espositivo che ha riunito i lavori degli studenti del secondo anno del corso di studi in arti visive di PIA. La collettiva è stata la restituzione di un semestre di lavoro con undici allievi. L’evento, realizzato d’intesa con la Soprintendenza Beni Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto, e grazie al supporto dell’ATS ‘Attraverso il Castello’, che ha coordinato le attività all’interno del maniero in cui sono state presentate le opere, ha avuto un incredibile riscontro da parte del pubblico e della città, soprattutto nella serata dell’opening.
La mostra, letteralmente ”una piccola massa turbolenta”, esplicita gli intenti di attraversamento. Fa riferimento a un caos generativo e alchemico, ai processi di mutazione della produzione artistica: dall’ideazione alla messa in atto, saldamente ancorati a principi di ricerca e sperimentazione di linguaggi. Undici artisti e undici opere realizzate con media differenti, a carattere installativo, performativo e sonoro, attraverso le intense attività formative di PIA che, come ogni anno, termina la sua formazione invitando due visiting artist e curator internazionali. Per il 2020, il percorso è culminato con il workshop condotto dagli artisti svedesi Robert Watkins e Nina Canell e la curatrice Caterina Riva, che ha coordinato la mostra.
Con questa prima edizione si conferma l’importante funzione ‘cloud’ che PIA svolge sul territorio, con un approccio sensibile e aperto verso le potenzialità dei luoghi, grazie anche al supporto di un network di professionisti e realtà dal respiro internazionale, attive nella regione e in tutta Italia.
Fondata nel 2017 dalla curatrice Valeria Raho e dall’artista visivo Jonatah Manno, PIA si presenta come uno spazio di ricerca, produzione e formazione per artisti visivi e curatori dal respiro internazionale. Fresco di inaugurazione, ospita Riccardo Arena, con un workshop dedicato alla riflessione estetica scaturita da pratiche di assemblaggio e stratificazione; dalla Turchia, Emre Hüner, in un dialogo sui temi dell’utopia, archeologia e re-immaginazione dello spazio; e Vabianna Santos, performer americana, per la prima volta in Italia.
Nel 2018 avvia una sperimentazione nel campo della trasmissione del sapere artistico, nella prima edizione di un corso di alta formazione in arti visive e cultura contemporanea. La metodologia del corso si caratterizza per la dialettica orizzontale e collettiva. Grazie a un ricco programma di attività, i partecipanti portano avanti un percorso di formazione incentrato sulla storia dell’arte più recente e sui temi di rilievo nel dibattito internazionale sperimentando la relazione tra la propria produzione, il contesto circostante e il pubblico.
La formazione teorica e filosofica è completata da un’intensa attività laboratoriale dedicata allo sviluppo dei lavori dei singoli partecipanti. Un esercizio di ricerca attiva a sostegno del lavoro degli studenti, dalla sua genesi compositiva, alla fase processuale, allo sviluppo fino alle presentazioni dei lavori, scanditi da un calendario all’interno di un semestre. Per l’intera durata del corso, e per garantire un confronto ampio e partecipato, PIA ospita diversi guest. Molti di questi incontri sono aperti anche al pubblico e confluiscono nel programma pubblico del centro. La prima edizione ha visto la partecipazione di Davide Daninos, critico e curatore indipendente che ha presentato la propria ricerca incentrata sugli spazi di lavoro degli artisti; Giulio Squillacciotti, artista visivo, regista e ricercatore, Omar di Monopoli scrittore che ha tenuto un laboratorio di scrittura descrittiva, per orientare i partecipanti ad una padronanza della scrittura per presentare le proprie produzioni.
Visiting artist della prima edizione è stata Baseera Khan, artista americana che nella sua ricerca riesce a unire spiritualità e consumismo. Il suo workshop, incentrato sulla tecnica del body casting, ha fatto emergere riflessioni sui temi dell’esilio, dei legami di parentela, sugli aspetti materiali e immateriali legati al corpo. Offrendo un eccezionale evento pubblico il visiting artist ha concluso il suo percorso da PIA con un intervento site specific Belay che ha coinvolto i partecipanti del workshop, rimasto poi visibile al pubblico oltre la performance. I visiting curator invitati nel 2019 sono stati Cripta 747, collettivo di stanza a Torino, attivo nella ricerca, sostegno alla produzione e nella mobilità artistica.
PIA non è solo uno spazio fisico dove si intrecciano incontri, ma è una vera e propria piattaforma in grado di fornire formazione e informazioni sul contemporaneo in una modalità inedita e senza precedenti per il Sud Italia. I contenuti trattati teoricamente nel corso, aperto alle sollecitazioni del presente, si affiancano a un lavoro ‘persona specific’ sui partecipanti. Non si tratta di un lavoro individualistico: ogni partecipante, artista o curatore, è invitato a lavorare in relazione costante con il gruppo.
In continuità con l’approccio organico e olistico sviluppato in questi anni e continuando a mantenere alta l’asticella della ricerca e delle collaborazioni, PIA si avvia alla sua terza edizione. Come un organismo in costante evoluzione riconferma la sua proposta formativa combinando all’approfondimento teorico laboratori guidati da mentori esterni e artisti internazionali. Grazie all’esperienza maturata negli anni, la terza edizione propone un approccio differenziato in virtù delle diverse esigenze, artistiche e curatoriali – oltre che curriculari – dei partecipanti.
Per chi inizia a muovere i primi passi nel settore (fresher – I anno) è possibile approfondire lo studio concentrandosi sulla storia dell’arte e sul potenziamento della propria pratica e poetica. Per coloro che hanno già maturato esperienze nel settore (sophomore – II anno) viene formulato un percorso di approfondimento e ricerca incentrato sulla produzione, supportato dalla critica frontale con i guest, che li guideranno verso una mostra finale in uno spazio pubblico della città.
Desta già interesse scorrere l’indice dei loro nomi per questa terza edizione: Francesco Arena, Alessandra Galletta, Cecilia Guida, Carolina Lio, Treti Galaxie, Giulia Colletti, a cui si unisce un team in costante crescita. Oltre ai fondatori, comprende Raffaella Quaranta, fotografa specializzata in architettura d’interni e opere d’arte; Marianna De Marzi, curatrice, Pierluigi Calignano, artista visivo e consulente sulle tecnologie dei materiali e attività di laboratorio, Andrea Fiore, storico dell’arte, Ivan Romano e Flavia Tritto, tutor di questa nuova edizione che si avvia a metà gennaio.
L’arte e i linguaggi vanno nutriti, le attività di formazione e trasmissione di PIA sembrano indicare questa direzione. Emerge la necessità di orientarsi verso una pratica continuativa di relazione con quella tripartizione che E. Thacker in Tra le ceneri di questo pianeta (Nero Edition, 2018) formula della realtà per come la conosciamo: ”il mondo per noi, il mondo senza di noi, il mondo in sé”; una sollecitazione a non rinunciare a confrontarsi con i meccanismi di trasformazione, anche i più complessi, riassumibile nel concetto, che è poi quello ispirativo, di persistenza ( p.i.a.: persistence is all ).
Lara Gigante
Instagram: pia_pia_pia_pia_pia_
Caption
Workshop con Nina Canell & Robin Watkins – Lecce Art week 2020, guidato dall’artista Marco Vitale – Courtesy PIA archivio 2020, ph. Raffaella Quaranta
The Hidden Idume tour – Lecce Art week 2020, guidato dall’artista Marco Vitale – Courtesy PIA archivio 2020, ph. Raffaella Quaranta
The Hidden Idume tour – Lecce Art week 2020, guidato dall’artista Marco Vitale – Courtesy PIA archivio 2020, ph. Raffaella Quaranta
A Small Messy Turbulence – Lecce Art Week 2020 – Courtesy PIA archivio 2020, ph. Raffaella Quaranta