Oscillating Traits: una manifestazione di stadi discreti del reale

L’estetica di John Dewey si caratterizza come una delle più appropriate teorie in grado di leggere lo statuto dell’arte contemporanea: il crollo della distinzione tra le arti, così come compare anche nelle riflessioni di Michael Fried, non è che l’avvicinamento, quasi coincidente, delle dimensioni dell’arte e del quotidiano.

L’arte, sostiene Dewey, può configurarsi come una particolare forma di esperienza, cioè come una modalità di relazione tra l’organismo e l’ambiente che contiene e rivela il senso della vita.

Oscillating Traits è il titolo della performance visiva e sonora ideata da Federico Nardella, in arte CREMISI, organizzata e promossa da OCWR ohcristo web radio negli spazi di Gallleriapiù a Bologna, realtà che si conferma come uno spazio in grado di aprirsi all’arte emergente di qualità. Tenutasi il 17 gennaio 2019, è esempio perfettamente calzante delle possibilità estetiche e significanti di un’arte ibrida e contemporanea, qualitativamente densa e profonda.

In 40 minuti, l’artista è riuscito ad allestire un ambiente in cui la musica Drone fungesse da necessità narrativa per i tre video proiettati a tutta parete e simultaneamente sui diversi lati della stanza: questi mostravano le potenzialità espressive dei visi di tre ragazze, due delle quali neanche diciottenni. Il suono emesso dalle casse posizionate dietro il pubblico chiudeva lo spazio, lo rendeva immersivo, attuando la possibilità di un’estetica diffusa. Il fruitore sembrava essere costretto ad assistere come un voyeur ai cambiamenti intimi e privati che si manifestavano su quei volti, così giovani da essere espressioni potenziali di tutte le reazioni che potrebbero attuarsi nel reale quotidiano nell’arco di una vita.

Federico Nardella (1994, Suzzara) è stato così in grado di veicolare la presenza dello spazio e del tempo del reale, ponendo lo spettatore attivo davanti alla manifestazione dell’evento astante, eccitando i suoi sensi alla percezione degli stadi discreti che si snodavano con delicatezza e lentezza nei suoni e nelle immagini.

Federico Nardella è musicista e regista freelance, formato al conservatorio in composizione classica e laureato in filosofia, ha pubblicato 9 album, realizzato una collaborazione con l’artista visuale Nico Mingozzi, nonché diverse sonorizzazioni di film. La sua ricerca, incentrata sulla manipolazione di rumori prodotti da oggetti della quotidianità, mette in scena processi di trasformazione, favoriti anche grazie dall’immagine video cui pone particolare attenzione, come è dimostrato nella performance bolognese



1
2
8
previous arrow
next arrow


La tecnica che permette il rallentamento della ripresa video dei volti delle ragazze è in grado di sposarsi perfettamente con la composizione musicale Drone di cui è artefice: da un frame del video ne procede un altro, lentamente ma sinuosamente, così come da un suono ne nasce con fluidità e unità il successivo.

Non ci sono dunque picchi, ma solo la progressività di un’esperienza reale vissuta, il cui significato si rivela in modo epifanico in quanto espressione della possibilità modale di relazione di un soggetto in un tempo e uno spazio, rivelandosi così nella propria unicità.

«Quando il bagliore di un fulmine illumina un paesaggio buio, si riconoscono per un momento gli oggetti. Ma il riconoscimento non è di per sé un mero punto nel tempo. È la culminazione focale di processi di maturazione lunghi e lenti. È la manifestazione della continuità di un’esperienza ordinata temporalmente in un istante di vertice improvviso e discreto. Esso sarebbe privo di significato se venisse isolato […]»1

Per questo, le voci e le parole inserite dall’artista all’inizio della base musicale e alla sua fine, non possono essere ricondotte ad alcun senso compiuto, dimostrazione di come il linguaggio di per sé non voglia dire nulla; così come l’espressione della giovane che striscia le mani sul viso distorcendosi le labbra, non può che risultare sensuale solo per il voyeur che ne proietta un tale senso.

L’artista rivela una sorta di tragicità nella consapevole rassegnazione di non poter raccogliere il senso dell’esperienza-della-vita nella sua totalità: i suoni vanno corrompendosi lentamente nel tentativo di analisi, scomposizione e comprensione intellettuale, fino a concludersi in meri e leggeri punti acustici, più o meno acuti, che accompagnano parole impossibili e immagini visive che paiono erroneamente rallentarsi ulteriormente.

In questo modo, riflette Dewey, si capisce come: «La tragedia di Amleto sarebbe priva di significato se fosse ridotta ad un singolo verso o ad una singola parola come contesto. La frase “Il resto è silenzio” è invece infinitamente pregnante in quanto è la conclusione di una tragedia rappresentata in certo arco di tempo»2.

Chiara Spaggiari


1) John Dewey, Arte come esperienza, a cura di Giovanni Matteucci, Aesthetica, Palermo, 2018, p. 50.
2)
Ibid.


Federico Nardella, CREMISI

Oscillating Traits

17 gennaio 2019

OCWR ohcristo web radio – Via del Porto, 48 a/b – Bologna

www.ohcristo.com

www.cremisi.bandcamp.com


Caption

Oscillating traits – Performace view – ph Luca Trentini