Off Topic: Eleonora Rotolo

Off Topic è una conversazione che si focalizza su un’unica tematica, tralasciando le opere o le mostre. Lo scopo è quello di raccontare non solo un* artista, ma anche l’apparato teorico e l’immaginario che soggiace alla produzione artistica.
Ogni soggetto è inserito in un contesto socio-economico che condiziona il modo di vedere il mondo e i rapporti con gli altri esseri umani. Nelle opere di Eleonora Rotolo (Villaricca, 1988) la fragilità diventa un modo per parlare della solitudine, del necessario e di futuro durante l’antropocene.


Nell’edizione 2019 del torinese NESXT Festival ho fatto parte della redazione temporanea di Manùs, progetto di Maura Banfo, Annalisa Cattani e Susanna Ravelli. Lo scopo era quello di raccogliere diversi pensieri sulla fragilità e crearne un prodotto editoriale. Gli spunti raccolti mi hanno fatto riflettere su come la fragilità sia, nella società contemporanea, un argomento tabù, forse proprio a causa di politiche volte all’apparenza social, al superuomo e alla ricerca della perfezione. Come la fragilità si inserisce nel contesto contemporaneo?

Ciò che hai notato mi fa venire in mente Realismo capitalista di Mark Fisher, quando sostiene che la società individualista ha logorato i soggetti e ha creato esseri umani solitari che hanno, per forza di cose, un dialogo esclusivo con loro stessi. Per questo, tra le tipologie di fragilità, emergono principalmente le più immediate: quelle materiali e quelle personali. In maniera consequenziale, l’essere umano è meno propenso a considerare la fragilità in modo globale. Si è sviluppata una difficoltà nel ragionamento complesso: si preferisce il micro a discapito del macro, due sfere che per quanto interconnesse sembrano non dialogare mai in quest’epoca storica. La difficoltà di dialogo si può rivedere nei ragionamenti sociali di massa nei quali è sempre più evidente una polarizzazione estremista piuttosto che un’analisi delle varie sfaccettature. Ovviamente ci sono menti che ne sono consapevoli e riescono a vedere la relazione tra le varie sfere.

A partire dalla fisicità della fragilità, come dicevi, si può arrivare a livelli più profondi, dove le varie fragilità si equivalgono e compenetrano. La parola fragilità, partendo dai materiali, ha raggiunto diversi campi semantici. Vengono utilizzate parole legate alla fisica per descrivere comportamenti umani, come “infragilimento” che principalmente designa una modificazione di un materiale dopo alterazioni. Quindi, da una parte si ritrova una fragilità innata, dall’altra una che viene acquisita.

La fragilità è sicuramente intrinseca all’umanità in quanto siamo esseri transitori, soggetti a intemperie fisiche e emotive. È parte di ognun* e un aspetto contro il quale combattiamo da secoli: la consapevolezza di essere fragili scatena la paura. Nel suo libro Antifragile, Nassim Nicholas Taleb descrive la parabola del fragile fino ad arrivare all’antifragile, un concetto che per me è stato molto importante. La parola ‘fragile’ ha come opposto la parola ‘robusto’ , ma non esiste una parola atta a definire il suo contrario: ‘antifragilità’, una nuova categoria da analizzare. Ad esempio, nella classificazione fatta da Taleb sulla mitologia greca viene definita come “fragile” la spada di Damocle e il macigno di Tantalo, come “robusta” la fenice, mentre come “antifragile” l’Idra. Ogni volta che si taglia la testa all’Idra ne escono alte tre, ma questo non è un atteggiamento resiliente perché non c’è nessun legame con la fragilità. L’antifragile si presenta quando dal caos si riesce a generare una forza, creando una spinta che va al di là della reazione resiliente, oppure quando si accetta il caos e ci si immerge senza timore, traendone beneficio.



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La società nella quale siamo inseriti mette di fronte all’individuo costanti prove e insidie. Il libero mercato ha permesso che si sviluppasse una competizione spietata: per chi non riesce a stare al passo la disfatta è dichiarata. Allo stesso tempo siamo immersi in una cultura cattolica che narra la fragilità dell’essere umano nei confronti della tentazione e del peccato identificando il perdono come espiazione dei peccati.

Nelle società pre-capitaliste era meno evidente la fragilità. Ad esempio la dottrina cristiana ritiene che ogni essere umano è un peccatore, ma allo stesso tempo dà come ricompensa un’idea di paradiso o inferno, che permette di credere di essere temporaneamente su questa terra per poi vivere eternamente in cielo. Il capitalismo ha plasmato le menti in modo differente, sostituendo alla spiritualità la concretezza, erodendo il mito della vita dopo la morte e colmando il vuoto con la merce. Per questo è imperante la visione del “Produci, consuma, crepa”: la filosofia nella quale siamo nati e immersi, ma non del tutto. Ci stanno mostrando delle alternative, o quanto meno dei tentativi, che per ora non funzionano, ma si stanno insinuando nelle menti delle persone e nella società. Ormai se si vive pensando esclusivamente al mantra qui sopra, non si prospetta un futuro stabile e forte. Anche se nel mondo in cui viviamo è facile l’idea di un futuro catastrofico, anche i dati non ci aiutano.

Qui parliamo di fragilità ambientale, tutti quei delicati equilibri che l’antropocene ha destabilizzato. Al telegiornale fanno continuamente servizi su quanto gli iceberg si stiano sciogliendo più velocemente rispetto a 20 anni fa e simili. È evidente che c’è una fragilità da colmare o da cercare di livellare, nonostante molti Trump e Bolsonaro abbiano attuato delle politiche completamente sbagliate nei confronti dell’ambiente a tutela, ancora una volta, dell’economia, del capitalismo e del neoliberismo. Queste prospettive stanno diventano tragicamente problematiche.

Tornando a citare Fisher, “è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo”. In questa frase non vedo nessuno spiraglio di speranza perché fa capire come sarà difficile far tornare la luce nella mente delle persone; far calare lo stato di depressione che non so se si risanerà mai.

Non credo si possa risanare, c’è una perdita di focus su cosa è davvero importante. Come sostenevi, è impossibile oggi abbandonare il capitalismo in quanto non si sono sviluppate ancora delle alternative reali globali. Si possono trovare delle alternative locali – come gli ecovillaggi – che però non sono sostenibili a livello globale. Nel rapporto del 2020 del Fragile States Index, redatto dal Fund for Peace, è evidenziato come certe politiche economiche, sociali e ambientali hanno portato all’infragilimento di molti stati occidentali, complice la crisi economica del 2008, acuita dai problemi della Lehman Brothers e da una guerra in Siria, scoppiata nel 2014, che ha portato alla migrazione di molte persone. Queste due componenti hanno in parte determinato la nascita del populismo, che ha creato diverse tensioni a livello sociale.

Qui si apre un’altra tematica: l’esasperazione dell’estremismo. La crisi degli stati, teorizzata da Zygmunt Bauman, ha evidenziato come essi abbiano perso forza con l’arrivo della globalizzazione, sconvolgendo l’individuo, spaesandolo e mettendo in crisi le sue radici. Il movimento di persone crea un incontro tra le varie culture, sviluppando un atteggiamento o mixofilo o mixofobico. La mixofilia vede la mescolanza tra culture come una risorsa e un accrescimento, mentre la mixofobia è la visione di una cultura diversa come qualcosa di cui bisogna aver paura, il mescolarsi qualcosa da temere.

La globalizzazione è stato un terremoto per molte culture, le ha rese decisamente più fragili. L’unica cosa che non sarà mai fragile è la borsa e l’economia.

L’economia in un modo o l’altro continuerà a girare. In borsa ci sono sempre dei vincitori, in qualche modo. Poi, ovviamente, il tempo sarà il giudice di tutte le cose perché non è dato conoscere il futuro, in quanto in mano a molti. Il futuro lo si crea vivendo e non può essere visto, ne previsto. Ci sono delle visioni catastrofiste sulla borsa in cui si dice che è solo una bolla e prima o poi esploderà. Però, intanto, mi sembra che nel corso della sua vita abbia vissuto molte crisi ma nessuna l’ha ancora fermata.

A cura di Gianluca Gramolazzi


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Instagram: eleonora_rotolo


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FLUID IDENTITY e VICIOUS CIRCLE – Exhibition view at Teke Gallery, 2017 – Courtesy l’artista, ph Alessandro Paolini

FLUID IDENTITY – Exhibition view at Teke Gallery, 2017 – Courtesy l’artista, ph Alessandro Paolini

FRAGILE INTERACTIONS – Installation Glass and Plaster 200x250cm 2018 – Exhibition view at Caserma Archeologica, 2018 – Courtesy l’artista

BROKEN BODY – Installation Glass, variable dimention 2014 – Exhibition view at Siena Art Institute, 2014 – Courtesy l’artista

LUXURY BUILT ON BLOOD – Installation Tapistery 155x100cm 2016 – Exhibition view at Teke Gallery, 2017 – Courtesy l’artista, ph Alessandro Paolini