NO FLY ZONE. L’arte che travalica i confini.

Nella zona più posh di Londra, a due passi da Harrods e di fronte a Hyde Park, si trova la Ncontemporary di Emanuele Norsa, una tra le gallerie italiane più raffinate e di ricerca della metropoli. La sede espositiva si sviluppa in un ex garage e, proprio per volontà del gallerista, ne mantiene l’aspetto con le strisce a terra e sui muri per segnalare il parcheggio. Lo spazio è minimale e ben si presta all’installazione di progetti site-specific ogni volta diversi e di forte impatto visivo, che contrasta con la ricca eleganza british del quartiere.
La mostra No Fly Zone è una collettiva curata da Roberta Pagani, operatrice culturale tra le più sperimentali e concettuali del panorama italiano e per anni direttrice artistica della fiera The Others a Torino. Gli artisti della mostra, Raffaella Crispino, Naomi Leshem, Domenico Antonio Mancini, Maria apicavoli e Julie Roch-Cuerrier, hanno lavorato su un tema comune: ripensare e creare un nuovo concetto di confine geopolitico.

Naomi Leshem
Naomi Leshem – Tal H, 2007, chromogenic colour print, 80 x 80 cm – courtesy Ncontemporary

Domenico Antonio Mancini (1980, Napoli) ha realizzato 16 cartine marittime (matita su carta) dove ha catalogato il numero dei migranti morti durante la traversata del mare per raggiungere terre più sicure. L’opera è aperta e potrà purtroppo essere aggiornata con nuove cifre che alimentano questa lugubre contabilità. È una denuncia contro la poca informazione che si ha di eventi così drammatici, che non riguardano solo le coste siciliane, ma si ripetono in tutti i mari del mondo. L’arte di Mancini si è messa a disposizione dell’informazione per aprirci gli occhi e per gettare una nuova luce e anche una nuova consapevolezza su questo atroce capitolo della nostra storia recente.

Naomi Leshem (1963, Gerusalemme) è israeliana e ha lavorato sul tema dell’orizzonte come punto lontano a cui mirare, forse, per sfuggire da una realtà complessa. Ha perso il marito, soldato israeliano, da cui aveva avuto due figlie. A distanza di molti anni da questo tragico evento ha voluto realizzare alcuni scatti fotografici a giovani donne israeliane il giorno prima della loro partenza per il servizio militare obbligatorio, che in Israele anche per le donne dura diciotto mesi. Le protagoniste dei suoi scatti si trovano su una pista di decollo di un centro militare: di fronte a loro il cielo azzurro, pulito, terso, chiaro e l’orizzonte. Ci volgono le spalle e guardano oltre, con uno spirito di leopardiana memoria. Le figlie dell’artista tra poco partiranno anche loro per il servizio militare e la madre, artista di grande sensibilità, con questi scatti sembra voler indicare loro la strada, o forse la via di fuga verso il sogno.

Julie Roch-Cuerrier
Julie Roch-Cuerrier – The World’s History, Diluted Again 2015, world pigments on canvas, 47 x 62 cm – courtesy Ncontemporary

Maria Rapicavoli (Catania) ha indagato il tema del confine attraverso la denuncia del sistema dei poteri forti, dell’alienazione e dell’invisibilità delle categorie più deboli. In un video ha montato insieme filmati di repertorio e nuovi video che ha realizzato in super8 vicino alla zona di Niscemi, dove è caduto un aereo americano durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche in questo caso l’artista ha mappato con una telecamera il suo territorio per ricreare la storia e dimostrare come, anche in un contesto vicino a noi, restano misteri che la storia non ha ancora sciolto.

Julie Roch-Cuerrier (1988, Montreal) lavora sull’idea che abbiamo di confine veicolata dalle immagini standard ed astratte pubblicate sugli atlanti geografici. Ha distrutto molte copie di atlanti, scartavetrando e trasformando in polvere tutte le parti blu dei mari e degli oceani. Una volta messa da parte la polvere ha realizzato un quadro con la stessa tecnica di Klein, per cui il pigmento in polvere viene mescolato insieme ad un collante. Il risultato è una tela monocroma di un blu tendente al verde, che è la somma di tutti i blu utilizzati nella stampa delle cartine degli atlanti. Non è il blu del mare, ma il blu dell’idea di mare, della sua resa grafica. È un’astrazione, proprio come i confini politici sono delle convenzioni.

Raffaella Crispino
Raffaella Crispino – Weather Forecast, 2012, led display, 100 x 10 x 10 cm, 26 science fiction film plots, different, languages, 10′ 30_ (loop) – courtesy Ncontemporary

Raffaella Crispino (1979, Napoli) gioca sul tema del confine tra realtà e finzione. Su un monitor a led fa scorrere un testo che è il sunto estremo di ventisei trame di film fantascientifici dagli anni 70 ai nostri giorni. Il risultato è una trama impossibile, ma che in molti casi rispecchia la realtà o, meglio, alcuni eventi raccontati nella finzione sono poi nel tempo realmente accaduti. La realtà ha superato la creazione narrativa.

La mostra è molto raffinata e di altissimo livello, speriamo sia possibile vederla presto anche in Italia.

Irene Finiguerra

 

RAFFAELLA CRISPINO – NAOMI LESHEM – DOMENICO ANTONIO MANCINI – MARIA RAPICAVOLI – JULIE ROCH-CUERRIER

NO FLY ZONE

a cura di Roberta Pagani

9 maggio – 8 giugno 2016

Ncontemporary – Gate Mews, SW7 London

www.ncontemporary.com