Usata, stra-usata, abusata, la celebre frase “l’uomo è cioè che mangia” compare per la prima volta nel 1850 all’interno di una recensione che Ludwig Feuerbach dedica al Trattato dell’alimentazione per il popolo del medico e fisiologo olandese Jakob Moleschott. Fra mito e psicologia, fra biologia e metafisica, Nicola Gobbetto trasforma gli spazi di Dimora Artica attraverso un’installazione immersiva che gioca con il titolo All You can eat e sviluppa una profonda e attenta riflessione sul rapporto fra il pensiero e la persona, su come nascono davvero le idee. Realizzata in collaborazione con Galleria Arrivada e curata dal sempre innovativo Andrea Lacarpia, la mostra invade lo spazio espositivo dividendolo in due parti collegate da una scala a chiocciola, che si fa metafora del vortice creativo che porta le idee dallo “stomaco” alla “mente”. Consci dell’illusorietà del libero arbitrio, come le più recenti scoperte scientifiche hanno ormai dimostrato, le opere che occupano il primo piano si fanno metafore delle sollecitazioni che vivono e giungono all’interno di noi. Fra disordine e bulimia, troviamo giganti pastiglie di Viagra realizzate in poliestere, integratori, marchi e capi sportivi che mostrano un mondo fortemente focalizzato verso il benessere fisico, un benessere che genera un nuovo ordine mitico ridefinendo il concetto di corpo e rapporto.

Non solo proteine a aminoacidi, nel nostro organismo vivono anche dolci ricordi e immersi nei succhi digestivi troviamo Giorgio De Chirico e l’anticlericale per eccellenza Collodi. La riuscitissima opera We’ll never lie to you utilizza palloni da rugby e bastoncini di inceso accesi per aprire uno spiraglio verso la redenzione e la sincerità. Ingabbiato in un scacchiera che ricopre le pareti, il prodotto del nostro organismo sottostà a una griglia razionale che combatte fra forma ereditata e costruzione ambientale. Dalla pancia al cervello, il piano superiore dello spazio presenta il tableau vivant Grope in the dark. Un ragazzo vestito in abiti sportivi e seduto su uno sgabello assume una posa ispirata al pensatore di Auguste Rodin. A terra, davanti a lui, un lungo neon accesso, sulla parete la scritta che ripropone il titolo. Qui nasce una nuova idea, dalla profondità e dal perdersi nel buio del mondo esterno e del nostro io.
Nicola Gobbetto nasce a Milano, nel 1980, e si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua ricerca artistica apre a un attualissimo e colto dialogo fra uomo e mito, fra natura del pensiero e storie. Pienamente inserito nel tempo in cui opera, le sue opere propongono un fare coloratissimo, tattile e mai eccessivo. Lontano dalle “volgarità” di Wim Delvoye, ripropone in chiave più profonda e raffinata la questione della nascita del processo creativo guardando al passato con l’occhio di un antropologo che conosce Freud e MTV. Fra Bread & Cola, opere classiche incerottate e idoli Man or muppet? Il suo fare estetico ha ormai affermato una precisa e originale linea di ricerca che si muove evidente fra un momento espositivo e l’altro.

Il grande organismo umano che vive e fa vivere Dimora Artica, immerge il fruitore dentro se stesso, lo pone davanti a interrogativi comuni, mostra il meccanismo ma non dona una risposta. L’uomo è davvero tutto ciò che mangia, cultura e natura si fondano nel mito, in quella forma necessaria di pensiero che da una spiegazione razionale ai misteri dell’universo. L’arte nasce “figurativa” e diviene poi “simbolica” perché necessita di una cultura non strettamente razionale per esistere, per poter rappresentare il mondo attraverso un affollarsi di storie, di racconti che creano una comunità, che ci strappano dalla solitudine del nostro pensiero.
Marco Roberto Marelli
NICOLA GOBBETTO
ALL YOU CAN EAT
A cura di Andrea Lacarpia
27 giugno – 29 luglio 2017
DIMORA ARTICA – via Matteo Maria Boiardo, 11 – Milano
Immagine di copertina: Grope in the dark, 2017 – tableau vivent (Dimora Artica Milano) – courtesy Dimora Artica Milano