Sono circa una cinquantina gli studenti del MA in Visual Arts e Curatorial Studies della NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, a essere protagonisti nella mostra curata dal Direttore dell’accademia Marco Scotini per gli spazi de La Triennale.
The Great Learning si presenta come conclusione di un percorso iniziato nel 2010 con la mostra The Learning Machine, a cui aveva seguito Theatre of Learning nel 2015. Ed è infatti l’idea di ‘’learning’’, di apprendimento a essere il focus centrale dell’esposizione. L’intero percorso si articola come un susseguirsi di possibili risposte a un’unica paradossale domanda: cos’è l’educazione?
L’intera mostra non risponde, bensì indaga, su come porsi interrogativi: questa pratica viene scelta quale metodo assunto a forma educativa. Ogni opera si pone come soluzione educativa aperta, non confinata entro i limiti di una disciplina o di un metodo unitario, ma, facendosi comprensiva dell’interrogativo stesso, si tramuta in una sceneggiatura priva di affermazioni. Gli operatori estetici, chiamati a riflettere sulla pratica artistica, creano con le loro istallazioni una sequenza formale che ricorda la definizione di opera d’arte data dal storico dell’arte statunitense George Kubler: una successione di forme, aperta ad estensione, come successione di possibili e potenziali soluzioni a uno stesso problema.

“Un sistema aperto si compone di n strutture assunte come moduli per comporre n possibili spazi espositivi in uno spazio definito” spiegano con la loro opera Spazienne, 20mq^n, un sistema modulare configurabile.
È proprio il sistema dell’arte contemporanea stesso a essere visto in quest’ottica: un sistema di possibile ampliamento, sulla base delle continue riflessioni attorno a diverse argomentazioni, per cui non è più possibile pensare alla disciplina artistica come una materia separata dal resto, ma solo come autodisciplina di rapporti.
A essere indagate sono tematiche come la memoria, letta in quanto espressione di un passato mai compiuto e sola funzione in cui si celano i tratti del presente, come si vede nell’opera Landscape di Stefano Serretta, in cui appiattiti sullo sfondo di un deserto, un quadrato arancio e uno nero si contendono il significato di vittima e guardia, nel rimando all’evoluzione delle divise di carcerieri e carcerati, variata nel tempo. Ancora l’archivio indagato nell’opera di Andrea Bocca, Scalfer, in un rimando al continuo processo de-costruzione e ri-costruzione di narrazioni sostitutive della storia, espresse attraverso una catalogazione in-progress, che comprende elementi eterogenei di passaggio tra naturale e artificiale, che si abbracciano sotto l’ala protettiva dell’opera di Joseph Beyus e George Maciuanus, a cui i rimandi si fanno substrato di tutto il percorso.

Vengono messi in discussione i canoni della pratica artistica, per trovare, in questo format espositivo, uno spazio di dialogo e una piattaforma di scambio, in cui sono compresenti un atto di negazione dell’istituito e l’affermazione positiva del dubbio come forma prima di conoscenza.
La mostra si può riassume nelle parole al neon istallate da Sarp Renk Ozer all’ingresso delle sale: ’’Il faut confronter les idées vagues avec des images claires’’ (È necessario confrontare le idee vaghe con immagini chiare – La Chinoise di Jean-Luc Godard, 1967) una dichiarazione di valore aggiunto alle immagini in quanto espressione più diretta e semplice dell’idea.
Sara Cusaro
THE GREAT LEARNING
a cura di Marco Scotini
18 Gennaio 2016 – 29 Gennaio 2016
LA TRIENNALE DI MILANO – Palazzo della Triennale, viale Alemagna, 6 – Milano
Immagine di copertina: Sarp Renk Ozer – The Chinese, 2016, lampada al neon, cavo elettrico, mobili portatili – courtesy NABA