<<Non solo è vero affermare che la maggior parte delle persone fraintenda il significato di Libertà, ma spesso sono stato portato a pensare di non aver conosciuto persona che abbia ragionevolmente compreso cosa essa sia davvero>>. Con questa citazione di Walt Whitman, poeta dell’America precapitalistica, Antonella Di Lullo, nel suo testo critico, ci invita a visitare la mostra Freedom as Form, allestita presso la galleria Wunderkammern di Milano fino al 10 agosto. Sono presenti quattro artisti: BR1, Alexis Diaz, Eron, Faith47; tutti molto diversi tra loro per origine geografica, per tecnica artistica e per campo d’azione. L’unico comun denominatore è una ricerca sull’identità attraverso gesti di estrema libertà, senza costrizioni di alcun tipo.

BR1 (Locri, 1984) è tra i giovani artisti più promettenti nel panorama italiano ed internazionale. Ormai la sua firma e la sua arte sono riconoscibili tra gli operatori culturali, ma soprattutto tra la gente che negli anni ha potuto ammirare le sue opere d’arte urbana in Italia ed anche all’estero. Mai scontato, in ogni suo intervento ci stupisce e ci colpisce per la lucidità della sua interpretazione del reale, in particolare sulle tensioni sociali del nostro tempo. Le sue opere sono un manifesto della nostra contemporaneità, parlano di immigrazione, di clandestinità, di discriminazioni di genere e di tradizioni che caratterizzano culture diverse. Ha molto insistito e riflettuto, in particolare, sull’uso del velo nel mondo islamico e anche nel nostro occidente.

Alexis Diaz (Puerto Rico, 1982) sembra un incisore medievale in versione 2.0: le sue opere, su tela o su carta, sono trame e disegni riconducibili alle miniature trecentesche popolate da creature fantasmagoriche. Sono spesso esseri ibridi che ricordano mostri mitologici ricavati da composizioni di animali, arti umani e radici che ci trasportano in una realtà onirica.
Eron (Rimini, 1973) è tra i più famosi e storici writer italiani. Usa la bomboletta con un tecnicismo difficilmente riproducibile, un vero mago, quasi impossibile da copiare. Nelle sue opere ibrida la sua formazione accademica con i suoi lavori su strada. Il risultato sono quadri che sembrano realizzati tramite una pittura tradizionale, ma sono invece creati attraverso l’uso magistrale della bomboletta, restituendo opere evanescenti caratterizzate da un’estetica del sublime.

Faith47 (Capetwon, 1979) disegna su carta con la matita e con piccoli interventi a foglia d’oro, scene di intimità di una coppia. Il risultato estetico è una sgranatura dell’immagine per onde di frequenza, diverse da quelle che l’occhio umano riesce a sintetizzare. Vediamo un’immagine, ne distinguiamo i particolari dei corpi che si baciano, che si toccano, che si fondono l’un l’altro, ma è come se vedessimo la scena in differita. L’effetto è quello dei nostri ricordi, li percepiamo ma non riproducono con nitidezza quanto accaduto.
I quattro artisti della mostra Freedom as form ci mostrano una via, una via che porta alla libertà. In un mondo in cui tutti noi ci sentiamo liberi di vivere in qualsiasi modo, l’arte supera questa sensazione e ci mostra che i limiti e le costrizioni sono ancora troppi, proprio come il filo spinato dell’opera Landscape di Eron che blocca la visione del bellissimo paesaggio sullo sfondo, quasi una terra promessa, la vediamo ma non possiamo raggiungerla.
Irene Finiguerra
BR1, ALEXIS DIAZ, ERON, FAITH47
FREEDOM AS FORM
a cura di Giuseppe Pizzuto
29 giugno – 10 agosto 2016
Wunderkammern – Via Ausonio 1A, Milano