Non basta una città intera per sentirti meno sola
libero cos’è per chi libero non è
una stanza brucia già
urla quanto vuoi
ma nessuno se ne accorgerà
Viviamo oggi in quella che il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han ha definito “La società della trasparenza” (Transparenzgesellschaft). Un flusso continuo di dati accessibili per tutti e il rifiuto della privacy per motivi di sicurezza ed economici, ci conducono in un mondo di like dove il dissenso, temuto nella vita reale, su Facebook è negato perché bloccherebbe il sistema, limiterebbe lo scorrere veloce di contatti e relazioni leggere.
Siamo soli ma sempre connessi. La nostra identità si perde, non riusciamo a instaurare relazioni reali in questo nostro mondo dove la conoscenza è pornografica. Il tutto e subito nega una sfera di esistenza dove la ricerca di un altro diverso da sé si realizza nel segreto, nel sapere parziale, nel timore e nella scoperta progressiva del proprio io attraverso gli occhi di chi ci sta di fronte. L’amore è un sentimento che vive nella sfera del mito, fra crudeltà e generosità infinita, vive nel suo essere doppio e simbolo.

Con il progetto SPACEWALK, prima mostra personale di Michele Rizzo in Italia, Il Colorificio inaugura la sua seconda stagione espositiva portando al centro della scena le tematiche della percezione di sé e della realtà. Attraverso questa prova espositiva, Rizzo da forma materiale e oggettuale a una ricerca nata in ambito coreografico e performativo, già presentata su diversi palcoscenici internazionali. La danza nei locali notturni si fa tramite catartico e liberatorio, si fa mezzo attraverso il quale affermare la propria individualità in una situazione dove i sensi sono sovreccitati fra luci accecanti, sudore e ormoni a fior di pelle. In questo baccanale tecnologico, la personalità è libera di esprimersi nella confusione, in un luogo isolato e privo di certezze meridiane dove si generano relazioni dirette prive di rassicuranti mediazioni imposte dalla società
Nel 2017, con l’omonima performance SPACEWALK, l’artista abbandona il corpo per entrare nell’analisi dell’oggetto. I performer si ritrovano catapultati in un mondo geometrico e falsamente apollineo, nel quale si muovono fra geometrie solide con movimenti lenti e cadenzati.
A Milano, il “fare umano” si trasforma in una mostra realizzata attraverso due differenti media. Nella prima sala sono presenti due video affiancati che trasmettono, rispettivamente, un percorso d’acqua che discende e risale e delle architetture virtuali infinite. Nella seconda parte dell’edificio, acceso e colorato da lampade a led, che variano cromia nel tempo, trasformando la percezione dello spazio, è presente un grande modellino dove sono rappresentate le stesse forme geometriche della performance del 2017. Al di sotto di questa realtà tridimensionale, una sacca di plastica contiene del liquido che oscilla avanti e indietro mosso da un meccanismo che mette in lento moto l’intera struttura.

Fra liberazione di sé e solitudine, il progetto espositivo volge l’attenzione sullo sguardo, su un vedere che si fa piccolo e abbandona il soggetto per divenire extracorporeo, per andare al di là della contingente sfera soggettiva. Una vista nuova supera la percezione episodica e si fa assoluta, dimentica dell’uomo plana su un rendering infinito, su un apocalittico mondo futuro che può, forse, fare a meno di noi.
Marco Roberto Marelli
MICHELE RIZZO
SPACEWALK
24 Febbraio – 25 Marzo 2018
IL COLORIFICIO – Via Giambellino, 71 – Milano
Immagine di copertina: SPACEWALK – View of the exhibition, Il Colorificio, Milano, 2018 – Courtesy the Artist and Il Colorificio. Ph Filippo Gambuti