Fragile. Earth and Sky, handle with care è il titolo della doppia personale che vede protagonisti, all’interno della Galleria Anna Marra a Roma, i lavori di Maria Elisabetta Novello (Vicenza, 1974) e Christoph Weber (Vienna, 1974). La mostra, a cura di Giorgia Gastaldon, mette in dialogo la pratica di due artisti legati da un’attenzione nei confronti della percezione, nella contemporaneità, di una fragilità che riguarda la terra e il cielo, e la struttura stessa della società.
Nel testo critico che accompagna la mostra è trattato il significato esteso del termine “fragile” con il quale si fa spesso riferimento a materiali che tendono “a rompersi di netto, senza la possibilità di deformarsi o piegarsi” ma anche “persone, situazioni, interi ecosistemi e società”.
Quando si pensa alla fragilità oggi, è impossibile non pensare a immagini di storia recente che hanno come protagonisti colossi architettonici e politici (penso alle torri gemelle, al momento in cui, in un fumo denso e nero ben impresso nella nostra memoria collettiva, vediamo collassare davanti ai nostri occhi uno dei simboli di una potenza mondiale), intere città polverizzate dopo i terremoti (è da poco trascorso l’anniversario del terremoto de L’Aquila, ma pensiamo a tutte le città che in questa friabile Italia hanno provato sulla loro pelle la fragilità di un sistema che precede la forma, la struttura della città stessa) o anche il crollo del Ponte Morandi a Genova, che, come scrive Giorgia Gastaldon nel suo testo, “è stato per l’Italia e non solo, un momento nel quale si sono toccate con mano alcune delle fragilità che caratterizzano l’attuale sistema sociale, politico ed economico del nostro paese”.
Christoph Weber lavora su questa fragilità scegliendo come punto di partenza un materiale da costruzione, il cemento armato, che nelle sue opere si ricopre di crepe, pieghe o che, rapportandosi con materiali più leggeri, come per esempio il cartone, ci costringe a considerare l’inadeguatezza strutturale di alcuni accostamenti; è il caso della serie Carton Pierres (2016) nella quale blocchi di cemento sono racchiusi all’interno di scatole o anche di Beton (Geroilt) (2013) dove il calcestruzzo è contenuto all’interno di una una tela cerata ripiegata e fissata al muro. Nelle opere di Weber il cemento, materiale fortemente connotato dal punto di vista architettonico, viene utilizzato per creare sculture che con le loro pieghe, con questi chiaroscuri esasperati dalla rottura del materiale, rimandano al panneggio classico e rivendicano una forte, quanto bizzarra, potenza estetica.
Di tutt’altro genere il materiale eletto da Maria Elisabetta Novello, che con i suoi lavori ci porta a guardare il cielo; materiale privilegiato dall’artista è la cenere, trattata in senso scultoreo e racchiusa dentro teche a creare immagini solide di paesaggi (oppure utilizzata, come in altre opere non presenti in mostra, per generare intensi e poetici ricami). Polveri immobilizzate dentro scatole di vetro, in una simulazione di solidità che contrasta con la natura stessa del materiale, con il suo essere leggero, effimero.
Ci sono poi le Carte del cielo (2018), rotoli metallici punzonati che sono ancorati alle pareti, nella parte alta, mentre l’estremità inferiore è pesantemente adagiata a terra; la Gastaldon parla di “porzioni di cielo “caduto””, la definizione sembra perfetta per descrivere lo stare al mondo di queste opere. Il piombo di cui sono fatte contrasta piacevolmente con la leggerezza del cielo, che nelle opere della Novello sembra essere pesante proprio per il suo essere infinito.
La potenza estetica del fare dei due artisti è carica di una bellezza fortemente intrisa di malinconia; le opere dialogano generando nello spettatore la sensazione di instabilità rispetto a ciò che è intorno a noi, questo universo misterioso, pesante come il piombo, e questa terra che calpestiamo e che si frantuma sotto i nostri piedi, negandoci ogni possibile via d’uscita. Attraverso la messa in discussione dei materiali che utilizzano Maria Elisabetta Novello e Christoph Weber ci portano a considerare il mondo che percorriamo lasciando da parte le nostre certezze e ponendoci domande sulle urgenze che riguardano questo tempo fragile.
Alessandra Cecchini
Maria Elisabetta Novello – Christoph Weber
Fragile. Earth and Sky. Handle with care
a cura di Giorgia Gastaldon
27 marzo – 4 maggio 2019
Galleria Anna Marra – Via Sant’Angelo in Peschiera, 32 – Roma
Instagram: galleriaannamarra
Caption
Fragile. Earth and sky, handle with care – Exhibition view, Galleria Anna Marra, 2019 – Courtesy Galleria Anna Marra, ph credit Simon d’Exéa
Fragile. Earth and sky, handle with care – Exhibition view, Galleria Anna Marra, 2019 – Courtesy Galleria Anna Marra, ph credit Simon d’Exéa
Christoph Weber, Carton pierres, 2016 – Cemento, scatole di cartone, 2 elementi, 25,5x34x27 cm, 25,5x35x34 cm – Courtesy Galleria Anna Marra, ph credit Simon d’Exéa
Maria Elisabetta Novello, Paesaggi, 2018 – Cenere, fuliggine e carbone in teca di plexiglass e ferro, 70,5×103 cm – Courtesy Galleria Anna Marra, ph credit Simon d’Exéa