Michael Fliri (Turbe, 1978) non si è forse trovato a osservare il proprio naso come il Moscarda di Pirandello, a imbatteri in sé e a domandarsi: “Mi pende? A me? Il naso?’” ma anche lui, come l’autore siciliano, propone con AniManiMism, una simile ricerca attorno alla definizione dell’identità.
La mostra realizzata da Raffaella Cortese, terza personale dell’artista in galleria, raccoglie una serie di opere che, sfruttando diversi media già più volte proposti all’interno della sua ricerca estetica, coniuga immagine, tridimensionalità e movimento per indagare i mille volti del mutamento.
La maschera diventa oggetto di uno sguardo volto a indagare la definizione della personalità: variabile, mai veramente definita o definibile, sempre nascosta dietro alla presenza di diverse facce.

Sono infatti almeno due, i volti che si incontrano nell’opera Where do I end and the world begins. Due calchi, un lato negativo e un lato positivo, in lacca e gesso, di maschere provenienti dal tedesco Mask Museum, che si osservano, incorporate le une nelle altre, in una sintesi che moltiplica le percezioni. Le personalità presenti diventano visivamente plurime, trovando riferimenti concreti non solo a più caratteri e fisionomie ma anche a più culture e diverse tradizioni. Sono i loro occhi a rivelare un’ulteriore dimensione visiva, permettendo di osservare oltre. Grazie alla possibilità di guardare “attraverso”, lo spettatore stesso può potenzialmente tentare di fondere la propria figura con l’identità indefinita dell’oggetto, venendo pienamente coinvolto nell’opera grazie allo sguardo, nel suo gioco di travestimenti.
“Abiti” per le mani sono invece i guanti, protagonisti della serie Gloves. Non casualmente, allontanandosi per un attimo dall’immagine del viso come definizione del sé, Fliri sceglie questo elemento del vestiario come “costume” in grado di celare il gesto. Le mani, detentrici per eccellenza di una particolare capacità di plasmare e modificare ciò che ci circonda, diventano manifesto delle possibilità, delle variabili della propria e altrui persona che lo stesso fare va a influenzare.
Il racconto che nasce attorno a una individualità diventa così una sorta di atto teatrale, performativo, che trova piena espressione sintetica nella video istallazione che dona il titolo alla mostra: AniManiMism. Animazione, mano e anima trovano espressione nella messa in scena di una continua alterazione. L’infinità potenzialità del creare immagini, rappresentata da proiezioni di ombre, soggetti dell’opera, diventa specchio dell’illimitata variabilità identitaria dell’uomo.

La persona, nel pieno significato del termine, in cui si ritrova racchiuso lo stesso significato di “maschera”, diventa una possibilità aperta e suscettibile di mutazione: una trasformazione, in grado di fondere il corpo con l’altro e con il paesaggio, in un continuo rimando metaforico. Lo si osserva nella serie fotografica My Private Fog II, in cui un volto si mostra nella trasparenza di un luogo montano e innevato, che è paesaggio familiare dell’artista e sua espressione.
Così, nell’accompagnare per lo spazio espositivo lo spettatore, inconscio spesso della moltiformità del sé, l’artista gioca con questo interrogativo piranedelliano: “Cos’è l’io? Come esprimerlo?” mettendo alla prova anche il più sicuro dei caratteri.
Sara Cusaro
MICHAEL FLIRI
ANIMANIMISM
17 maggio – 28 luglio 2018
GALLERIA RAFFAELLA CORTESE – Via Stradella, 1-4 – Milano
www.galleriaraffaellacortese.com
Immagine di copertina: Michael Fliri, AniManiMism – Exhibition view, Galleria Raffaella Cortese, Milano, 2018 – Courtesy Galleria Raffaella Cortese, ph Lorenzo Palmieri