Maddalena Tesser: Armor e l’ambiguità della materia pittorica

Gentile lettrice o lettore, si è mai trovato di fronte a una realtà ambigua?
Provi a leggere la descrizione che segue; successivamente veda con gli occhi se il dipinto di Maddalena Tesser corrisponde a quanto da lei figurato.
Ciò che immagina razionalmente è ciò che sogna?

Una chioma rosa perlata domina la scena. Dal tronco, rami spogli si allungano verso l’esterno, animandosi di vita impropria nell’attesa di risvegliarsi dal lungo letargo.
Un uccello di Santa Maria si posa a un’estremità, dove impassibile al ritorno della bella stagione sembra emettere un lamento prolungato e stridulo, come se vivere gli fosse pesante. Il suo canto permette allo spettatore di connettersi a esso, ma la monotonia di quel suono sembra renderlo indistinguibile e incomprensibile al di fuori della dimensione pittorica.
Sta fermo, quasi fosse un soprammobile, nella posa iconica con cui si è reso riconoscibile nei libri di scuola a ciascuno di noi. Proprio la percezione dell’assenza di vitalità rende inevitabile domandarsi se il Martin Pescatore sia effettivamente animato o si tratti di uno di quegli animali impagliati;e se invece fosse bidimensionale anche nella realtà pittorica?
L’immobilità permea anche la libellula dalle ali angeliche adagiata sul ramo vicino, la cui mostruosa grandezza risveglia l’osservatore dall’ipnosi e gli fa riconoscere l’inganno.



La chioma rosa perlata, che domina la scena, è la folta capigliatura di una donna, di cui non è dato sapere l’età. La perfezione della pelle e la lucentezza del suo viso la fanno apparire come una statua di cera, di quelle presenti al Madame Tussauds, e ancora una volta sembra impossibile districare l’enigma, se il suo sia il corpo di una donna animata o la fantasia di un’immaginazione fervida. Seppur avvolti da un’aurea di perfezione, il volto e il corpo della giovane emanano un calore seducente verso chi le osserva, portando a chiedersi se quel soggetto dipinto possieda in realtà un’anima.
La capigliatura però, copre come un elmo i pensieri della donna, lasciando il dubbio sospeso e la realtà nascosta.
Sogno o son sveglio? Se son sveglio, è il mondo reale o un mondo metafisico?

Gipsy è una delle donne che abitano il mondo interiore di Maddalena Tesser, giovane artista diplomata in Pittura nel 2017 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
La realtà da lei creata sembra appartenere a una dimensione onirica, in cui ciò che si osserva è fittizio e caratterizzato dalla contraddittorietà, sebbene questa identificazione non esaurisca la complessità e la ricercatezza di ciò che dipinge. Se nell’era Pre-Internet il sogno rappresentava quanto di più irrazionale si potesse immaginare, oggi, attraverso una bacheca di Pinterest, è possibile connettere qualsiasi immagine del web si voglia, senza rilegare allo stato dormiente la possibilità di oltrepassare i limiti della razionalità. Non si rende più necessario, dunque, ricercare il dionisiaco nella sfera orfica, ma si può scegliere volutamente di porre in dialogo immagini apparentemente antitetiche tra loro.
Entrare nel mondo immaginato da Maddalena significa osservare un flusso di coscienza in continuo divenire che attraverso un linguaggio raffinato e dettagliato permette allo spettatore di conoscere i suoi pensieri, senza però fornire una chiave di lettura con cui capirne la logica. Si può tentare di comprendere il labiale di quel monologo interiore ma, come in un romanzo di Virginia Woolf, l’assenza di riferimenti temporali e l’unione spesso paradossale tra ricordi e pensieri, rendono invalicabile la soglia della sua mente.
Le donne che la animano schermano i propri pensieri con lunghe chiome, creando un’armatura a difesa di quella stanza tutta per sé in cui l’artista può rifugiarsi per dipingere e liberarsi dell’impulso apollineo.

Questo mondo interiore, descritto sapientemente dalla pittura di Maddalena, diviene protagonista di Armor, ultimo progetto espositivo in mostra fino al 18 maggio presso la galleria A plus A di Venezia.
Si tratta di una personale concepita a partire dai lavori realizzati dall’artista nell’ultimo periodo, caratterizzati da quattro mesi di intenso lavoro svolto all’interno degli spazi della galleria. Il piano superiore, adibito temporaneamente a studio, è diventato per l’occasione luogo di indagine e sperimentazione sul grande formato, portando alla creazione delle grandi tele con cui si apre la mostra.
Le opere selezionate, seppur finite in sé stesse sia nei colori sia nei soggetti, sono connesse reciprocamente tra loro e creano dialoghi che fuoriescono dai confini del quadro. I lavori si aprono allo spettatore pur continuando a mantenere una chiusura nella comunicazione con l’esterno, formando un’armatura in grado di celare l’anima profonda delle protagoniste e proteggerle. La scelta del titolo rimanda dunque all’impenetrabile corazza difensiva che custodisce quel “luogo di introspezione, rifugio appartato dove riporre il proprio equipaggiamento di stati d’animo e ricordi, a salvaguardia della nostra identità personale”.
Ancora una volta la poetica di Maddalena stupisce, e lo fa conferendo ai capelli il duplice compito di difendere e sedurre: spade, scudi, armature vengono sostituiti da folte capigliature, che in un’ottica completamente muliebre pervadono lo spazio e divengono segno di forza, bellezza e sensualità.



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La donna viene finalmente liberata dall’assoggettamento all’uomo, in un mondo utopico dove si indaga la condizione del sesso femminile, presente ma soprattutto futura.
Dal punto di vista della scelta curatoriale e allestitiva, la galleria ha deciso di posizionare i tre grandi formati al piano inferiore, al fine di far respirare lo spazio e facilitare al fruitore la lettura delle opere e l’individuazione dei molteplici dettagli. In questi lavori gli elementi sono inseriti nello spazio pittorico come in un collage, dove iconografie e codici pittorici si mescolano e creano significati differenti e inattesi, a seconda della sensibilità di ciascun individuo. Nella serie di piccoli formati, introdotti da Gipsy al piano inferiore, la dimensione pittorica è permeata da primi piani ravvicinati, in cui la varietà di elementi si riduce per permettere all’osservatore di focalizzare completamente l’attenzione sui volti e di creare con essi un rapporto di sincera intimità.
Il percorso espositivo è accompagnato dal testo critico di Antonio Grulli, che illustra abilmente i riferimenti e la ricerca condotta dall’artista, facilitando la comprensione dei lavori e l’individuazione della complessità di significati.
L’arte di Maddalena Tesser è infatti ricca di metafore e rimandi, che vengono tessuti in una ragnatela dalle capaci mani dell’artista; il suo dono di tessere è al pari a quello della filatrice Aracne, capace di far invidia agli dei e battere la leggendaria Atena.

Alessandra Abbate


Maddalena Tesser

Armor

A cura della galleria A plus A

07 aprile – 18 maggio 2021

Galleria A plus A – Calle Malipiero 3073 – Venezia

www.aplusa.it

Instagram: aplusagallery


Caption

Maddalena Tesser, Gipsy, 2021 – Olio su tela, 40x30cm – Courtesy A plus A Gallery

Maddalena Tesser, Arachne, 2020 – Olio su tela, 40x30cm – Courtesy A plus A Gallery

Maddalena Tesser, After Sander, 2020 – Olio su tela, 40x30cm – Courtesy A plus A Gallery

Maddalena Tesser, Sirene, 2021 – Olio su tela, 145x198cm – Courtesy A plus A Gallery