Fino al 28 febbraio è possibile visitare, presso la galleria L&B di Barcellona, la personale di Massimiliano Moro (Cittadella, 1986) intitolata Ida y vuelta e ida, letteralmente “Andata e ritorno e andata”.
La mostra è stata inaugurata durante il Festival Llum BCN: un grande evento che ha dinamizzato per un fine settimana le strade del quartiere Poblenou attraverso la luce, vista come medium creativo e dinamico, presentando lavori di designer, architetti e artisti di grande prestigio come Rafael Lozano-Hemmer y Daniel Canogar.
Le opere di Moro sono esili sculture dalle forme minimali dove fonti luminose, cromaticamente differenti, si uniscono a pezzi geometrici di metilmetacrilato che vengono mossi da ingranaggi meccanici lasciati a vista, creando giochi di riflessi e ombre.
La luce, sia artificiale sia naturale, si combina con il colore e il movimento, trasformando le vuote pareti della piccola galleria in uno spazio dove l’armonia e la calma diventano protagoniste.
La contemplazione delle sculture è un perpetuo andirivieni che ha bisogno di uno speciale tempo per essere compreso; quello che probabilmente Gillo Dorfles definirebbe come diastema1. Un’osservazione lenta, capace di aspettare in silenzio per scoprire il dettaglio, rieducando lo sguardo a muoversi nella semi oscurità e il corpo a ridisegnare lo spazio con la sua ombra.
La stessa curatrice Laura Olea López afferma che “Uno sguardo coinvolto si manifesta su tutto il corpo: giunto il momento in cui l’occhio non può più vedere l’intrigante dettaglio, il piede è costretto ad avanzare e, inaspettatamente, si interviene nell’installazione. Qualsiasi presenza ri-configura lo spazio e la luce che lo plasma, creando una nuova mostra ad ogni visita”.
I lavori di Moro ricordano le sperimentazioni del suo conterraneo Alberto Biasi che, negli anni sessanta e settanta, con i suoi ambienti percettivamente anomali, cinetici, luminosi e ludici, capovolgeva il ruolo del pubblico, da semplice osservatore ad attore dell’opera. Anche in questo caso, le luci strategicamente posizionate permettano al visitatore di entrare nell’opera e scoprire come la sua sagoma proiettata possa temporalmente farne parte.
Parafrasando Rudolf Arnheim potremmo dire che, nonostante la luce sia uno degli fenomeni fisici più importanti per l’esperienza e la percezione umana, non le diamo la stessa importanza che rivolgiamo agli oggetti e alle loro azioni. Gli stessi artisti, per secoli, “si sono interessati più alle creature della luce che alla luce stessa”2.
Solo dal 1949, grazie al genio di Lucio Fontana, iniziammo a vedere la luce non solo come fenomeno ma anche come materia. Settant’anni fa, presso la Galleria del Naviglio a Milano, l’artista argentino presentava il suo primo Ambiente spaziale a luce nera, un’opera (successivamente distrutta) che lui stesso definiva “né pittura né scultura, forma luminosa nello spazio – libertà emotiva dello spettatore”.3
Come per i lavori di Fontana, gli interventi di Massimiliano Moro trasformano gli spazi da ospiti delle opere e delle azioni in parte stessa delle esecuzioni, luoghi dove accogliere i diversi stati emotivi del visitatore.
L’immaterialità del medium scelto dall’artista, sconfigurato da qualsiasi traccia figurativa o simbolica, diventa la materia perfetta per instaurare una riflessione sul tempo e sull’esperienza stessa, con libertà di interazione e di interpretazione.
Ida y vuelta e ida è una mostra che non nasconde i suoi meccanismi e che si dona al continuo cambiamento: le installazioni interagiscono direttamente con la luce esterna, diurna e notturna, dando all’osservatore una nuova esperienza a ogni ora.
Marco Tondello
1) G. Dorfles, L’intervallo Perduto, Skira, 2012.
2) R. Arnheim, Arte e percezione visiva, 201, pp. 247.
3) P. Camiglio, Lucio Fontana. Lettere 1919-1968, Skia, Milano, 1999, pp 217-218.
Massimiliano Moro
Ida y vuelta e ida
a cura di Laura Olea López
15 febbrao – 28 febbraio 2019
L&B gallery – Carrer d’Àlaba, 58 – Barcelona
Instagram: massimiliano.moro
Caption
Ida y vuelta e ida – Exhibition view – Courtesy L&B gallery