L’Orbita di Omuamua

Allo stato attuale Oumuamua è un asteroide di dubbia provenienza e direzione incerta, un corpo celeste con un’orbita propria. Un mondo che viene da fuori, l’accadimento non prevedibile degli eventi che ancora non sappiamo dove sarà capace di condurci. L’incognita è la sua nozione di base, il suo dilemma, la sua missione interstellare guidata da chi sa quali forze, nonostante tutto, riescono a districare, o intricare nuovamente, la certezza del sapere. A sua volta, la semplificazione nominale tradotta in Omuamua dagli artisti Emanuele Resce e Luca Pozzi, se da un lato si divincola dalla nettezza del vocabolo astronomico, noto anche come 2017 U1, di fatto considera il lavoro dell’arte e l’opera che ne deriva secondo il tema, per nulla secondario, dell’orientamento.

Omuamua nasce come luogo, come spazio di lavoro e ambiente espositivo nel marzo del 2019 in zona Porta Romana, dopo l’incontro non premeditato dei due fondatori durante un gruppo di meditazione buddista. Ed è qui il paradosso, poiché, indipendentemente da come lo si voglia leggere, al tempo della sua nascita il lavoro dell’arte, grande o piccolo che sia, rimane semplicemente un mistero; l’intuizione che si radica nel contesto di una situazione particolare (un dato, un rapporto, un’idea) quand’anche dovesse acquisire il riverbero di un’esperienza universale. Partendo con poco o nascendo da poco.

Ci siamo incontrati così; le cose poi sono evolute. Abbiamo preso un primo studio a Crocetta, dove abbiamo fatto varie mostre, ma senza un nome specifico. Un luogo più piccolo, più raccolto, con poche persone. Dopo qualche tempo lo spazio era diventato stretto e, per casualità assurde, è arrivata la possibilità di entrare in un ambiente di 350 m2, l’ex deposito di una cartiera, in un momento in cui desideravamo coinvolgere più persone. Immaginavamo un luogo che potesse fare evolvere ciò che avevamo già iniziato a sperimentare. Siamo entrati con l’obbiettivo di condividere lo spazio con altri artisti e artiste che ancora non conoscevamo, per poi vedere cosa sarebbe successo. Era l’inizio del 2019. Abbiamo fatto la prima mostra durante il MIArt di quell’anno (Alberto Tadiello, Flanger), la mostra inaugurale con la quale aprivamo lo spazio al pubblico. Volevamo ospitare, non solo autopromuovere, la ricerca di chi abitava lo spazio. Abbiamo atteso e aspettato che le cose si allineassero; che emergessero delle piccole occasioni, di seguito abbiamo messo sul tavolo. In piena pandemia c’è stata la partecipazione a Walkinstudio con la mostra Darkhawaii. Una polarità basata su un Dark-Oscuro e la voglia di evasione tropicale. Le Hawaii rimandavano a Omuamua, al nome dell’asteroide scoperto proprio in quei luoghi dal telescopio Pan-STARRS1. Uno sdoppiamento narrativo che ti porta lontano. Le Hawaii, certo, e l’asteroide che ti porta ancora più in là. In quel momento abbiamo riconosciuto che nonostante le nostre ricerche fossero totalmente diverse l’una dall’altra, il clima di chi attraversava lo spazio era un tutt’uno. Un’esperienza entro la stessa dimensione. Nonostante le diversità, abbiamo riconosciuto una sorta di orbita che esisteva senza che nessuno l’avesse prevista o predisposta.

L’accostarsi alla presenza dei due fondatori di Gianluca Arienti, Bepart, Mirko Canesi, Emanuele Caprioli, Lorenzo D’Alba, Valentina Maggi Summo, Bianca Millan, Camilla Rocchi, Matilde Sambo e Alessandro Simonini, getta una nuova e sempre personificata attitudine a quello che è il luogo. Lo spazio semplice, il contesto ideale di un agio dovuto non alla riconoscenza, ma alla possibilità di un interesse sempre diversificato rispetto alle impronte formali di ciascuno. Fare e diventare memoria di un trascorso e di un tracciato; dell’orbita descritta da un corpo in movimento nello spazio e dal suo moto attorno all’agire dell’altro, in quanto fattore non calcolabile che interviene nella storia.

Omuamua è un campo di azione che subisce delle influenze. In realtà quello che fai mentre agisci in una direzione linguistica, estetica, nella prospettiva immaginativa del tuo lavoro, lo fai a contatto con altre persone. Questo in maniera subliminale condiziona il lavoro altrui. Condividendo lo stesso spazio, osservando le cose con la coda dell’occhio, sentendoci parlare al telefono a vicenda, trovandoci e parlando volontariamente di quello che stiamo facendo, le cose si sintonizzano. Non significa che si uniformano, ma che ci si concentra su dei punti di attenzione, che indicano una direzione e riflettono un interesse. Vedere quello che fanno gli altri produce un’attitudine che è un’apertura a quello che fa l’altra persona. L’attitudine di per sé è una sensibilità ad accorgersi, a vedere come si evolve la ricerca di ciascuno e metterla sul tavolo. Non è un’attitudine “egoriferita”, introspettiva, nel senso che guarda solo a quello che stai facendo. È uno sguardo un po’ strabico; guardi qui e guardi là, e mentre guardi là succede altro da un’altra parte. Questo crea un gioco di rimbalzi e di specchi che poi ritorna e trasforma il lavoro.



fu 1.DarkHawaii exhibition view - Camilla Rocchi, mathamorphic organisms - Room version,2020.Certainly amics, tv, mirrors, iron spheres, sound, variable dimensions
fu 2.DarkHawaii exhibition view - Emanuele Resce, Totally Other, 2020. Iron, concrete, bons, variable dimensions
fu 3. DarkHawaii exhibition view - Mirko Canesi, Rocaille, 2019, laser cut wood, synthetic crate, pigments. 320x210x36 (detail)
fu 4. DarkHawaii exhibition view - valentina maggi summo, Landscape of Paradox, 2014, audio installation, video projection, 7_39_ loop omuamua
fu 5. DarkHawaii exibition view - Alessandro Simonini, Studio per Atalanta Fugiens,2020. Xilographic print from plexiglas matrix lasered on Hahnemühle 300g paper, UV ink, 14,8x 21 cm
fu 6. DarkHawaii exibition view - Alessandro Simonini, Studio per Atalanta Fugiens,2020. Xilographic print from plexiglas matrix lasered on Hahnemühle 300g paper, UV ink, 14,8x 21 cm(1)
fu 7. Portal 1I2021 U1 Exhibit
fu 8. Portal 1l2021 Exhibition view - Matilde Sambo, Cantus ab aestu 2018 - in corso, microfusione in bronzo giallo, supporto in ferro
fu 9. Portal 1l2021 U1 - Bianca Millan, 5097600 secondi, 2021 - filo di ottone e filo blu
fu 10. Portal 1l2021 U1 -Gianluca Arienti- Contenuti extra 2018, stampa su carta artigianale
fu 11. Portal 1l2021 U1 -Luca Pozzi- Arkanian Shenron, 2020, video loop da sito internet su green screen
fu 12. Portal 1l2021 U1 Exhibition view Lorenz
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È certo, quindi, che lo studio dell’opera presupponga, di per sé, un atto del pensiero. Nel sospetto che ogni studio nel suo particolare abbia in qualche modo a che fare con ciò che accade nell’osservatore. Possiamo pertanto credere che il lavoro dell’altro, il suo agire, ci riguarda? Che, in qualche modo, l’orientamento dell’opera dipenda da ciò che Aby Warburg chiamava “corrispondenza armonica”, e dal sistema di relazioni in cui ognuno si trova inserito?

Osservando non vai a emulare, ognuno può capire quella che è la propria potenzialità, e allora vai nella tua direzione e ti prendi il tuo spazio. È un’unità campione entro la quale ognuno dà un contributo diverso. È qualcosa che avviene in modo spontaneo. Se crei un’interazione tra più individualità, è inevitabile che poi queste interazioni producano qualcosa. È un dato di fatto che va a interagire con le timeline di ciascuno, con tutte le variabili del caos che ne conseguono. Queste variabili caotiche generano qualcosa. Il punto è capire il seme della ricerca da quelli che poi sono i limiti temporali, di personalità. “Falla tua!”, “Portala avanti!”. Le persone, come si muovono, in quello che fanno, quando sono sincere, portano sempre nel palmo della loro mano quel seme. Tu devi stare vigile e attento per capire qual è quel seme che custodiscono nella mano. È quella la parte preziosa, perché, nel migliore dei casi, si riflette in ogni cosa che la persona fa.

L’inizio con le sue dinamiche confuse, i tentativi incerti, a volte irrisolti, non è forse la condizione più bella? La condizione necessaria per un ripensamento dell’estetica vigente, per vedere oltre, nell’interesse di un viaggio che ha come destinazione una direzione incognita, una non-direzione. Poiché la storia di ognuno non viaggia in linea retta, si muove e si perde sulla via del proprio “senso”, il proprio “verso”.

Oggi, in molte occasioni, è presente una sorta di manierismo, una modalità di avvicinamento a un’idea estetica di un certo livello che poi rimane lì, non porta idee nuove, non viene messa in discussione. Sembra quasi che a volte l’unico modo di andare avanti sia aggrapparsi a un modello. Anche con una bella ceramica a tema organico si può correre il rischio di crogiolarsi nel saper fare quella cosa, nel riuscire a creare quell’oggetto. Poi, però, crei tridimensionalmente qualcosa che in natura esiste. Qualcosa che è microscopico, la maestosità della natura di cui non abbiamo consapevolezza. Ci vuole qualcosa in più.

Quello che arriva agli altri è l’obbiettivo finale. Ciò che è importante è il viaggio che ci conduce a quell’obiettivo. Ho un’idea che va in quella direzione, ma quella direzione può essere stravolta dall’inizio alla fine. È sempre una trasformazione e la cosa più gratificante è il viaggio che si compie per andare verso il risultato finale. Se tu hai fiducia in quello che stai facendo, anche se nessuno lo segue, allora sicuramente sei nel giusto. È il banco di prova. La qualità del lavoro significa saper guardare e devi prenderti del tempo per farlo.

È necessario il tempo?

I tempi del lavoro, i ritmi di vita sono diversi per ciascuno. Puoi non essere in studio, ma continuare a lavorare. Altri sono li tutti i giorni. La differenza di ritmi e di approcci crea un’entità di tempi diversi.
Il concetto di tempo nell’arte si elide completamente. Diventa in realtà non-tempo, eternità o tempi differenti. Omuamua si pone in una direzione senza dimensione, guarda a una dimensione che alla fine non ha tempo. L’oggi è quanto di più temporizzato, purtroppo, ma l’arte non ha nulla a che fare con il tempo. Del tempo vediamo solo gli effetti. Se prendi cento metronomi e li fai andare a ritmi differenti, ad un certo punto andranno tutti insieme, si crea una sincronia. L’universo ha un movimento, il tempo forse non abbiamo ancora capito che cos’è, è una nozione totalmente umana.
L’asteroide che ognuno di noi è, deve, per forza di cose, attraversare il tempo, il proprio tempo, costantemente, quotidianamente. Il problema non è arrivare da qualche parte.

A cura di Luca Maffeo


Instagram: omuamua_


Caption

DarkHawaii exhibition view – Camilla Rocchi, Mathamorphic organisms – Room version, 2020 – certainly amics, tv, mirrors, iron spheres, sound, variable dimensions – Courtesy l’artista & Omuamua.

DarkHawaii exhibition view – Emanuele Resce, Totally Other, 2020 – iron, concrete, bons, variable dimensions – Courtesy l’artista & Omuamua.

DarkHawaii exhibition view – Mirko Canesi, Rocaille, 2019 – laser cut wood, synthetic crate, pigments. 320x210x36 (detail) – Courtesy l’artista & Omuamua.

DarkHawaii exhibition view – Valentina Maggi Summo, Landscape of Paradox, 2014 – audio installation, video projection, 7′,39″ loop omuamua – Courtesy l’artista & Omuamua.

DarkHawaii exhibition view – Alessandro Simonini, Studio per Atalanta Fugiens, 2020 – xilographic print from plexiglas matrix lasered on Hahnemühle 300g paper, UV ink, 14,8x 21cm – Courtesy l’artista & Omuamua.

DarkHawaii exhibition view – Alessandro Simonini, Studio per Atalanta Fugiens, 2020 – xilographic print from plexiglas matrix lasered on Hahnemühle 300g paper, UV ink,14,8x 21cm(1) – Courtesy l’artista & Omuamua.

Portal 1I2021 U1 exhibition view – Emanuele Caprioli, Filter, 2021 – filtro prismatico multi-image 6P,67 mm – Emanuele Resce, Totally Other1, 2020 – 38x18x18 cm, pietra, acciaio, plastica, agenti chimici – Courtesy l’artista & Omuamua.

Portal 1I2021 U1 exhibition view – Matilde Sambo, Cantus ab aestu, 2018-in corso – microfusione in bronzo giallo, supporto in ferro – Courtesy l’artista & Omuamua.

Portal 1l2021 U1 – Bianca Millan, 5097600 secondi, 2021 – filo di ottone e filo blu – Courtesy l’artista & Omuamua.

Portal 1l2021 U1 – Gianluca Arienti, Contenuti extra, 2018 – stampa su carta artigianale – Courtesy l’artista & Omuamua.

Portal 1l2021 U1 – Luca Pozzi, Arkanian Shenron, 2020 – video loop da sito internet su green screen – Courtesy l’artista & Omuamua.

Portal 1l2021 U1 exhibition view – Lorenzo D’Alba, Tapion, 2019 – papier-maché – Luca Pozzi, Red String on withe interaction, 2015 – anolized aluminium, ping pong balls, neodymium magnets. 40x20x13 cm – Courtesy l’artista & Omuamua.