Qualcuno, da qualche parte è la bipersonale di Paolo de Biasi e Giuliano Sale a cura di Ivan Quaroni, che ha recentemente inaugurato presso la galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea (Milano), con la parallela partecipazione di Dario Maglionico nel Little Circus in Everything at once. Fino al 31 marzo la galleria ospita le presenze e assenze di tre artisti le cui atmosfere si completano vicendevolmente, nonostante ognuno riesca a mantenere la propria individualità e riconoscibilità. Le opere di Paolo de Biasi (Feltre, 1966), ad esempio, sono ponti tra il nostro presente e un passato lontano, che porta il pensiero alle prospettive abitabili del primo Rinascimento: guardare un quadro di De Biasi rimanda indietro a Domenico Veneziano e alle celle dei frati di San Marco a Firenze. Gli spazi sembrano vuoti solo in apparenza, dopo una prima occhiata si intuisce subito la metafisica presenza di qualcuno nascosto e inafferrabile: sotto quell’aureola mezzaluna, sopra la poltrona verde da giardino, o sopra un teatrino opaco su cui potrebbe andare in scena un’Annunciazione, da un momento all’altro. La temporalità indovinata a un primo colpo d’occhio lascia spazio a un istante sospeso, avulso da riferimenti misurabili, perdendosi in una percezione metafisica.

A confronto, le opere di Giuliano Sale (Cagliari, 1977) sono spazi brulicanti movimento e allegria irrequieta: entusiasmo sfuggente che rimane impresso sulla tela quanto basta a suggerire la caoticità dei protagonisti stessi. Sembrano anime provenienti da una Nuova Oggettività contemporanea, fatta del tempo che lasciamo scorrere tra le dita, che ci fa stare sospesi a metà tra questa stanza e la nostra mente. Nei ritratti di Sale si trovano tutti gli elementi caricaturali di una società liquida e instabile, anche se a dire il vero non sembra importare. Non vi è politica nelle sue opere, che sono semplice specchio di ciò che l’artista vede e prova. Se De Biasi attinge dal Rinascimento, Sale “ruba” a mani basse dall’Otto e Novecento, scomodando bagnanti e demoiselles picassiane, delle quali possiamo intuire le pose e immaginare, senza troppi problemi, le carni. La pittura di Sale suggerisce ma non dice, è metodica ma mai puntigliosa, e non stucca, non annoia mai, perché immerge i suoi quadri in una festa inaspettata che è piena di caciara da bordello, divertente da morire.

Nel Little Circus, si trovano le tele di Dario Maglionico (Napoli, 1986), ne avevamo già parlato qui, artista che sembra essere la via di mezzo perfetta tra i pittori con cui divide lo spazio della galleria. I suoi lavori sono infatti la conferma e negazione di De Biasi e Sale: in essi si trova una riflessione sul tempo e sullo spazio, e sulla loro molteplicità sensibile, sempre contraddetta dalle leggi fisiche e oggettive. Eppure siamo noi, presenti con la nostra natura e le nostre abitudini, a mutare ciò che abbiamo intorno, per questo Maglionico rappresenta solo interni e una sola persona alla volta – a parte rari casi –, realizzando ritratti psicologici in cui l’essere umano è lo spazio che vive, e viceversa. Le opere presentate da Colombo sono tutte molto recenti, e introducono una nitidezza nuova nello stile pittorico e nell’uso del colore. Tra contrasti forti e presenze fugaci, si entra in un mondo nel quale, sempre di più, si affacciano lenti di macchine fotografiche e schermi di computer o cellulari che stanno lì, a suggerire un’ulteriore forma di interiorità.
Claudia Contu
PAOLO DE BIASI – GIULIANO SALE + DARIO MAGLIONICO
QUALCUNO, DA QUALCHE PARTE + EVERYTHING AT ONCE
16 febbraio – 31 marzo 2017
ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA – Via Solferino, 44 – Milano
Immagine di copertina: Qualcuno, da qualche parte – exhibition view – courtesy Antonio Colombo Arte Contemporanea