A Prato, in Piazza Macelli 10, una vecchia e fredda fabbrica abbandonata ospita La Torre di Babele, mostra collettiva curata da Pietro Gaglianò, in occasione della riapertura del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci (avvenuta il 16 ottobre). Non è quindi un caso la scelta del nome La Torre di Babele che affianca la grande mostra di apertura del Pecci La fine del mondo. Un titolo impegnativo e denso di significato che, come spiega il curatore, suggerisce l’idea di sfida, di superamento del limite, verso la ricerca di quella visione che muove la volontà umana nella vicenda biblica. A far da sfondo all’esposizione una location inedita, l’ex lanificio Lucchesi, che eccezionalmente apre i battenti una seconda volta dopo la mostra TAI (Tuscan Art Industry) del 2015. Uno spazio spoglio e in disuso, decisamente underground e alternative, dunque congeniale sì a ospitare eventi artistici ma forse non così adatto per ospitare una mostra che dovrebbe valorizzare e promuovere l’eccellenza contemporanea in Toscana.
L’idea della mostra viene dal direttore del Centro Pecci Fabio Cavallucci, che ha voluto in questo modo raccontare la geografia dell’arte contemporanea toscana, attraverso quelle gallerie private che insieme definiscono un panorama ampio d’identità e prospettive differenti.

Il progetto mette in luce come il sistema del contemporaneo in Toscana sia da sempre sostenuto (e ora più che mai) dal sodalizio tra il pubblico e il privato, rappresentato tanto dai galleristi quanto dai collezionisti, settori legati tra loro e al territorio non solo da esigenze di mercato ma principalmente da fattori culturali e identitari.
All’appello hanno risposto ventitré gallerie, ciascuna rappresentata dall’autore più significativo e tutte aderenti all’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea (ANGAMC). Le opere in mostra, per lo più installazioni e dipinti, realizzate in stili molto diversi tra loro, sono state in alcuni casi create o rielaborate ad hoc per l’occasione. Al fianco dei grandi maestri nazionali e stranieri del Novecento, vi sono artisti sperimentali di più recente generazione, per lo più italiani, già affermati e riconosciuti nel panorama dell’arte. La scelta delle opere non è stata né casuale né imposta, bensì frutto del dialogo tra le gallerie, gli artisti e il curatore. Il dialogo e la collaborazione sono stati, infatti, i principi su cui è stato fondato il progetto e l’obiettivo pare esser stato per buona parte raggiunto. In quanto ad accessibilità la mostra è molto libera: non esiste infatti un iter prestabilito e il pubblico può decidere quale percorso intraprendere, senza dover necessariamente rispettare direzioni o un ordine preciso.

Al termine del percorso l’interrogativo che sorge spontaneo è: a conti fatti, cosa mi dice questa esposizione? Il messaggio non è così immediato per il visitatore, ma in suo soccorso arriva la risposta del curatore che, in una recente intervista, ha spiegato che il tema centrale della mostra è quello della “complessità del linguaggio che si affianca a quel senso di superamento del limite che ogni artista cerca di raggiungere con il proprio lavoro”. Si può quindi concludere che le opere in mostra si riferiscono tutte a questo senso del limite – morale, intellettuale o fisico – che si riscontra tanto nella vita quanto nella pratica artistica e allo sforzo supremo che l’uomo/artista compie per superarlo. Tra le opere esposte quelle che, sicuramente, rendono perfettamente questo messaggio sono L’Ottava Fatica di Matteo Basilè, La Musica è bella /anni Novanta di Giuseppe Chiari, Greenhouse project #02 di Michele Guido e Eros di Vittorio Corsini.
Artisti in mostra: Matteo Basilé, Manfredi Beninati, Renata Boero, Luigi Carboni, Francesco Carone, Bruno Ceccobelli, Giuseppe Chiari, Matteo Ciardini, Carlo Colli, Fabrizio Corneli, Vittorio Corsini, Marta Dell’Angelo, Aron Demetz, Piero Gilardi, Zoè Gruni, Michele Guido, Paolo Icaro, Paolo Leonardo, Giuseppe Maraniello, Paolo Masi, Hermann Nitsch, Luigi Ontani, Arcangelo Sassolino
Valentina Piuma
LA TORRE DI BABELE
A cura di Pietro Gaglianò
13 ottobre – 6 novembre 2016
EX FABBRICA LUCCHESI – Piazza dei Macelli, 10 – Prato
Martedì – domenica 11:00 – 19:00
Nei giorni 16 e 17 ottobre la mostra rimarrà aperta fino alle ore 23:00
Immagine di copertina: Michele Guido, Greenhouse Project #02 – stampa diretta su blacklight, gesso, ferro, 350 x720x450 cm, 2011 – courtesy Ex Fabbrica Lucchesi