Gli Anni Zero sono tempi da implosione calda. Le grandi storie sono state date per morte, restano solo grandi racconti. Ma il racconto non è altro che una vicenda reale con un pizzico di amore in più, il ricordo di piccole avventure personali in bilico fra realtà e sentimenti, narrazione di come le vicende potevano andare se. Il racconto, la letteratura stessa, nasce e rinasce dal mito e proprio da una festa giapponese carica di personaggi leggendari prende il titolo la mostra ideata e realizzata dai componenti di /77 presso gli spazi di Sonnantube a Lugano.
Per loro stessa ammissione, i percorsi artisitici di Nicole Colombo, Giulia Ratti, Luca Loreti e Alessandro Moroni avevano poco in comune prima della nascita, a Milano nel 2015, del loro artist-run-project. Condividendo la realizzazione di momenti espositivi e la quotidiana produzione di opere d’arte si è giunti a una profonda affinità che, attraverso una serie di coincidenze, ha condotto all’esposizione Kodomo No Hi.

Al centro della festa che celebra la felicità dei bambini due figure gioiose e colorate, la Carpa Koi, che risalendo la corrente si trasforma in drago e Kintaro, un samurai che fin da bambino era dotato di una forza sovrumana. Figure trasversali che si sono diffuse anche in occidente, diventando conosciutissimi protagonisti di cartoni animati e fumetti. Partendo dall’approfondita e illuminante analisi realizzata da Fabriano Fabbri attraverso il libro Lo zen e il manga. L’arte contemporanea giapponese, possiamo ritrovare, nelle opere esposte in Svizzera, quelle caratteristiche comuni che ben caratterizzano la produzione estetica dei nostri giorni e che in terra d’oriente hanno trovato il terreno più fertile. Materiali dai colori gommosi e caramellosi si muovono fra le opere con un fare che fugge ogni occidentalissima e meccanomorfica idea prospettica per tuffarsi in un mondo flat, che può ben ritrovare il suo omologo tecnologico nei tanti schermi piatti, anzi piattissimi. Superfici nere che si fanno luccicanti e poi animate, lucide e tattili. Forte è la componente ludica nelle realizzazioni degli artisti in mostra, creazioni belle da vedere ma anche da toccare. I significati, dalla semplice e legittima idea gioiosa, corrono sulla cresta dell’onda della nostra cultura “nascondendo” sotto di sè idee profonde, chiavi di lettura che regalano e celano emozioni diverse per diversi fruitori. Viviamo in un’era globale dalle mille culture, l’arte è per tutti ma non per tutti uguale. Non arte leggera, ma arte che vive perfettamente nel proprio tempo.
Nell’opera di Alessandro Moroni Hope/Failure, i celebri grafici di andamento, visti mille volte sui preoccupati schermi della finanza, si fanno eleganti e amichevoli onde color pastello. In Untitled (Sculpture) di Luca Loreti la scultura di nudo si trasforma in colorata sagoma da vestire, sembra aspettare quei piccoli abiti in cartone, provvisti di linguette bianche, che i bambini ritagliano dai libri-giocatto. La pietra è riservata alla sola base e una scritta a bomboletta rossa sul muro dice sarcastica OLD SCHOOL. Un sudario digitale è quello proposto da Giulia Ratti attraverso l’opera Something about it. Lo scheletro rappresentato pare non avere nulla di umano, vive in un acquoso mondo alieno da videogioco, libero da ogni tipo di minaccia post – umana. Sempre da un mondo umido sembrano fuoriuscire le piccole mani tremolanti, o forse scie di un oggetto passato che non possiamo più vedere, che compongono Untitled di Nicole Colombo.

Colorata e ambiguamente gioiosa, espressione del nostro tempo, la mostra utilizza un linguaggio comune alla più interessante arte contemporanea sul piano internazionale per creare una festa in uno spazio non tradizionale, in un efficace dialogo fra artisti e nuove modalità espositive. Nell’era di questa mal riuscita globalizzazione, esiste ancora uno stile che dilaga in tutto il mondo, adattandosi e ibridandosi con le culture che incontra. Uno stile formatosi fra fumetti e cartoni animati, in una fruizione spesso solitaria o da “piccole comunità”, che rispecchia oggi una profonda necessità di microemozioni, di relazioni calde e di una felicità pura e semplice, da giocattolo di plastica a cui regalare un nome e dei sentimenti.
Marco Roberto Marelli
NICOLE COLOMBO – GIULIA RATTI – LUCA LORETI – ALESSANDRO MORONI
KODOMO NO HI
a cura di /77
05 maggio – 03 giugno 2017
SONNENSTUBE – via Luigi Canonica, 12 – Lugano (CH)
Immagine di copertina: Alessandro Moroni – Hope/Failure, 2017 – altezza 2m / larghezza variabile, Spray su OSB, cerniere in acciaio – courtesy /77