Josh Tonsfeldt conquista Milano con una mostra per i sensi e per la mente che ci immerge in un mondo mediato della percezione, dove la celebre frase “non esistono fatti ma solo interpretazioni” si fa nuovamente attuale, ampliando il suo significato in questa nostra epoca ormai 2.0.
I freschi spazi milanesi di Raucci/Santamaria Studio Project ospiteranno infatti, fino al 30 dicembre, una selezionatissima serie di opere che nascono dalla volontà di riflettere su gli effetti che la continua mediazione di schermi produce sulla nostra vita quotidiana. Sono gli estremi che, nel loro gioco dialettico, divengono il filo portante della nostra percezione e della ricerca estetica dell’artista statunitense. Nelle sale di via Francesco Redi il dialogo fra opposti viene introdotto attraverso un’idea tanto sottile e delicata quanto efficace.

Da una parte della galleria una Baby Shusher, una piccola macchina che simula suoni rassicuranti utili a indurre il sonno nei bambini, dall’altra un’istallazione che ricorda l’ipnotico e tattile bombardamento di luci prodotti dall’apparecchio televisivo, sovra stimolazione sensoriale che inibisce la produzione di melatoninia favorendo così lo stato di veglia e rendendo più difficile il prendere sonno. Poi, sulle pareti, il processo fotografico si pone al centro di questo discordo per opposti. Soggetti molteplici, in alcuni casi estremamente personali, vengono riprodotti attraverso la stampa a inchiostro su una particolare miscela di gesso generalmente utilizzata in scultura. Le scene rappresentate in maniera soffice, sfocata, si fanno evanescenti e fragili in un loro essere materico che sembra quasi sul punto di sbriciolarsi ricordandoci come sia fragile la realtà che percepiamo, soprattutto quando è mediata dal filtro delle emozioni, dalle più violente fino a quelle più intime e care.
La ricerca sulla mediazione si fa palese in altri lavori esposti dove, al supporto in gesso, viene sovrapposto uno schermo polimaterico e dei piccoli oggetti, a volte di natura tecnologica. Di più forte impatto visivo, questi congegni, mai statici, meglio evidenziano un’altra idea portante della mostra, un pensiero che mette in luce come, in questa nostra epoca, esista quasi una lotta fra una parte futuristica, che grazie al silicio promette il soddisfacimento di voglie infinite, e un sentire più intimo e caldo che porta tutti noi a desiderare cose più semplici che creano legami più autentici e condivisi.

Lo schermo presente in queste ultime realizzazioni, strumento pienamente inserito nel mondo delle macchine, da medium deputato alla rappresentazione si fa mezzo lenticolare che trasforma l’immagine e le rende cangiante e tridimensionale a seconda della posizione dello spettatore o dello stato di funzionamento dello “strumento elettronico” che influenza lo schermo.
Josh Tonsfeldt è nato nel 1979 a Independence, nel Missouri, e oggi vive e lavora a Brooklyn, New York. Come molti degli operatori estetici della sua generazione ha il compito di traghettare il nostro universo fra due sfere culturali, passando dal mondo Post-concettuale degli anni Novanta a quello del caldo universo Post-mediale di questi nostri lunghissimi Anni Zero. Nelle sue opere, che vanno dall’installazione alla produzioni di stampe e video, Josh Tonsfeldt esplora, attraverso l’utilizzo di svariati medium, piccole e grandi narrazioni collettive e le memorie personali nel loro svilupparsi in un continuo gioco di doppi dove la realtà non sta neppure nel mezzo ma nel cuore e nel cervello di chi osserva e ama.
Marco Roberto Marelli
JOSH TONSFELDT
JOSH TONSFELDT
26 novembre – 30 dicembre 2016
RAUCCI/SANTAMARIA STUDIO PROJECT – Via Francesco Redi, 23 – Milano
Immagine di copertina: Exhibition view – courtesy Raucci/Santamaria gallery, ph. Alessio Anastasi