Intimacy and Vulnerability: critica e guarigione in Armin Boehm

La personale di Armin Boehm da Francesca Minini inizia con un banchetto dal titolo: The Brain Manipulation Conference. Un ritrovo conviviale che raccoglie attorno a un tavolo persone pronte a condividere un momento di divertimento e piacevole chiacchierata nella sacralità del gesto. A ben osservare però, l’atmosfera si fa straniante “arriva uno schiavo con uno scheletro d’argento, articolato in modo che le sue giunture e vertebre erano disnodate e flessibili in ogni senso” sembra dire la tela, ricordando quel luogo satirico del banchetto di Trimalcione, ospite assente. A fare le veci del personaggio di Petronio, ad accogliere la danza macabra di marionette meccaniche, sono invece figure bifronti dai tratti famigliari: Donald Trump, Hillary Clinton, Vladimir Putin e Bashar al-Assad.

Così l’invocazione alla caducità della vita, alla miseria umana di un destino rivolto alla distruzione comincia in un vociare di colori accesi, frammenti e sovrapposizioni nelle opere dell’artista di Aachen, classe 1972. 

Intimacy e Vulnerability, questo il titolo della mostra, indaga la fragilità, tutta umana, che dal singolo individuo si riversa nell’intero corpo sociale.

Armin Boehm
The Brain Manipulation Conference (war version), 2017 – oil and fabric on canvas, 200 x 170 cm – courtesy l’artista e  Francesca Minini

Il criticismo e lo scetticismo, espressamente ironizzati dalla scelta di ambientazioni improbabili e surreali, sono esibiti in modo esplicito, senza astrazioni, in una figurazione cruda che vede personaggi storici e conosciuti intenti in azioni improbabili e disordinate. Protagonisti presi di mira, sono i signori della politica attuale, che si trovano a manipolare cervelli umani in un ambiente dalle sembianze animate in stile “Futurama”.

Collocandosi nel mezzo di una polemica attiva nei confronti di una società che sembra oggi essere dominata dalle fake news che popolano le pagine social, Armin Boehm riprende il filone di quel espressionismo nato durante il periodo storico della repubblica di Weimar.

Come negli anni venti, quando a nascondersi tra le pennellate ruvide e sferzanti erano le avvisaglie di una catastrofe mondiale come sarebbe stata la seconda guerra mondiale, a celarsi dietro i tratti materici di Borhm troviamo i conflitti e le minacce dei nostri giorni, manipolate e decise in un’atmosfera ironica da sala da gioco, dove i leader mondiali sembrano divertisti attorno a un planisfero da Risiko.

Questa influenza storica viene superata attraverso una rielaborazione personale delle attuali paure collettive. L’artista, oggi attivo a Berlino, crea composizioni elaborate dal taglio surrealista e onirico che mettono a nudo la fragilità intima dell’animo sensibile, attaccabile con facilità e vulnerabile.

Armin Boehm
Armin Boehm – Intimacy and Vulnerability, 2017 – exhibition view – courtesy l’artista e Francesca Minini

Nelle tele affollate, i corpi e i volti accalcati diventano il medium per mostrare tanto la debolezza fisica quanto l’ingenuità morale dell’essere umano. Spezzati, dilaniati, distorti sembrano essere l’unica lettura possibile del sostrato sociale.

Ma uno spiraglio di salvezza fa capolino: la materialità del colore lascia per un attimo spazio a tinte pastello e tratti morbidi. Da qui un’idea: è possibile guarire attraverso l’arte. Il corpo, non più sottomesso ad atroci torture fisiche e psicologiche, viene curato, salvato nella sua possibilità di espressione di capacità magiche.

It’s an old ploy of the bourgeoisie. They keep a standing ‘art’ to defend their collapsing culture” affermava George Grosz a Weimar e tutto ciò può ora essere ironicamente ri-detto, nel primo ventennio del XXI secolo.

Sara Cusaro 

ARMIN BOEHM

INTIMACY AND VULNERABILITY 

29 marzo – 29 aprile 2017

FRANCESCA MININI – Via Massimiano, 25 – Milano

www.francescaminini.it

Immagine di copertina:  Armin Boehm – Intimacy and Vulnerability, 2017 – exhibition view – courtesy l’artista e  Francesca Minini