Una galassia di project space. Intervista a Italian Cluster

Italian Cluster è un progetto di ricerca e mappatura dei project space diffusi sul territorio italiano fondato da Giulia Floris (Livorno, 1990) e Giulia Ratti (Milano, 1992). In occasione della presentazione dell’omonimo volume, che avverrà il 4 marzo a Milano, presso Colibrì, abbiamo intervistato le sue fondatrici.


Italian Cluster. Da dove deriva questo nome e in che modo rappresenta il vostro progetto?

Italian Cluster è un nome nato dal tentativo di immaginare una metafora per il contesto dei project space in Italia che, per noi, poteva essere rappresentata dall’idea di agglomerato interstellare: multiforme, caleidoscopico, confuso quanto affascinante. La scelta di proporre un nome inglese riguarda poi l’ambizione di poter raggiungere, con il nostro lavoro, una pratica di ricerca applicabile anche a un panorama più ampio. Prima di Italian Cluster nasce l’idea di Cluster Report e con essa la speranza di aver modo, nel tempo, di mettere a confronto e in comunicazione le pratiche in atto, all’interno di questo ambito, nei diversi Paesi.

Da quale necessità parte la vostra ricerca di mappatura e come vi siete mosse per realizzarla?

Ci siamo conosciute nel 2016 mentre collaboravamo entrambe – seppur in modo differente – con alcuni project space milanesi: l’evoluzione di questa tipologia di spazio sperimentale, e la sua proliferazione, affascinava entrambe e abbiamo iniziato a discuterne insieme con sempre maggiore frequenza. Il nostro parlare è stato mirato da subito a sviluppare insieme qualcosa di utile, a fare il punto della situazione intorno a questo tema, almeno per quanto riguarda l’Italia. Volevamo scattare un’istantanea del momento attuale così da evidenziarne le peculiarità. La cosa che più ci interessava, nel confrontarci sui bisogni e sul futuro dei project space, era conoscere il punto di vista di coloro che ne gestivano uno. Abbiamo iniziato a contattare i membri dei project space che conoscevamo e, ben presto, parlavamo con quelli di tutta Italia. Una volta realizzato un questionario con un po’ di domande, lo abbiamo inviato a un ampio numero di questi spazi al fine di tracciare una sorta di profilo del project space italiano e comprendere meglio l’oggetto di quelle chiacchierate.

All’interno di questo procedimento si è sicuramente sviluppata anche l’idea di una mappatura; si trattava, più che altro, di qualcosa con cui era necessario confrontarsi per avere le risposte che cercavamo. Se per un certo momento la mappatura dei project space italiani ha avuto un ruolo centrale nel viaggio di Italian Cluster, ben presto non è stato più così. Mappare correttamente un soggetto tanto variabile nelle sue caratteristiche non è plausibile ma se la volontà è di analizzarlo e, tra le altre cose, mapparlo nel tentativo di porlo al centro di un dibattito, allora riteniamo sia necessario farlo.



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Con che criteri avete adoperato una selezione delle realtà e come riuscite a stare al passo con la dinamicità che spesso caratterizza questi spazi?

Noi abbiamo utilizzato diversi criteri per inviare il questionario, nell’ottica di avere un campione quanto più omogeneo per la nostra indagine: avere sede sul territorio italiano, occuparsi di arte contemporanea (proponendo una programmazione espositiva costante e intesa a coinvolgere artisti e progetti esterni al nucleo fondatore), basare la propria attività non sul commercio delle opere ma sulla sperimentazione, sull’esposizione e sulla promozione dell’arte contemporanea. A ciò si aggiungeva la necessità di essere attivi da più di un anno dal momento di raccolta delle informazioni attraverso il questionario. Questa è stata una fase molto complessa ma, a nostro avviso, necessaria. Molti dei progetti da noi ritenuti validi sono poi stati inseriti nel glossario generale ma esclusi dalla ricerca preliminare.

I questionari hanno messo in luce il continuo ricorrere, attraverso le risposte di project space molto diversi e lontani tra loro, di tematiche e problematiche similari come il sostentamento economico, il rapporto con le istituzioni e il posizionamento dei project space rispetto al sistema dell’arte. Questo ha dato avvio alla fase successiva della ricerca, il ciclo di interviste.

“Fondi, ricerca, sistema, storia e territorio” sono i cinque punti cardine sui quali avete incentrato le vostre interviste, perché?

In realtà questi punti non sono il presupposto ma, in qualche modo, l’effetto delle interviste.

Una volta ricevute e analizzate le risposte dei project space, la cosa più logica ci è sembrata parlare anche con persone che guardano queste realtà dall’esterno, sperando di poter osservare certe problematiche da una diversa prospettiva. Il ciclo di interviste è molto eterogeneo e il legame tra le diverse figure non è sempre immediato. Quando ci siamo accorte che esistevano delle tematiche su cui tutte le interviste tendevano a soffermarsi, seppur con modalità e per ragioni differenti, abbiamo preso questi cinque punti come elementi da cui ripartire di volta in volta e, soprattutto, come espediente interessante per offrire un’ulteriore possibilità di lettura del report.

Come proseguirete questo vostro progetto e che sviluppi avrà dopo la pubblicazione?

Ripetiamo spesso che Italian Cluster rappresenta un viaggio, la pubblicazione ne è un po’ la prima tappa. All’interno del volume abbiamo voluto inserire una piccola bibliografia di riferimento – sebbene non esaustiva – legata a progetti similari al nostro, così da evidenziare come Italian Cluster nasca all’interno di un contesto che sente forte il bisogno di dare attenzione a questo tipo di realtà. I progetti in cantiere al momento puntano tutti ad approfondire maggiormente tematiche emerse nel report e, sopratutto, a legare tale approfondimento alle ricerche condotte sugli spazi indipendenti in contesto artistico da parte di tante personalità conosciute in questa prima fase di lavoro. L’obbiettivo è quello di creare un dibattito sempre più regolare e organico sull’argomento project space: crediamo che questo sia alla base della risoluzione di alcune problematiche relative alla sopravvivenza e al buon funzionamento di queste realtà.

A cura di Irene Angenica


Italian Cluster – Presentazione del volume

Lunedì 4 marzo – ore 18.30

Colibrì – Via Laghetto, 9/11 – Milano

www.colibrimilano.it

www.clustereport.com

Instagram: italiancluster


Caption

Italian Cluster – Courtesy Italian Cluster, ph Gaia Mattioli e Stefano Schiaffonati