Contemporanee / Contemporanei è un percorso espositivo, con finalità didattiche, curato da Denis Isaia negli spazi del Polo Santa Marta e in altre sedi dell’Università di Verona. All’interno di edifici oggi dedicati alla formazione e alla ricerca è ospitata, in comodato d’uso per 5 anni, un’accurata selezione di opere provenienti dalla collezione di Giorgio e Anna Fasol. I lavori che invadono gli spazi, salvo rarissime eccezioni, sono realizzati, da giovani artisti, negli anni Duemila.
Una scelta culturale prima che estetica, la volontà di far interagire gli studenti universitari con opere di autori quasi loro coetanei, che vivono le problematiche e le possibilità del nostro presente.
Per l’occasione abbiamo intrapreso un piacevole dialogo con Giorgio Fasol, presidente della fondazione AGI Verona, collezionista attento e discreto, persona mossa da un sincero amore per l’arte e il futuro.
Lo scorso anno, sulle pagine del Corriere della Sera, Roberta Scorranese l’ha “definita”: l’uomo che crede nell’arte contemporanea. La sua collezione di opere di giovani artisti è un atto di fede o nasce da fredde logiche commerciali?
Per ogni opera che inserisco nella collezione deve scattare una scintilla; per me l’acquisto è un atto d’amore. Tutti noi abbiamo avuto diciotto anni, a tutti è capitata la scintilla per una ragazza. A me scatta una scintilla quando vedo alcuni lavori, una scintilla è scattata quando ho visto questo spazio, oggi universitario, un edificio incredibile che ha portato a non poche difficoltà nell’installazione delle opere. Sono occorsi molto lavoro e molte prove per trovare le corrette soluzioni.
Questo progetto espositivo è per me, in prima istanza, una possibilità per mettere a contatto dei giovani con il contemporaneo. C’è molta buona volontà ma, spesso, gli studenti non sanno quasi niente dell’arte strettamente contemporanea; non solo, se fai loro alcuni nomi di artisti degli anni Sessanta è facile che ne conoscano uno su dieci.
Per me è una sfida esporre la mia collezione, molti colleghi non concedono opere in prestito per varie ragioni o paure.
In questa occasione espositiva, è stata lievemente danneggiata un’opera da uno sconosciuto. Una responsabile della segreteria dell’Università mi ha chiamato per informarmi e farmi partecipe del suo grande dispiacere. Io le ho risposto che non era un problema, l’opera aveva attivato una reazione. L’ho rincuorata dicendole che da qui a sei mesi sarebbe cambiato tutto, occorre tempo per scoprire e amare l’arte contemporanea. In tanti apprezzeranno i lavori, alcuni no per partito preso o per pigrizia ma alla fine molti saranno interessati.
Uno dei drammi dell’Italia è che non è ancora diffusa una volontà di apprendimento intellettuale aperto alla stretta contemporaneità.
Rubando la battuta a un famoso critico e storico d’arte contemporanea, è necessario spostare un accento per passare da curatèla a curàtela?
L’Università si è presa cura di questa iniziativa. I docenti hanno istituito una commissione per coinvolgere tutti i dipartimenti in questo progetto legato all’arte. Per me è un grande successo, quasi inaspettato, un segno vitale. Magari sarò utopista, ma va bene così, se non abbiamo un po’ di utopia continueremo a parlare solo di negatività.
Sperando di non essere troppo prosaico, siamo a Verona, non posso esimermi dal chiederle di Anna, del suo ruolo nel realizzare la vostra collezione.
Anna visitava con il papà i musei di arte antica. Anna ha abituato il suo occhio al bello; lei ha molta più competenza di me nello scegliere la qualità.
Certamente non ama tutte le mie scelte. Per esempio, sono stato fra i primi ad acquistare “opere” di Tino Sehgal: questo autore non la convinceva.
Lei ha definito l’arte contemporanea “una Cenerentola in attesa del Principe Azzurro”. Se la sente di ricoprire questo ruolo?
Ci sono persone molto più brave di me a ricoprire questo ruolo.
Io ho avuto la possibilità di fare cose importanti come questa ma ci sono dei giovani che sono molto in gamba. Loro percepiscono tutto, sono molto preparati ed entusiasti.
Io sono stato il primo a dare un approccio didattico a questa tipologia di collaborazione collezionista / Università; ma non è importante essere i primi, l’importante è aprire una porta e sperare nel futuro.
A cura di Marco Roberto Marelli
Contemporanee / Contemporanei
a cura di Denis Isaia
da martedì 10 settembre 2019
Realizzata in collaborazione tra Università degli Studi di Verona e AGI Verona
Instagram: agi_verona
Caption
Giorgio Fasol – Courtesy AGI Verona
Contemporanee / Contemporanei – Installation view, Università degli Studi di Verona, 2019 – Courtesy Università degli Studi di Verona