Bartolomeo Migliore (Sentena 1960), racconta l’emarginazione metropolitana e il mondo delle etichette indipendenti attraverso un codice di simboli raccolti da uno sguardo attento sui muri della città. Affamato di linguaggio suono e colore, l’artista usa toni acidi e stridenti abbinati all’irruzione di spunti cromatici caldi come il giallo, il rosso e il marrone
Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?
Da quanto non lo so, sin dal liceo mi sono interessato all’arte contemporanea, poi la visita casuale a Berlino, anzi al muro di Berlino ha segnato il mio lavoro.
Le differenze, secondo me, in questi ultimi decenni, è che oggi sembra tutto omologato, globale.
Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?
La parola è il soggetto del mio lavoro, parole che prendo da canzoni che ascolto, parole che trovo in contesti urbani (dalle scritte sui muri a loghi di negozi). Al momento sto lavorando su tre parole, hurt myself today, che ho preso dalla canzone dei nine inch nails, e che mi stimolano molto visivamente e con molte possibilità di scrittura

Come ti rapporti con la città in cui vivi?
La città in cui uno vive è sempre importante, io sono sempre attratto dalle architetture delle città e in questo senso Torino è interessante, ma per me non sono importanti i “centri” ma le zone a margine
Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea ?
È un sistema come un altro, forse a differenza di altri, si pulisce da solo

Che domanda vorresti ti facessi?
Non saprei…..gruppi musicali preferiti?
Nessuno
Intervista di Michael Rotondi