Intervista a Babau

Babau è un progetto pantropicale di musica exotica e psichedelica, composto dai marchigiani Luigi Monteanni e Matteo Pennesi. Dopo una serie di concerti in trio, e qualche apparizione sotto forma di ensemble dal nome Babau Fam, il progetto ritorna al duo originale.
Il loro è un sound nuovo, dalle infinite sfumature, che vanno dal krautrock arabeggiante alla musica tradizionale indonesiana, dalla world music alla dub esotica.

In occasione di Termos, evento realizzato a cura di Metochè negli spazi di DAS a Bologna, abbiamo dialogato con loro.


Suonate insieme da molti anni, avete cambiato sonorità e formazione più volte. Come si è evoluta la vostra ricerca nel tempo?

Sì, la formazione non è mai stata la stessa, così come la nostra musica. Abbiamo cominciato in due: un loop e una chitarra. Poi si è unita la batteria e per un po’ abbiamo suonato live, come trio. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo allargato la formazione ad altri tre membri. Penso che la formazione a tre sia quella più convincente, anche se alle volte (come oggi), per la musica che produciamo adesso e per gli spazi che ci vengono offerti, suonare in due sembra funzionare meglio.

Da dove proviene il vostro sound? Quali sonorità hanno ispirato la vostra produzione musicale?

All’inizio della nostra ricerca ascoltavamo principalmente exotica del dopoguerra, musica legata alla scena underground dell’Italian occult psychedelia eband psych-rock post 2010 come i torinesi La piramide di sangue. In realtà, oggi, ascoltiamo musica molto diversa: da un lato ci sono le influenze della musica indonesiana, di un certo tipo di jazz (alla Herbie Hancock e alla Miles Davis), e un po’ di fusion; dall’altro lato ci sta la musica di Jon Hassel (Fourth World music) o i primi esperimenti di computer music degli anni ottanta, come i lavori di David Behrman. La nostra musica è un mix di tutti questi generi, ma resta comunque diversa da ognuno di essi.



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Come descrivereste la vostra musica a qualcuno che non l’ha mai ascoltata prima d’ora? Come definireste il vostro suono?

È un esperimento di granulazione e manipolazione del suono (di micro composizioni), sulla base di un sacco di altre influenze molto più codificate e di cui abbiamo parlato prima. Potremmo descrivere il nostro genere come una sorta di hip-hop metafisico, molto astratto e destrutturato, misto a sonorità etniche contemporanee simili alla dub. Una musica che comincia in modo molto caotico, un cluster di suoni che, come una nuvola, prende forma lentamente.

Avete mai lavorato a un progetto che connette suono e visione?

Abbiamo partecipato a un progetto con Artetetra al Club To Club di Torino, in cui accompagnavamo alla nostra musica delle immagini, dei glitch di Google Maps e di Street View, una sorta di turismo virtuale; poi un altro progetto in collaborazione con Cesura (un collettivo di fotografi), che consisteva in un lavoro di ricostruzione e narrazione musicale a partire dalle fotografie scattate dal collettivo, foto che ritraevano scene di guerra e scene di vita quotidiana russa.

Dove sarà il vostro prossimo live?

Suoneremo il 18 Aprile a Milano da Macao, sarà una performance live presentata da Artetetra dal titolo Institute for Advanced Zen Shadow Boxingin, realizzata in collaborazione con Polonius. Per quest’occasione avremo un supporto visual.

a cura di Stefano Angenica


Babau – Termos

a cura di Metochè

13 aprile 2019

DAS – Dispositivo Arti Sperimentali – Via del Porto 11/2 – Bologna

www.dasbologna.org

Imstagram: das.bologna


Caption

Babau | Termos – DAS – Dispositivo Arti Sperimentali, Bologna, 2019 – Courtesy DAS, ph Marco Fontichiari