BASE Milano è una comunità aperta alla contaminazione, attiva fra arte, tecnologia, design e innovazione. Nata nel 2016 all’interno degli edifici industriali dell’ex-Ansaldo, attraverso l’opera luminosa The Future Is A Risk of Our Hearts di Robert Montgomery, installata sulla grande facciata di ingresso, dà oggi il via a In-Between, nuovo percorso dedicato alla creazione artistica nello spazio pubblico.
Per meglio conoscere il ricco progetto abbiamo dialogato con Linda Di Pietro, curatrice del programma biennale.
In-Between propone un percorso biennale di “arte pubblica” in un periodo storico che conduce a una nuova riflessione sul concetto di pubblico. Come saranno fruite le opere che attiveranno BASE Milano? È previsto un public program?
In-between nasce con una domanda: Cosa può l’arte negli spazi a essa deputata? Cosa può al di fuori di essi? E cosa può nello spazio tra i due?
BASE immagina il ruolo dell’arte come ciò che eccede il proprio limite e incontra la città. L’opera d’arte smargina oltre lo spazio che solitamente la ospita, per mettere in luce la complessità del rapporto con la vita quotidiana e fa esplodere una domanda sull’arte come eccezionalità che ammette ciò che non sarebbe ammissibile altrimenti e produce sempre, per contraccolpo, un effetto nella normacittadina.
Le opere che ospiteremo nei prossimi due anni abiteranno quella porzione di spazio pubblico – asfalto, intonaco, finestre – che connette il centro culturale alla città. Vorremmo che BASE cominciasse a parlare già quando attraversiamo la soglia, affrontiamo il sottopasso, entriamo nel cortile, abitiamo gli spazi intermedi. Lanceremo questa sfida ad artisti nazionali e internazionali per accendere prospettive ogni volta diverse sullo stesso luogo. A partire dall’opera di Robert Montgomery, stiamo costruendo uno spazio d’incontro e di dialogo che abbiamo chiamato Playground. Uno spazio condiviso per sperimentare nuove forme di futuro. Si manifesterà in un ciclo di talk, percorsi di ricerca e residenze per ripartire dalla base. Il progetto che ci aspetta nel duemilaventuno sarà una riflessione sulla coesistenza e la coabitazione come principio per la collaborazione e la cocreazione artistica. Come torneremo a vivere insieme, come progetteremo questo insieme sarà questione cardine per il programma.
Il programma culturale si presenta attraverso un’opera luminosa, di carattere testuale, posta sulla soglia di ingresso degli ex edifici industriali che ospitano BASE Milano: cosa ha condotto a questa scelta?
Volevo iniziare con un’opera internazionale e con un messaggio aperto. In questo senso le sperimentazioni poetico verbo-visive di Robert Montgomery, con il quale ho già collaborato in passato, mi permettevano di lavorare su vari livelli: quello del messaggio, quello del linguaggio e quello dell’armonia con il contesto circostante. Si immerge completamente nel mondo urbano con una poesia traslucida.
Se da un lato le sue opere giocano con la popolarità della forma aforisma tipica delle comunità online, dall’altro cercano anche di trasportare la natura fragile e privata della poesia nella durezza dello spazio pubblico.
Montgomery gioca con le contraddizioni del mezzo da lui scelto e usa queste contraddizioni per provocare sottilmente le strutture politiche e sociali in cui viviamo.
I suoi testi sono in parte poesia, in parte un’indagine sul nostro inconscio collettivo. Sono destinati a essere incontrati da persone che non sanno che si tratta di arte, che si imbattono nell’opera e nell’incontro con essa cambiano postura, sia fisicamente perché sono costrette a fermarsi e guardare in alto, sia nei confronti della vita.
Incontrare l’opera di Robert Montgomery significa fare un incontro romantico, la cui tenerezza è esaltata dalla qualità pubblica, comunitaria del suo lavoro. In pochi mescolano il linguaggio, la forma e la luce in modo così diretto.
Attraverso In-Between quali finalità ti poni? Sarà un progetto aperto anche alle più recenti generazioni di artisti, molto attive in ricerche orientate verso nuovi format di proposta culturale?
In-between è solo una parte della nuova programmazione culturale di BASE, quella che lavora sulla relazione con lo spazio pubblico. Lavoreremo su altre linee strategiche, come lo sviluppo di un programma di residenze artistiche e di quattro vertebre corrispondenti a quattro momenti dell’anno, una vertebra dedicata alla creazione contemporanea, una dedicata al design, una alla dimensione conviviale, e una alla formazione non formale. A partire dall’opera di Robert Montgomery nasce adesso anche Playground, public program in cui coinvolgeremo artisti delle nuove generazioni in formati più orientati al sostegno del processo creativo che al prodotto. Questo ci permetterà di far nascere percorsi situati e specifici per la nostra realtà, con un periodo di maturazione e fioritura di lunga durata.
In un mondo sempre più osmotico e aperto alle contaminazioni, In-Between come entrerà in dialogo con l’evolvente concetto di “soglie” fra le arti?
Prerogativa del nostro approccio è l’ibridazione tra i linguaggi, ci piace chiamarla indisciplinarietà dei generi, la scelta di presentare progetti e sperimentazioni tesi a superare le categorie tradizionali integrando sempre di più immagine, corpo, parole, suono, nuove tecnologie. Nuove estetiche che rispondono a nuove forme di pensare il mondo contemporaneo.
In linea con questa vocazione, altro punto cardine sarà la ricerca di forme di interazione non convenzionali che attribuiscano al pubblico un ruolo attivo in un’ottica di accessibilità e diversità.
Come il percorso da te curato entrerà in dialogo con la città di Milano e la sua corsa verso un futuro sostenibile?
La BASE del futuro non rinuncia al proprio ruolo di Milano come crocevia dell’arte, delle culture, dell’innovazione italiana nel mondo. Mi auguro che la città sappia trasformare la propria vulnerabilità in una occasione di riflessione, riscoprendo la propria dimensione di prossimità e creando percorsi più sostenibili dal punto di vista etico ed ecologico anche nei confronti del mondo culturale.
Per nostra parte proveremo a fare alcune azioni nella stessa direzione:
Sganciare il nostro fare dal tempo veloce del consumo, dalle week agli eventi; promuovere progetti culturali che attivino processi sul territorio e con le persone; mettere in gioco modalità formative basate sulla reciprocità e non sulla verticalità; costruire un’istituzione culturale del futuro, che tenga insieme Via Bergognone e il Mondo, e non farlo da soli, pensando noi di sapere cosa serva alla città, ma aprendoci a nuove alleanze con artist*, creativ* e società civile.
A cura di Marco Roberto Marelli
Robert Montgomery
The Future Is A Risk of Our Hearts
Primo progetto di In-Between – nuova programmazione artistica di BASE per lo spazio pubblico – realizzato a cura di Linda Di Pietro
Dal 12 novembre 2020 – per sei mesi
Sulla porta di ingresso di BASE – Via Bergognone 34 – Milano
L’installazione è realizzata grazie alla partnership con NEXI.
Caption
Robert Montgomery, The Future Is A Risk of Our Hearts – In-Between, BASE Milano, 2020 – Courtesy BASE Milano