“Imprevedibile” e “invisibile”. Dalla sintesi di questi due termini nasce il titolo della Project Room #7 di Fondazione Arnaldo Pomodoro. Sotto la curatela di Flavio Arensi, Imprévisibile, occupa lo spazio dedicato ai progetti speciali, prima mostra di un più ampio ciclo pensato in tre atti.
Invitando l’artista Donato Piccolo (Roma, 1976) a essere protagonista del primo dei tre momenti programmati, inizia la serie La stanza di Proust, che vuole, nel suo complesso, indagare il ruolo della scultura nel contesto contemporaneo e il suo rapporto con lo spazio in una dimensione profondamente ancorata nel tempo.
La riflessione proposta da Arensi non si limita a una presa di coscienza rispetto a un differente uso dei materiali o a un superamento delle tecniche tradizionali che hanno caratterizzato gli ultimi anni. L’interesse viene rivolto, tenendo ben presenti le possibilità tecniche e scientifiche attuali, verso un approccio che utilizza la tecnologia come mezzo per rispondere a necessità linguistiche nuove, con lo scopo di andare a ritrovare i concetti più profondi alla base della scultura.

È proprio la tecnologia a costituire il nucleo delle sculture di Donato Piccolo. Le macchine-insetto concepite dall’artista come opere in grado di interagire con lo spettatore, ben rappresentano come le nuove scoperte scientifiche possano divenire un mezzo per la comunicazione di un concetto.
Con il proprio lavoro, l’artista romano si muove come un entomologo all’interno di un laboratorio. Scienza, filosofia e arte trovano dialogo e sintesi in un suo peculiare metodo sperimentale che sembra, in qualche modo, renderelo contemporaneo in una dimensione rinascimentale del fare artistico.
Attitudine alla manipolazione dei processi e interesse costante al mutamento portano l’artista a concepire le proprie opere come strumenti, pensati a supporto dell’esperienza della scoperta. L’interazione tra le componenti umana, naturale e artificiale viene resa esplicita attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale, che inserita nella scultura la rende capace di rispondere agli stimoli esterni.
Se nella comune attività di visione dell’opera, la relazione che si genera con essa non è mai manifesta, nelle sculture di Piccolo il rapporto di azione/reazione è il fondamento stesso della fruizione. Attraverso una sorta di memoria artificiale collegata a dei sensori, le opere sono in grado di immagazzinare insegnamenti provenienti dai comportamenti del pubblico, dati che vengono riutilizzati per ricavare le informazioni necessarie e agire di conseguenza, su modello dell’esperienza vissuta.

Con queste opere, le sinergie e gli scontri tra azione reattiva e autonomia umana vengono resi manifesti. La presenza dell’uomo, osservabile nel comportamento tanto del pubblico quanto della scultura, si riduce così, in questo eccesso, fino a lasciare posto alla sua assenza. Una mancanza che prefigura un futuro che sembra tendere verso l’esclusione dell’essere umano, a causa di uno sviluppo incontrollato delle nuove tecnologie.
Neuroscienze, teorie astrofisiche, pratica artistica e tecnica scultoria vengono maneggiate e intrecciate dallo scultore romano in una mostra che, incanalata nella definizione temporale del momento attuale, propone nuove domande. Quesiti a cui si cerca di donare una risposta generando nuove formule di adattamento che, attraverso nuovi parametri di pensiero, mostrano una visione sistemica del mondo, in cui uomo, natura e artificio si fondono.
Sara Cusaro
DONATO PICCOLO
IMPRÉVISIBLE
a cura di Flavio Arensi
11 Aprile – 25 Maggio 2018
FONDAZIONE ARNALDO POMODORO – Via Vigevano, 9 – Milano
www.fondazionearnaldopomodoro.it
Immagine di copertina: Imprévisible, Project Room #7 – Immagini di allestimento, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano – Courtesy Fondazione Arnaldo Pomodoro, ph Carlos Tettamanzi