Soffiare per spegnere le candeline di una torta, lanciare dietro le proprie spalle una moneta che, tintinnante, si posa sul fondo di una fontana, o ancora, accendere una candela nell’oscurità di chiese e cattedrali e, successivamente, aspettare con il fiato sospeso, gli occhi chiusi in raccoglimento e, intorno a sé, un silenzio estatico che racchiude tutta la potenza di una speranza inestinguibile, sono gesti che posseggono in sé l’ardore di una preghiera infinita, protesa verso un orecchio sensibile, capace di percepire il bisogno e pronto a intervenire in suo favore. Affacciandosi sull’istante in cui tutto, per una frazione di secondo, si arresta in irrequieta attesa che l’impossibile si avveri, l’artista Namsal Siedlecki, nella mostra personale A, visitabile fino al 15 luglio maggio presso gli ambienti della galleria Magazzino di Roma, realizza un raffinato intarsio nel quale si incontrano desideri irrealizzati, speranze disattese e invocazioni lasciate sospese nel vuoto. Mani e braccia tese verso l’alto in cerca dell’infinito, altre sporgenti dal candore delle mura in un richiamo collettivo, si stagliano, effimere, nella loro luce brillante. Al centro della sala una macchina, che ha le sembianze di una fotocopiatrice, imperterrita emette un rumore ritmico che scandisce le fasi del processo galvanizzante. La cera muta in rame e i calchi, ottenuti dalle figure votive scoperte in Francia a Clermont-Ferrand, si adornano di una nuova armatura dorata che smaterializza la forma avvicinandola alla sorgente trascendentale; le monete che, giorno per giorno, vengono gettate dai numerosi turisti sul fondo della Fontana di Trevi come offerte votive vanno a costituire le chiavi nella metamorfosi chimica della materia sia innescando l’input mutativo sia sovrapponendosi alla materia preesistente. Nell’iterazione si accende la scintilla realizzativa che avvera i desideri ancora non realizzati; ricongiuntisi alle speranze e alle preghiere, raggiungono la loro dimora nel regno dell’infinito.
Tra situazionismo e arte concettuale, l’operazione di Siedlecki acquista una valenza simbolica estremamente forte, nonostante il didascalismo della messa in scena del processo produttivo, come dimostra la presenza della macchina in azione. A livello comparativo, invece, risulta piuttosto intrigante il binomio produzione-mutazione che si esplica nella trasformazione dell’elemento materiale in consistenza immaterica; la scissione tra anima e corpo si rende visibile e l’atmosfera si fa elettrica e vibrante. Il sentore magico-alchimistico dell’operazione non fa che accrescere la risoluzione dell’intenzione e degli intenti iniziali. Fin dall’alba dei tempi il desiderio ha sempre accompagnato l’essere umano sia nelle sue fantasie sia nella sua quotidianità e, molto spesso, la necessità di vedere realizzati i propri propositi ha portato quest’ultimo ad affidarsi ciecamente all’intervento d’invisibili forze superiori. I riti di ieri non sono dissimili da quelli odierni; se è vero che il desiderio continua tutt’oggi, nella realtà capitalistica, ad avere un valore imprescindibile, è anche vero che, incastrati nella realtà ciclica del consumismo, i desideri non possono realizzarsi pienamente: ciò rende la riflessione dell’artista non solo temeraria ma anche un atto di fede assoluto; in tale contesto, la speranza non svanisce ma valorosamente affronta l’irraggiungibile sfidando ogni logica e convenzione. Mistico, pratico e magico, l’evento creato da Namsal Siedlecki ispira e incanta nella sua complessa semplicità; desideri e aspettative si compenetrano generando una luce splendente, mentre la fede segreta trova compiacimento nella risoluzione di quei desideri lasciati in bilico, in attesa di tempi migliori.
Erika Cammerata
Namsal Siedlecki
A
15 maggio – 15 luglio 2019
Magazzino Gallery – Via dei prefetti, 19 – Roma
Instagram: magazzinogallery
Caption
Namsal Siedlecki, A, 2019, Roma – Courtesy Magazzino Gallery