Gaia Fugazza – Ostaggi e Amici

In pieno Antropocene – termine ormai in voga in tutti i salotti culturali e negli articoli cartacei e web – è quantomai scontato e doveroso confrontarsi sugli effetti delle azioni umane sull’ambiente; la relazione tra mondo umano e naturale è antica quanto le origini della vita stessa, ciò indica, quindi, una complessità di indagine notevole e stratificata, plurima tanto quanto i possibili modi di esprimerla.

Gaia Fugazza (Milano, 1985) e un’artista italiana che oggi vive e lavora a Londra. Con Ostaggi e Amici, sua prima mostra personale a Bologna, visitabile fino al 9 novembre presso Gallleriapiù, ci interroga, attraverso la propria ricerca, sulla relazione che intercorre tra gli esseri umani e l’ambiente naturale, approfondendo l’intelligenza di altre specie, la riproduzione, le pratiche trascendentali e gli stati alterati di coscienza, il tutto al fine di sottolineare come la percezione del proprio corpo e dell’ambiente circostante sia soggetta a modificazioni.

Nei lavori della Fugazza, il contemporaneo, così segnato e rapito dal dato tecnologico in continua trasformazione, viene riletto attraverso un approccio arcaico, primitivo, ancestrale, originario; le figure semplici e senza profondità – che popolano gli scenari naturali esili e appartenenti a un’epoca atemporale – sono donne, uomini e personaggi a metà tra l’umano e l’animale, quasi mitologici. Il segno, accennato o intagliato, si fa reperto e graffito sulle tavole di legno quasi a volerci raccontare storie antiche, abbozzate, accennate, esotiche, orientali, tropicali; i colori utilizzati sono perlopiù tenui e in minoranza rispetto alla superficie pittorica e si alternano ai materiali naturali che l’artista sceglie con cura: è infatti nella dimensione ideale della superficie che la finzione della pittura e la realtà fenomenica della natura si incontrano: cera, gomma, aculei di istrice si confondono ai pigmenti e alla rappresentazione.



Gaia Fugazza
FUGaia Fugazza, Mimosa pudica I.jpg Courtesy Gallleriapiù e l_artista ph. Stefano Maniero
FUGaia Fugazza, Mimosa pudica, dettaglio II.jpg Courtesy Gallleriapiù e l_artista ph. Stefano Maniero
fuGaia Fugazza, Ostaggi e amici, exhibition view.jpg Courtesy Gallleriapiù e l_artista ph. Stefano Maniero
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La carica primitiva, istintiva, gestuale della Fugazza diventa rituale proprio grazie alla scelta di ambientazioni, personaggi e materiali: nei lavori esposti Ciao Api, Buddleia, frutti e ostaggi, Gli indifferenti, Mimosa Pudica, Non chiedermi perché, Quelli che si allontanano le figure femminili ricordano la purezza e la primitività caratteristiche sia di un soggetto come quello delle bagnanti, sia le riforme pittoriche adottate prima dal post-impressionismo e poi dalle avanguardie tra lirismo, astrazione e seduzione.

Le scene rappresentate sono un piccolo focus di un’azione che si sta compiendo, di un rituale che si sta svolgendo e hanno quasi la funzione di indicare, intrinsecamente e inconsciamente, la performatività dell’artista.

L’osservatore viene invitato da Gaia Fugazza a riflette sull’intelligenza naturale, ad analizzare alcune tipologie di piante, a studiarne i processi, le reazioni, per allontanarsi finalmente, anche solo per un secondo, dall’onnivora e incalzante AI (artificial intelligence).

Facendo un parallelo musicale, le opere della Fugazza potrebbero riflettere le sonorità dell’olandese Mauskovic Dance Band – gruppo capace di raccogliere e integrare musicalità tropicali, psichedelie anni Settanta e Ottanta, riattualizzando il tutto sotto il segno di una sensibilità contemporanea ed estremamente attuale; tra echi elettronici e lampi naïf.

Federica Fiumelli


Gaia Fugazza

Ostaggi e Amici

28 settembre – 9 novembre 2019

Gallleriapiù – Via del Porto, 48 – Bologna

www.gallleriapiu.com

Instagram: gallleriapiu


Caption

Gaia Fugazza, Mimosa pudica – Courtesy Gallleriapiù e l’artista, ph. Stefano Maniero

Gaia Fugazza, Mimosa pudica, dettaglio – Courtesy Gallleriapiù e l’artista, ph. Stefano Maniero

Gaia Fugazza, Ostaggi e amici – Exhibition view – Courtesy Gallleriapiù e l’artista, ph. Stefano Maniero