Francesco Simeti: un originale scontro tra natura e cultura in mostra a Milano

È un campo di battaglia cristallizzato quello che Francesco Simeti porta in mostra a Milano. Fino al 30 luglio sarà possibile immergersi nel pieno della lotta, visitando la sede espositiva di Francesca Minini; in scena è prevista la mostra personale Armed, barbed and halberd-shaped a cura di Nicola Ricciardi, uno fra i più brillanti astri nascenti nel panorama della critica d’arte a livello internazionale.

L’esposizione presenta al pubblico un interessante gruppo di sculture fitomorfe di diversi materiali, dalla tattile argilla fino al più severo bronzo, disposte in maniera da invadere l’intera galleria, fino a insinuarsi anche su una grande parete, ricoperta da un pattern di piante su fondo chiaro, al di sopra della quale prendono possesso dello spazio due “nature selvagge” realizzate su tessuto.

LF. Simeti
Courtesy FRANCESCA MININI

Nato nel 1968 a Palermo, cresciuto artisticamente nella prestigiosa Accademia di Belle Arti di Bologna, Francesco Simeti può essere felicemente inserito in quella generazione di artisti, divenuti maggiorenni attorno al 1980, che potremmo definire di orientamento neo-concettuale. Le tematiche trattate da questi operatori estetici spaziano su molti campi, ma tutti loro hanno un comune approccio al mondo che li circonda. “Allievi”, a volte inconsapevoli, di Jeff Koons, utilizzano gli strumenti della “società dello spettacolo” per attirare l’attenzione e poter così comunicare il loro profondo messaggio.

Tema centrale del lavoro dell’artista siciliano è il rapporto fra uomo e natura. Una natura non idealizzata, che abbandona l’immagine rassicurante dello spensierato Homo Ludens immerso in un’eterna e gratuita primavera, per mostrare come l’ambiente che ci circonda è tutt’altro che benevolo e incontaminato. Quello che c’è la fuori, fra boschi e deserti, è il territorio dell’Homo Faber, un territorio nel quale i nostri simili intraprendono un’originaria e infinita lotta per la sopravvivenza, un mondo ormai irrimediabilmente prodotto dell’agire di quella tecnica sovrana mirabilmente descritta da Emanuele Severino.

Simeti presenta al suo pubblico una vegetazione che ha abbandonato ogni delicatezza per farsi di terra e bronzo. Semi magmatici cadono dal soffitto lambendo il pavimento, fiori taglienti emergono dalle pareti, una selva selvaggia ricopre tutto privandoci dell’orizzonte. L’ambiente trasformato della galleria ci ricorda come, da sempre, la natura sia un prodotto dell’uomo. I giardini nascono dal remoto bisogno di controllo su ciò che ci circonda. La battaglia che si sta svolgendo è, dunque, quella di una natura ormai compromessa che si fa pericolosa per le “scimmie nude”. I fiori, eleganti ancelle dei frutti, si trasformano in armi taglienti che ricoprono la sommità di lunghi bastoni, trasformandoli in armi per un moderno medioevo.

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Courtesy FRANCESCA MININI

I primi ad accorgersi dell’importanza di questa piccola vegetazione anarchica urbana furono i dadaisti. Celebre l’escursione Dada, organizzata nel 1921, per visitare la “dépendances” dell’abbandonata chiesa di Saint-Julien-le-Pauvre. Gli irrequieti componenti del gruppo si ritrovarono in posa per una foto fra le sterpaglie dello spazio incolto che sorgeva al fianco dell’edificio religioso. L’azione venne da loro definita come una “nuova interpretazione della natura” che portava l’attenzione su un luogo banale della città.

Francesco Simeti, con il suo ambiente milanese, vuole ricordarci come quella natura che noi spesso consideriamo scontata, banale appunto, in realtà è fondamentale per la nostra vita ed è ormai irrimediabilmente compromessa dal nostro agire. Da fruitori inconsapevoli dobbiamo, quindi, trasformarci in attenti conservatori, per consentire ai nostri figli di avere l’opportunità di giocare in un “giardino fiorito”.

Marco Roberto Marelli

 FRANCESCO SIMETI

ARMED, BARBED AND HALBERD-SHAPED

 a cura di NICOLA RICCIARDI

 14 maggio – 30 luglio 2016

FRANCESCA MININI – Via Massimiano, 25 – Milano.

www.francescaminini.it