Five Questions for Silvia Mariotti

Silvia Mariotti nasce nel 1980 a Fano, costa non più romagnola nel mare delle Marche. Dopo aver terminato il suo percorso di studi in Pittura e Arti Visive presso l’ Accademia di belle arti di Urbino, vive e lavora a Milano, città dove, all’interno dello Spazio Forma, ha frequentato un corso di tecniche fotografiche. Nella sua ricerca artistica l’immagine si fa coinvolgente, va a indagare l’atmosfera dei luoghi, si muove, profonda, dalla forma digitale a quella scultorea, mantenendo una precisa unità stilistica. Luogo, atmosfera e paesaggio si fondono per immergere lo spettatore nel mondo percepito dall’artista; partendo dagli occhi, tutti i sensi sono attivati in un’esperienza totalizzante dove le singole opere si fanno parte organica di un’unità statica e in divenire.

Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?

In maniera professionale direi da circa dieci anni. Il periodo di formazione e il successivo sono stati principalmente di osservazione e di ascolto, mi hanno permesso di sperimentare e di trasformare la mia visione della realtà, per poter trovare il mio linguaggio espressivo. È stato un lento processo di crescita che mi ha portato a una consapevolezza maggiore del mio lavoro e di tutto il processo che lo accompagna. Ad oggi sento di aver acquisito una maturità dello sguardo e un sentire altro delle cose.

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?

La notte e la poesia, nelle diverse declinazioni, sono il comun denominatore della mia ricerca che si sviluppa attraverso la fotografia e l’installazione. Il punto centrale, da cui sempre parto, è la natura e il suo essere un’entità arcaica, che nasconde in se storie e antefatti misteriosi. Scelgo di cogliere visioni notturne o crepuscolari per sviluppare una particolare dimensione in modo tale da catturare, in quell’attimo che accompagna l’assenza di luce e che manipola l’aspetto delle cose – i misteri e le marginalità dell’ambiente conosciuto. Allo stesso modo scelgo come spunti per le mie opere, elementi tratti dalla letteratura e dalla storia in modo tale da mettere in luce anfratti dell’esistere e dell’esistente.



Silvia Mariotti. Foto Cosimo Filippini
Aria buia (Ponte San Michele), 2018. Stampa inkjet su carta cotone, cornice nera, dittico 107,6 x 72,6 cm cad_
Veduta della motra Tre Notturni, spazio K - Palazzo Ducale di Urbino. Foto Michele Alberto Sereni
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Come ti rapporti con la città in cui vivi?

Mi rapporto in base a ciò che vivo e che sono, attraverso momenti produttivi e di intenso lavoro, sfruttando ciò che la città sa offrire ma anche attraverso fasi di riflessione e di distacco da ciò che mi circonda. Ho scelto Milano dieci anni fa, principalmente per motivi di lavoro, riuscendo poi a costruire le relazioni che hanno contribuito alla mia crescita personale e artistica. Il luogo in cui viviamo non è importante quanto il luogo che scegliamo di costruire dentro di noi.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?

È difficile rispondere in maniera sintetica e puntuale, poiché questo tipo di domanda apre a diverse questioni che dovrei premettere. Credo, generalmente, che il sistema sia fatto di contraddizioni e di regole implicite, che sia attento al mercato e a chi ha i riflettori puntati. Penso, però, che un artista debba preoccuparsi prima di tutto del proprio lavoro con la consapevolezza e la responsabilità di ciò che lascia.

Che domanda vorresti ti facessi?

Una domanda che mi sorprenda.

Intervista a cura di Marco Roberto Marelli


www.silviamariotti.it

Instagram: silviamariotti1


Caption

Silvia Mariotti – Courtesy l’artista, ph Cosimo Filippini

Aria buia (Ponte San Michele), 2018 – Stampa inkjet su carta cotone, cornice nera, dittico 107,6 x 72,6 cm cad – Courtesy l’artista

Veduta della motra Tre Notturni – Spazio K, Palazzo Ducale di Urbino, 2018 – Courtesy l’artista, ph Michele Alberto Sereni