Paolo Chiasera (Bologna, 1978) è un artista multimediale, scrittore e curatore che vive e lavora a Berlino. Il suo lavoro indaga i meccanismi di produzione e presentazione del significato nella cultura contemporanea ed esplora le possibilità critiche e narrative del linguaggio artistico nel divenire della storia in relazione a specifici contesti sociali e geografici di ricezione.
Tra le sue mostre personali: GAM (Torino, 2002), MAMBO (Bologna, 2006), MACRO (Roma, 2008), Marta Herford (Herford, 2009), SMAK (Gent, 2010), galleria Massimo Minini (Brescia, 2003, 2008, e 2011), MAN (Nuoro, 2014), De Vleeshal (Middelburg, 2014), ARTINTERNATIONAL ALTERNATIVE (Istanbul, 2015).
Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti tra i tuoi esordi e oggi?
La differenza principale è che ciò che prima era pura intuizione senza controllo ora è intuizione con capacità di controllo. Come una bomba a orologeria di cui sai manovrare gli ingranaggi.

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?
Negli ultimi anni ho cercato di ibridare il linguaggio della pittura reintroducendo una idea di uso profanatorio del medium. Mi sono allargato a macchia d’olio e con la libertà del moribondo ho parlato di pratiche curatoriali curando mostre all’interno dei miei quadri, di nuove forme di critica istituzionale lanciando Ambush una zine per letture spaziali che nel primo numero ha affrontato problemi di museologia, ho reinventato il concetto di galleria trasformando la tela in uno spazio espositivo nomade con Secondo Stile integrando così rappresentazione e vita. Insomma potere nominale e libertà d’azione, alla faccia di chi ci vuole male.
In programma ho un atto profanatorio insieme ad Antonio Grulli ed Alberto Boatto. Riporteremo in vita dall’oltretomba Ghenos Eros e Thanatos, mitica mostra ospitata nel 1974 alla galleria de’ Foscherari di Bologna. L’indicazione in questo caso sarà l’aldilà, quella dimensione che nel 1974 fu solo accennata e che ora sarà visione, trentacinque metri di visione per l’esattezza.
Come ti rapporti con la città in cui vivi?
Vivo a Berlino da molto tempo e la cosa mi piace. Il mio cane è felice e la cosa mi rasserena.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?
Non penso nulla.
Amo Don Chisciotte quindi ho la tendenza a essere sempre pronto per nuove battaglie e nuove avventure.
Che domanda vorresti che ti facessi?
Real Estate is a medium? Ma è vero che ultimamente ti nutri solo di cibo vietnamita? Vai sempre allo stesso bar?
Ok iniziamo le risposte. Sì, Real Estate è un medium poichè quello che ho tentato di fare è stato colonizzare degli spazi immaginari tipo un giardino, un bagno di fine Ottocento, una stanza sgarrupata, una tenda beduina e chiamarli a gran voce istituzione. Per fare questo ho installato fisicamente sulla mia pittura opere di altri artisti organizzando opening con tanto di curatela e comunicato stampa. A un certo punto gli spazi hanno iniziato a viaggiare veloci, molto più di qualsiasi edificio, raggiungendo così i posti migliori per presentare il lavoro degli artisti invitati. Sottoscale dei musei, ponti, appartamenti privati, teatri e quant’altro erano i luoghi ove appariva come in sogno Secondo Stile, il mio spazio espositivo nomade. Una serie di direttori temporanei hanno portato gli spazi dall’India al Portogallo, dall’Inghilterra alla Francia coinvolgendo molte persone. Io intanto mi ritiravo in quanto l’opera viveva da sola.
E qui arriviamo alla seconda domanda, sì andavo a mangiare vietnamita per tenermi in forma. Ho perso così svariati kg e ora alla soglia dei 39 anni mi sento in perfetta forma e la sera vado sempre allo stesso bar per un saluto ad alcuni amici.
Immagine di copertina – courtesy Louis Henderson
Intervista a Paolo Chiasera a cura di Emanuela Zanon per FormeUniche