Five questions for Michele Parisi

Michele Parisi nasce nel 1983 in Trentino, a Riva del Garda, e si diploma, poi, nella prestigiosa Accademia delle Belle Arti di Bologna. La sua ricerca si sviluppa interamente nel nuovo millenio, fondandosi su un profondo studio della pittura e della fotografia che lo porta a realizzare opere nelle quali questi due media trovano un’armonica fusione.


Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti tra i tuoi esordi e oggi?

Ho sempre avuto a che fare con l’arte fin da quando ho memoria e questo mi ha portato a fare e compiere scelte in questa direzione, a lasciare che la pittura e tutto il resto mi assorbisse tutto e per tutto.

Ho iniziato nei primi anni duemila, quando mi sono iscritto all’accademia non sapevo bene che fare. Provenivo sia dal mondo della pittura, in maniera autodidatta, sia dal mondo della camera oscura, per motivi di studio. Avevo deciso di unire le due cose tant’è che la mia ricerca, il mio lavoro, si svolge sia in camera oscura, quando creo le immagini mediante camere ottiche, sia sulle pareti dello studio, quando le ricostruisco con la pittura. Con gli anni ho continuato a perfezionare sia la tecnica sia la strumentazione, che mi costruisco da solo. Ho impiegato svariati materiali come la carta velina, la tela e realizzato installazioni. Inoltre, la scelta delle immagini: ovvero che cosa voglio fare e che cosa voglio raccontare. Il mio lavoro è un processo molto lungo e meditato, che parte sempre dalla scrittura, passando poi alla lastra fotografica della camera ottica, per giungere in fine nella pittura, che riconcilia il tutto. Oggi lavoro con una ottima galleria, la Paolo Maria Deanesi Gallery di Trento. Il rapporto con una buona galleria è di fondamentale importanza: non serve aggiungere altro.

Michele Parisi
Courtesy Michele Parisi

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?

È una domanda meno difficile di quando ti chiedono: “che cosa fai?”. Potrei raccontare qualche lavoro per intenderci al meglio ed entrare nell’ordine delle idee. Ad esempio, per la Kunsthalle Eurocenter di Lana (BZ) ho realizzato tre enormi carte veline intitolate Ho donato tutto al sole, tutto meno la mia ombra, nel 2013, prendendo in prestito una frase di Apollinaire. L’idea era quella di narrare il momento della creazione in studio.

Dalla finestra entrava il mattino, per il Mag-Museo dell’Alto Garda, ho voluto confrontarmi con i paesaggi lacustri ottocenteschi della Pinacoteca. Infatti sono tre grandi carte veline. Raffigurano tre istanti diversi del paesaggio, il mattino, impressionati dapprima con la camera ottica, la finestrae dipinti successivamente con il pigmento prelevato direttamente sulle sponde del lago. Ho voluto raggiungere e narrare la visione che ho io di questo incredibile paesaggio, essendoci nato, del resto, lo porto dentro.

Per un’altra opera, Impressing Lights, ho lavorato direttamente sullo spazio della galleria prendendo a soggetto la decorazione a stucco del soffitto: quattro camere ottiche puntate sul soffitto mostrano la genesi mentale del mio lavoro, ben visibile poi nei dipinti esposti a parete. Anche qui, l’idea della luce come genesi e motivo fondante di tutto il mio lavoro. Brevi gravità invece è una serie sugli accadimenti del corpo.

L’otto luglio inauguro una personale all’interno di un forte austroungarico nei pressi di Trento. Avrò l’occasione di esporre una parte del mio ultimo lavoro. La mia mostra rientra in un progetto ben più ampio che coinvolge circa sedici gallerie e trenta artisti, collocati in altrettanti forti situati in tutto il territorio Trentino. La nuova serie si intitola Irae e prende a soggetto la recente distruzione dei siti archeologici di Palmira e l’annientamento del suo significato simbolico. Ci sto lavorando da circa un anno, ho già avuto modo di esporre alcuni lavori di questo ciclo a dicembre duemilaquindici presso la galleria San Fedele di Milano.

Michele Parisi
Courtesy Michele Parisi

Come ti rapporti con la città in cui vivi?

Ultimamente non mi sto rapportando.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?

Vorrei vedere opere che quando te ne vai via ti dispiace. Questa, diciamo, è la mia visione maturata in questi anni.

 Che domanda vorresti che ti facessi?

D: Che vizi hai?

R: Sono schiavo d’umore

www.parisimichele.altervista.org


Intervista di Alberto Pala