Five questions for Klodian Deda

Klodian Deda (1984) vive e lavora a Milano, dove si è laureato in scultura all’Accademia di Brera. Attualmente studia filosofia alla Statale, e con l’opera Hotel Avogadro è stato selezionato tra i finalisti del Talent Prize. Le sue opere si fondano sulla collaborazione col pubblico, inconsapevole o meno della propria importanza e del proprio ruolo. L’opera d’arte diventa quindi testimone, punto di scambio, ironico luogo di fraintendimenti o scoperte.


Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?

Essere un artista all’interno del sistema dell’arte contemporanea è diventato un lusso. Quindi la domanda mi affascina. Parlando seriamente, credo che la consapevolezza di una maturità formale abbia avuto inizio nel 2009 quando sono stato invitato a far parte di un progetto espositivo collaterale alla 53esima Biennale di Venezia. Dal punto di vista tematico, non ho avuto cambiamenti rispetto agli esordi. Lo sviluppo significativo è stata la scelta del medium. Ero molto focalizzato verso le installazioni site-specific. Ho applicato anche la fotografia con un taglio soprattutto documentativo. Attualmente invece, e ormai da qualche anno, utilizzo i linguaggi dell’interactive art.

Klodian Deda
My Ukraine – 2014, installazione site-specific, arte interattiva – courtesy Galleria Zeta, Tirana

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?

Tematiche sociali, politiche e urbane. Iniziando dall’opera For how long che parla della vita di una coppia omosessuale. Il tema della verginità come traccia, segno nell’evoluzione della persona. Non da meno, gli accadimenti politici contemporanei e/o post-moderni penetrano in maniera importante i miei lavori. Ho toccato il fenomeno dell’annessione della Crimea alla Russia, quello della crisi economica, tramite la creazione di una bacheca aperta al pubblico, il quale veniva invitato a mettere in vendita o a svendere i propri beni, fittizzi e non. Per quanto riguarda i progetti in programma, ne ho diversi e attendo di poterli realizzare in modo da ampliare lo spettro di ricerca, per ora.

Come ti rapporti con la città in cui vivi?

Penso che Milano offra molto a livello nazionale, ma anche a livello internazionale non ha una posizione così periferica. È una città a misura d’uomo. Mi sorprende in continuazione con i suoi luoghi nascosti. Quindi è un continuo scoprire.

Klodian Deda
Hotel Avogadro – 2016, Site-specific installation, Interactive art – courtesy Galleria Civica Torre Avogadro, Lumezzane (BS)

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?

Cosa penso del sistema dell’arte contemporanea? È un sistema che ti accarezza se sai gestirlo. Molto dinamico per alcuni aspetti per persone alle quali piace prendere le cose con calma, come me. Naturalmente nei primi anni della carriera ti puoi trovare confuso per il suo lato ostile. Con il tempo inizi a recuperare terreno e inizi a sentirti parte del sistema. Prima arrivi a scoprire la totalità, l’integrità e la completezza del sistema dell’arte contemporanea, meglio si rivela il tuo percorso artistico.

Che domanda vorresti ti facessi?

Che tipo di musica ascolti?

Negli anni dell’adolescenza ascoltavo molta musica elettronica. In quel marasma ho scoperto i Pink Floyd e ho iniziato ad amarli sempre di più. Da quegli anni, oggi sono rimasti solo loro. Una dipendenza.

www.klodiandeda.net

Immagine di copertina: Klodian Deda


Intervista a cura di Claudia Contu per FormeUniche