Five Questions for Jacopo Valentini

Jacopo Valentini è nato nel 1990 a Modena e si è formato tra l’Italia (Master in Photography presso IUAV) e la Svizzera (Accademia di Architettura di Mendrisio). Partendo da una preparazione in ambito architettonico, si approccia al mezzo fotografico prediligendolo come principale linguaggio artistico. Di recente si è avvicinato ad altre tecniche con lo scopo di indagare il grande tema del paesaggio con un approccio maggiormente installativo. Si dedica allo studio dello spazio inteso come complesso insieme di molteplici categorie che si fondono tra loro dando origine a scenari naturali e sociali. Conclude il 2019 con numerose esposizioni e inaugura il nuovo anno con un progetto sperimentale nella capitale italiana.


Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?

Credo di avere iniziato a utilizzare la fotografia a scopo di ricerca da un certo lasso di tempo, ma è dopo la laurea all’Accademia di Architettura di Mendrisio nel 2017 che ho intrapreso completamente questo percorso; sono trascorsi all’incirca un paio d’anni. Un aspetto che percepisco in mutamento è la mia personale consapevolezza che cambia verso i contenuti, i movimenti, i flussi da seguire. Riconosco un approccio diverso rispetto all’origine della mia formazione e sperimentazione non solo in termini di pensiero a priori, ma anche di resa finale del lavoro. Un’ulteriore situazione certamente in cambiamento è il mio rapporto con l’artista e docente Stefano Graziani, per me uno dei riferimenti principali del contemporaneo: dapprima suo studente, ho svolto per lui il ruolo di assistente e ancora adesso di collaboratore. Giunto a oggi, considero questa relazione più matura e autonoma, seppur ancora positivamente necessaria.

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?

Mi considero un autore che indaga il landscape applicato ad altre riflessioni; penso di essere molto distante da quello che definirei un interesse di genere topografico. La mia ricerca si snoda attraverso un’elaborazione di concetti che, accostati l’uno all’altro, creano una considerazione madre: diversi contenuti e sotto-progetti ne creano uno più ampio. La maggioranza dei miei lavori viene pensata per essere veicolata sotto forma di libro. Per esempio, Volcano’s Ubiquity è il mio primo progetto, esposto in diverse sedi (tra cui Fondazione Bevilacqua La Masa, Capalbio Photo Festival, Chippendale Studio) e in forme differenti, ora reperibile in alcuni spazi editoriali in Italia e all’estero. Mi interessa il rapporto che si crea tra l’oggetto libro, il suo contenuto e il successivo allestimento di esso in uno spazio che, di volta in volta, cambia insieme alla percezione del fruitore. Mi affascina anche la possibilità di lavorare al contrario o non completamente, applicando un processo inverso oppure uno sviluppo progettuale (creazione e stampa del libro e allestimento) che evolve man mano: non è infatti per me sempre necessario che la pubblicazione del volume sia ultimata prima di un’eventuale esposizione. Il 2019 è stato un anno intenso, a ottobre ho inaugurato un intervento curato da B. A. Kowalczyk presso la Fondazione Ragghianti di Lucca, intitolato Bernardo Bellotto 1740. Viaggio in Toscana, visitabile fino ai primi di gennaio 2020. Il mese di dicembre è molto ricco: espongo a Palazzo Martinengo a Brescia con un estratto di Vis Montium, ricerca on going in parte presentata a Giovane Fotografia Italiana #07 durante Fotografia Europea di Reggio Emilia. Sono presente con un exhibition test presso Chippendale a Milano, con cui ho prodotto e pubblicato il mio primo libro, Volcano’s Ubiquity, ed è possibile vedere un mio intervento all’interno di JOBS, progetto di Linea di Confine a L’Ospitale presso Rubiera (RE). Per l’inizio del 2020 sto ultimando un porgetto per uno spazio romano, dove mostrerò per la prima volta una mia installazione in cui la fotografia non sarà l’unica tecnica utilizzata.



2fuJacopo Valentini, courtesy l_artista, credit Jaspal Birdy.
fuJacopo Valentini, from the series Vis Montium (corallo collezione Spallanzani #1), 2019, 76x63 cm, courtesy l_artista, credit Jacopo Valentini
fuJacopo Valentini, installation view Vis montium Giovane fotografia italiana #07 Reggio Emilia, 2019, credit Jacopo Pasqui
fuJacopo Valentini, installation view Volcano_s ubiquity Fondazione Bevilacqua La Masa Venezia. 2017, credit Silvia Cappellari
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Come ti rapporti con la città in cui vivi?

Sono nato e cresciuto a Modena, ho vissuto cinque anni in un piccolo paese del Ticino e ora sono contento di essere a Milano. Al di là degli stimoli e delle opportunità, un aspetto che apprezzo molto della mia relazione con Milano è la frequente possibilità di uscire da essa per poi tornarvi. Per ragioni legate al mio fare sono spesso fuori città anche per lunghi periodi. Mi piace l’idea di avere qui la mia base ma di non essere “milanocentrico”. Considero questa metropoli molto attiva, qui ho la possibilità di confrontarmi e crescere in costante dialogo con colleghi e figure del settore, sia in maniera diretta sia riflessa.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?

È una domanda complessa, esistono diverse declinazioni di questo sistema che non mi sento di analizzare ora. Un pensiero che invece penso di poter condividere, e che accomuna molti giovani artisti italiani, riguarda le problematiche di autosostentamento in una situazione attuale molto spesso precaria. Inoltre, la continua necessità di ricerca di bandi, borse e altri incarichi inevitabilmente toglie tempo alla pratica artistica, sia essa di ricerca progettuale sia sul campo.

Di quale argomento, oggi, vorresti parlare?

Ora sto andando in Liguria, a ponente, per un nuovo progetto collettivo che auspico si possa realizzare. La mia volontà è quella di sperimentare più tecniche, orientate verso progetti di carattere più installativo, tramite altri approcci. Mi piacerebbe parlarne più a fondo con voi, ma al giusto momento.

Giorgia Bergantin


www.jacopovalentini.it

Instagram: jappivale


Caption

Jacopo Valentini – Courtesy l’artista, ph Jaspal Birdi

Jacopo Valentini, from the series Vis Montium (corallo collezione Spallanzani #1), 2019, 76×63 cm – Courtesy l’artista, ph Jacopo Valentini

Jacopo Valentini – Installation view Vis montium, Giovane fotografia italiana #07, Reggio Emilia, 2019 – Courtesy l’artista, ph Jacopo Pasqui

Jacopo Valentini – Installation view Volcano’s ubiquity, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, 2017 – Courtesy l’artista, ph Silvia Cappellari