Five Questions for Giulia Ratti

Giulia Ratti è nata nel 1992, vive e lavora a Milano. Formatasi presso la Nuova Accademia di Belle Arti, nel 2015 fonda, con Alessandro Moroni, il collettivo /77. Attiva su varie stelle della galassia dell’arte contemporanea, ha ideato, insieme a Giulia Floris, Italian Cluster, un report pensato per censire e raccogliere informazioni riguardo ai project space italiani.

Il suo articolato e complesso percorso estetico trova illuminante sintesti in Habitat, fumetto in corso di realizzazione. Utilizzando uno stile preciso e personale, che rende morbida la componente grafica attraverso tinte delicate da caramella gommosa, realizza opere che oscillano fra sfera personale e collettiva, che danno largo spazio a esigenze narrative, raccontando storie intime (come in Yaz) e generando mondi ambigui dove dolcezza e crudeltà convivono.


Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?

Considero la fondazione di /77 (artist-run-project milanese) nel 2015 l’inizio ufficiale delle mia carriera. Insieme agli altri membri e agli artisti che abbiamo coinvolto ho organizzato progetti di arte contemporanea portando avanti una pratica ibrida e sperimentale. Da dicembre 2017 mi sto concentrando sulla mia produzione personale seguendo gli stessi principi.
Onestamente credo di essere ancora nella mia fase di esordio e da un certo punto di vista spero che questa fase duri il più a lungo possibile perché da sempre mi interessano tantissimo gli artisti e le realtà emergenti per il loro carattere embrionale. Rimanere in uno stato mentale da esordiente/emergente, mi spinge a essere più recettiva e predisposta ai cambiamenti.

Giulia Ratti
Frammento estratto da “Ibrida”, fumetto in lavorazione – Courtesy l’artista

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?

Non riesco a parlare del mio lavoro per tematiche perché è una modalità di pensiero che non mi appartiene.
Credo che il progetto più esemplificativo per parlare della mia pratica sia il mio primo fumetto, una narrazione fantascientifica che sto scrivendo e disegnando da qualche mese. Quando ho cominciato a lavorarci non sentivo né l’esigenza né l’ambizione di concluderlo, infatti, anche più in generale, non ho la smania di finalizzare un lavoro, non mi interessa confezionare un prodotto, anche se ovviamente per necessità professionali è imprescindibile. Quello che mi spinge davvero, quello che mi da l’energia per portare avanti la mia pratica è lo stimolo mentale che provo nel lavorare ai progetti e non la soddisfazione che mi dà concluderli. Il prodotto finito non mi appaga, è invece nella fase di lavorazione, della ricerca e del confronto che ho insieme alle persone a cui mostro il work in progress che trova compimento il mio lavoro.

Al momento sto lavorando anche a un altro progetto editoriale insieme a Giulia Floris, una storica dell’arte che attualmente vive a Roma: Italian Cluster, un report che analizza i project space italiani che lavorano nel campo dell’arte contemporanea.

Inoltre, dopo aver concluso l’esperienza triennale con /77, artist-run-project di Milano, che ho fondato insieme ad Alessandro Moroni, ho costituito, sempre insieme a lui, :pillow, un collettivo soffice e confortevole.

Come ti rapporti con la città in cui vivi?

Passo la maggior parte del mio tempo davanti a tre schermi: computer, tavoletta grafica e IPhone. Il tempo che passo off-line lo passo con i miei affetti quindi è abbastanza indifferente stare in un posto piuttosto che in un altro.
Vivo da sempre a Milano, e ho smesso di trovare la città stimolante, ma paradossalmente in questo momento della mia vita questa situazione mi aiuta a lavorare perché sto costruendo il mondo del mio fumetto e vorrei che fosse il più possibile un paesaggio mentale profondo, quindi qualcosa di personale e non di indotto dall’esterno.

Giulia Ratti
Frammento estratto da “Ibrida”, fumetto in lavorazione – Courtesy l’artista

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?

L’unico sistema che conosco è quello milanese e la mia storia lavorativa fino a ora mi ha permesso di viverlo principalmente dal punto di vista dell’arte emergente (con questo termine mi riferisco a diverse figure professionali: artisti, curatori, project space, giovani gallerie, progetti editoriali etc.).
Quello che non amo del mondo dell’arte milanese, e che poi a mio parere si riflette nella logica di sistema, è la mancanza della critica. Per me la critica è la base dell’analisi e della comprensione del lavoro artistico, un ambiente non critico a mio parere non è stimolante.
Il mondo dell’arte milanese è troppo piccolo forse, oppure semplicemente nessuno ha voglia di litigare, quindi tutti si tengono le proprie opinioni per sé.
Forse da fuori io sembro perfettamente assimilata a questo sistema, non so. In linea generale la mia politica è che se nessuno mi chiede cosa ne penso sto zitta, altrimenti cerco sempre di essere il più sincera possibile.

Che domanda vorresti che ti facessi?

Cos’è un bubble tea?

www.giuliaratti.myportfolio.com

Immagine di copertina: Giulia Ratti – Courtesy l’artista


Intervista a cura di Marco Roberto Marelli