Five questions for Francesca Pasquali

Conoscere Francesca Pasquali è un arricchimento: la sua simpatia, la sua tenacia ti pongono in immediata empatia con lei. La nostra conoscenza, con il tramite di Ilaria Bignotti, risale alle mie assidue frequentazioni bolognesi e alle mostre innovative che la Fondazione Lercaro realizza.
Sono stata subito molto colpita dai materiali che utilizza, in particolare le cannucce, per comporre sculture a più livelli che, se da un lato rimandano a una certa idea di arte poverista, dall’altro ti spingono verso un atteggiamento di stupore e di meraviglia.


 

Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?

Ho iniziato ad approcciarmi all’arte durante il periodo dell’Accademia, ormai 15 anni fa. Alla fine degli studi ho capito che quella era la strada che avrei voluto percorrere per il mio futuro.
Dagli esordi a oggi tanto è cambiato: la mia maturità e consapevolezza, la mia convinzione, la mia intraprendenza e voglia di andare avanti. All’inizio l’incertezza era forte, mi sentivo spaesata e senza un appoggio, nessuno ti insegna come approcciarti al mondo dell’arte, nessuno ti insegna le modalità per presentare e far conoscere il lavoro. Poi, pian piano, passo dopo passo, le cose sono venute da sole.

Francesca Pasquali
SPIDERBALL CLOUD – installazione sito-specifica, ragnatori colorati, Musei Civici Casa Degli Umiliati, Monza, 2015, 600x400x500 cm – courtesy Francesca Pasquali

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?

Sono assolutamente convinta che ogni forma d’arte sia indissolubilmente legata alla natura, pertanto, il mio lavoro parte proprio dallo studio della natura, analizzata fin nel suo intimo, fino alla ricerca delle particelle non visibili a occhio nudo, nella speranza di evocare, attraverso la materia del mio tempo, la plastica, forme armoniche e archetipe che la natura è in grado di creare, così perfette e precise. L’intenzione è di ricostruire, attraverso l’artificio delle superfici texturizzate, schemi costruttivi che si ritrovano già in natura, così che il lavoro appaia familiare ed entri subito in contatto con l’osservatore, che conosce già inconsciamente tali forme, perché le ha percepite e vissute crescendo e conoscendo il mondo, dall’infanzia all’età adulta.
Proprio per sostenere al massimo questa mia ricerca, che come immagini è fatta di materiali spesso effimeri, temporanei, ho fondato il Francesca Pasquali Archive, un vero e proprio archivio formato da diverse professionalità che non è solo rivolto alla archiviazione e alla autenticazione delle mie opere, ma che grazie all’uso di sistemi di tecnologia avanzata, quale in primis un database cui è collegato il chip incorporato nel documento di autenticità, vuole porsi in modo innovativo e di ricerca a livello internazionale.
Oltre a mostre internazionali alle quali sto partecipando, che mi permettono di entrare in contatto con realtà e situazioni artistiche diverse da quella italiana, così da potermi confrontare e aprire la mente a nuovi stimoli, sto sperimentando l’interazione delle nuove tecnologie con le mie materie: video, suono, sensori di presenza che leggono il movimento del corpo dell’osservatore per farlo interagire e farlo diventare compartecipante e attore attivo dell’opera stessa.

Come ti rapporti con la città in cui vivi?

Amo la mia città, Bologna, e ho in serbo un grande progetto, che chissà se riuscirò mai a realizzare; c’è un luogo della città sul quale ho puntato gli occhi e che amo particolarmente, per quel posto ho pensato un progetto ambientale che spero davvero un giorno di poter “costruire”.

Francesca Pasquali
FRAPPA – 110X220 cm, neoprene, opera per la mostra personale dal titolo “Plastic resonance”, Leila Heller, New York – courtesy Francesca Pasquali

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?

Credo che oggi il sistema potrebbe puntare a investire in maniera più consistente sullo sviluppo imprenditoriale, economico e lavorativo dei giovani. L’arte contemporanea dovrebbe essere un grande strumento per far crescere nuovamente una generazione di giovani che puntino alla creatività e alla manualità; tutto questo però in stretto dialogo con le nuove tecnologie digital-web che oggi, più che mai, hanno il compito di amplificare il messaggio di futuro di cui esse stesse sono promotrici.

Che domanda vorresti ti facessi?

Con chi ti piacerebbe collaborare per una prossima mostra?

Mark Rothko!

www.francescapasquali.com

Immagine di copertina: Ritratto © Pietro Savorelli


Intervista a cura di Irene Finiguerra