Dario Maglionico nasce a Napoli nel 1986. Trasferitosi a Milano, città in cui oggi vive e lavora, consegue una laurea in Ingegneria Biomedica presso il Politecnico di Milano. Al suo percorso di studi affianca un’intensa pratica pittorica che lo conduce alla sua prima mostra collettiva nel 2014 e a essere scelto da Einaudi per la copertina e alcune illustrazioni di Scherzetto di Domenico Starnone. La sua ricerca estetica orbita intono alla precisa scelta di due cicli pittorici che lo conducono a indagare, in maniera coerente con l’epoca in cui vive, il tema della luce e quello della rappresentazione sincronica di figure e oggetti che occupano uno sfondo-ambiente in cui i concetti di tempo e percezione rimangono sospesi fra realtà e sensi.
Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?
Dipingo da una quindicina d’anni. Ho scoperto la pittura durante gli ultimi anni del liceo scientifico e ho continuato durante gli anni di Ingegneria fino a oggi. Se per artista intendi il mestiere dell’artista, da quattro anni. Nel 2014 partecipai alla prima collettiva.

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?
Parlano della quotidianità, della coincidenza tra ciò che esperiamo e ciò che siamo e riflettono sull’identità. Sono affascinato dalla percezione, dalla soggettività dello spazio e del tempo. Guardo all’eterno presente in cui siamo tutto ciò che siamo stati. Cerco di fissare sulla tela questo concetto, ma essenzialmente amo dipingere. Ritraggo interni domestici, la casa, come l’Io cosciente, cela zone e spazi oscuri che mi piace indagare. La mia pratica pittorica è continua, ogni lavoro mi pone nuove domande, mi porta a nuove scelte e a confermarne delle precedenti.
A Vicenza, presso APART spazio critico, abbiamo appena inaugurato When I am, I was a cura di Sharon di Carlo. La mostra raccoglie una selezione dei lavori più recenti e rimarrà aperta fino a inizio dicembre.
In questi giorni sto lavorando a un nuovo corpo di opere che esporrò al PULSE Art Fair Miami di dicembre, con Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano. È per me la prima occasione per mostrare il lavoro all’estero e confrontarmi con un pubblico nuovo in un contesto come quello della fiera. Sono curioso.
Come ti rapporti con la città in cui vivi?
Mi sono trasferito a Milano da 3 anni. È una città che a volte ti ruba un po’ di serenità ma allo stesso tempo ti da tante opportunità di confronto e condivisione dal punto di vista artistico e culturale. Milano è una città internazionale dove riesci a sentirti sia italiano che terrestre e mi piacciono entrambe le cose.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?
È un sistema aperto, con ruoli e luoghi più o meno definiti. Segue le regole di mercato, si fonda sulla domanda. Credo molto nel lavoro della galleria che ha il compito e la responsabilità di seguire e sostenere il percorso dell’artista.
Molte dinamiche che lo governano non mi sono ancora ben chiare, cerco di rimanere concentrato sul mio lavoro, la mia responsabilità.
Che domanda vorresti ti facessi?
Avresti preferito che l’ultima domanda fosse la precedente?
Si.
Immagine di copertina: SINCRONIE – Pinacoteca del Castello di Legnano – courtesy BENDO
Intervista a cura di Marco Roberto Marelli per FormeUniche