Claudia Sinigaglia nasce a Padova, nel 1985, e oggi vive e lavora a Milano. Nel 2008 conclude il suo percorso di studi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera dopo aver frequentato, l’anno precedente, l’Akademie der Bildenden Kunste di Vienna grazie al progetto Erasmus. Attraverso una serie di residenze vive in alcune delle città più popolose del mondo, approfondendo un percorso estetico che indaga il rapporto fra città e individuo anche attraverso una matrice incisivamente garuttiana che la conduce ad analizzare ed esporre il comportamento collettivo degli esseri umani, sia esso riferito a folle non organizzate sia stretto su gruppi precisi di individui.
Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?
I miei esordi come artista non risalgono a molto tempo fa; posso dirti che è cambiato il mio modo di lavorare rispetto a quando frequentavo l’Accademia. In questi anni ho cercato di viaggiare molto e di sviluppare la mia ricerca entrando in contatto con contesti diversi, così il mio lavoro si è intrecciato con le esperienze, con gli incontri e la mia ricerca si è delineata intorno ad alcune tematiche che emergono ricorrentemente nei miei lavori.
Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?
La mia ricerca riguarda principalmente il comportamento individuale e collettivo in relazione allo spazio urbano. Mi interessa il modo in cui trasformiamo le circostanze e come, parallelamente, si plasmano le nostre abitudini in relazione ai luoghi in cui abitiamo, questo processo di adattamento che più o meno consapevolmente influenza le nostre ambizioni, i nostri desideri e la nostra immaginazione.
Ora sto sviluppando un lavoro iniziato a Tokyo durante la mia residenza a Paradise A.I.R., dopodiché ho in programma degli altri progetti legati alla vita nelle metropoli e alle immagini che emergono dalla quotidianità in questi contesti estremamente attivi e densamente popolati, tra aspettative sociali, nuovi trend, esigenze del mercato e urgenze globali.
Come ti rapporti con la città in cui vivi?
Vivo a Milano perché percepisco questa città come un “hub”, mi piace per la sua energia ed è una città che mi ha permesso di fare incontri preziosi. Mi sono trasferita qui spinta da una necessità incombente di sfuggire al contesto di un piccolo paese di provincia e oggi trovo altrettanto necessario spostarmi, almeno periodicamente, all’estero.
Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?
Penso che come tutti i sistemi sia un insieme di relazioni, ma che a differenza di altri abbia la possibilità di restituire una visione critica e consapevole sul contemporaneo.
Di quale argomento, oggi, vorresti parlare?
Vorrei parlare di come prende forma lo sviluppo urbano in città come Shanghai o Dacca, che oggi sono tra le più popolose e più densamente popolate al mondo. Oppure di quelli che in Giappone vengono chiamati “johatsu”, gli “evaporati”, migliaia di casi di persone che hanno deciso di scomparire dalla scena sociale e civile, cambiando la loro identità e la loro esistenza, cambiando indirizzo, e di cui oggi non si ha più traccia.
A cura di Marco Roberto Marelli
Instagram: claudia_sinigaglia
Caption
Claudia Sinigaglia, Shanghai, 2018 – Courtesy l’artista, ph. Ancel Jo
Untitled (Central Station), 2018 – Matita su carta, 42×30 cm – Courtesy l’artista, ph. Alessandro Zambianchi
Untitled (Constellations), Dubai – JBR, 2015 – Stampa inkjet su carta cotone, 45×39 cm – Courtesy l’artista, ph. Alessandro Zambianchi