Caterina Morigi è nata a Ravenna, nel 1991, e oggi vive e lavora (temporaneamente) a Torino. Laureata, nel 2017, in Arti Visive presso l’Università Iuav di Venezia, il suo fare indaga le tracce presenti nel mondo e nella natura. Accadimenti minuti ed epidermici generano una connessione fra biologico e minerale, la pelle delle cose pone un dialogo sottile e fortemente tattile fra gli esserci in divenire del mondo. Attraverso un uso mimetico e delicato della materia recupera processi antichi risemantizzandoli e inserendolo nel più attuale contesto di ricerca internazionale, elevando il rapporto artigianale con il medium a strumento di dialogo collettivo.
Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?
Dal 2011 ho iniziato a dare forma fisica a concetti studiati, a trasformarli in immagini, ma nei primi anni i lavori apparivano più come esercizi. Progressivamente ho approfondito le tesi con la ricerca, creando progetti dal corpo solido e, soprattutto, aggiungendo al mio metodo una fase empirica. Lavoro per mesi o anni sul progetto, poi lo lascio depositare, tornandoci sopra più avanti.
A oggi vedo la mia pratica mutata, poiché non vi è un semplice fil rouge che collega i vari lavori, ma una struttura più fluida, la visualizzo come la forma di un grande corallo sottomarino.
Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?
Ho iniziato schematizzando azioni ripetute, ad esempio quella di ricalcare le macchie “casuali” sui Quaderni, con il tentativo di innalzare l’errore allo stato di opera d’arte. Nella mia pratica rimane spesso presente questa dimensione intima con la produzione di oggetti piccoli. Alla ricerca di nuovi linguaggi, ho affinato lo sguardo verso la lettura del paesaggio esterno, naturale e architettonico, ma mi sono rivolta anche verso la storia intrinseca della materia e verso la storia umana delle tecniche, operando una sovrapposizione tra micro e macro.
Tra pochi giorni, il 25 ottobre, inauguro una mostra personale su due sedi a Torino: a Villa della Regina, un luogo incredibile e poco conosciuto, e nell’Artist-run Space Mucho Mas!. Ho realizzato, per la sede storica, un’istallazione che vive in relazione con le marmorizzazioni parietali del salone centrale del palazzo, in cui metto alla prova la sopravvivenza – a stretto contatto – di copia e originale. Ventiquattro elementi di pietra e porcellana saranno esposti nell’allestimento della designer Sara Ricciardi. La porcellana è una materia preziosa, difficile da lavorare perché restituisce ampliati, in fase di cottura, gli errori commessi durante la modellazione. Ma il nome della mostra, Sincerità della materia – Honesty of matter, prende spunto anche dall’accezione napoletana del termine ‘sincerità’: di solito è un frutto a essere sincero, quando lo si addenta e la sua bellezza ne rispecchia il gusto.
Per il progetto che mostreremo nello spazio indipendente il mio riferimento è invece l’opus sectile di epoca romana, in cui, per rappresentare l’incarnato umano, veniva utilizzato un tipo specifico di marmo colorato. Così ho rielaborato questo elemento con una particolare tecnica, per mettere in luce nuove visioni e suscitare quante più possibilità interpretative.
Come ti rapporti con la città in cui vivi?
Sono anni che mi muovo da un posto all’altro, per progetti e residenze, in Italia e all’estero. Cerco di vivere il più possibile del luogo in cui mi trovo e apprendere dall’atmosfera che emana. Ora ho casa e studio a Torino, non so quando mi sposterò di nuovo.
La mia relazione con i luoghi passa anche molto attraverso gli occhi: le città in cui ho vissuto dal 2013 sono ritratte sotto forma di “catalogo di superfici” in un libro che ho appena pubblicato con Witty Kiwi.
Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?
Ciò che ora mi trattiene in Italia sono proprio i luoghi storici stratificati e le atmosfere, ma onestamente il resto rimane un contesto complicato. Trovo i meccanismi del sistema dell’arte contemporanea molto rallentati e obsoleti, si inceppano facilmente.
Dal punto di vista dell’artista la difficoltà a sostenersi economicamente è grande, come quella di fare incursione nelle nelle istituzioni pubbliche. Occorre molto impegno per trovare continuamente borse di studio e fee.
Di quale argomento, oggi, vorresti parlare?
Con la mia ricerca non verto direttamente su temi politici o ambientali urgenti, ma parlo di dettagli che in qualche modo fanno parte di un contesto più ampio, agisco come in una sineddoche, per mettere in luce il tutto attraverso una piccola parte e viceversa.
Una componente della relazione che l’uomo mantiene con la natura riguarda l’osservazione e la copia. Talvolta confinato negli sfondi, talvolta reso soggetto della rappresentazione, il mondo naturale ha sempre fatto parte di dinamiche di sguardi suscitando meraviglia. Il mio sguardo è orientato verso la relazione che sussiste tra uomo e natura, in un reciproco rapporto di imitazione e somiglianza. Per la sua trama si è sempre continuato a imitare e ammirare la pietra, vengono spesso ricreate le sue forme naturali, sebbene sia possibile utilizzarle in originale. Anche oggi si continua a cercare la mimesi sfruttando le ultime tecnologie; con la porcellana si realizzano rivestimenti architettonici in finto marmo, con ottimi risultati a livello di illusione. La ceramica viene anche usata con finalità biomedica nel riprodurre parti del corpo umano in uno sforzo di imitazione totale e di integrazione con il tessuto osseo.
Col passare del tempo, nell’accumularsi delle tracce, la pelle acquisisce progressivamente una trama sempre più complessa. Nei, macchie, cicatrici disegnano una storia personale che contiene un senso profondo. Tutte le cose hanno una pelle, così, vorrei porre l’attenzione sull’identico processo che avviene in un tempo più dilatato sulla solida pietra. Nella sua micro-macro geografia si possono riconoscere vene, ma anche fiumi, occhi o crateri; sono depositi di sostanze che formano un’astratta perfezione, la quale va a solleticare nell’osservatore sia l’universo personale razionale, sia l’irrazionale.
A cura di Marco Roberto Marelli
Instagram: caterinamorigi
Caption
Ritratto di Caterina Morigi – Courtesy e ph Caterina Morigi
Caterina Morigi, Honesty of matter, libro d’artista, Witty Kiwi, 2019 – Courtesy Mucho Mas!, ph Luca Vianello e Silvia Mangosio
Caterina Morigi, All’eternar le opere, Venezia 2016 – Courtesy e ph Caterina Morigi
Caterina Morigi, 1/1, Bologna 2018 – Installation view al MAMbo – Courtesy e ph Caterina Morigi