Andrea Familari (1987) è un artista italiano che vive e lavora a Berlino. La sua ricerca è orientata sugli aspetti audio-visuali dell’opera, o meglio, sulla loro fusione e scambio.
La scomposizione del micro/marco cosmo viene indagata attraverso video, mapping, installazioni interattive, scenic design.
Riflessione, trasformazione, potenza dei materiali, densità, energia, forme, connessioni, sonorità, vibrazioni, geometrie, combinazioni, organismi naturali, ricerca ipnotica. Se dovesse esserci un lessico enumerativo e descrittivo della poetica di Familari, sarebbe questo. Ed è proprio questa ricchezza che lo rende uno degli artisti più interessanti del panorama contemporaneo.
Nel 2013 ha fondato inseme a Marco Berardi (Mogano) e Giuseppe Bifulco (Drøp) la Records Label Arboretum una piattaforma per esperimenti Audio/Video.
Si è esibito in importante manifestazioni come Arte Fiera Bologna, Berlin Atonal, Mapping Festival, Mira Festival, Krake Festival, roBOt Festival, Flussi Festival e alla galleria Tornabuoni.
Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra gli esordi ed oggi?
Ho iniziato nel 2009 a Pisa con piccole mostre fotografiche, successivamente sono passato al video in modo molto naturale, pensandoli come una foto in movimento, e dal 2011 è diventata la mia professione principale.
Sicuramente rispetto agli esordi ho più consapevolezza di quello che vado a ricercare, più sicurezza estetica e una maggiore analisi delle situazioni in cui mi trovo. Banalmente sono cresciuto.

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?
La tematica principale dei miei lavori è l’analisi delle geometrie presenti in natura, negli ultimi anni mi sono soffermato soprattutto su quelle di alberi e foglie unendole alla mia ricerca di analisi audio con un costante dialogo che metto costantemente in connessione fra audio e video. Più nello specifico, tramite l’analisi delle tracce audio, che di volta in volta scelgo, vado a creare forme geometriche per poi decomporle con l’intento di far “viaggiare” lo spettatore in un mondo nuovo. Attualmente la mi ricerca si sta spostando sempre di più verso la realtà virtuale.
Nei prossimi mesi continuerò a presentare le opere proposte nella mostra appena conclusa nella galleria Adiacenze a Bologna in diversi festival in Europa. Sto lavorando a un grosso progetto live per il prossimo anno.
Come ti rapporti con la città in cui vivi?
Vivo a Berlino da quasi quattro anni e continua a darmi stimoli e ispirazioni come quando sono arrivato. Ricevo costantemente input provenienti da diverse realtà quali Spektrum e Scope Session. È presente un processo molto attivo e immediato di scambio di idee che creano un meccanismo molto immediato che mi aiuta a crescere, non solo artisticamente ma anche personalmente, senza troppi pregiudizi. Cerco di viverla a pieno assorbendo e ragionando su quello che giornalmente mi circonda in questa capitale.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?
È da poco che ci sono dentro, vorrei aspettare prima di proporre un’analisi, ma posso già dire che è un sistema e come tale ha i suoi lati positivi e negativi. Sicuramente è più controverso rispetto ad altri sistemi da me frequentati.
Che domanda vorresti che ti facessi?
Mi piacerebbe che mi venisse chiesto: quali sono gli artisti da cui trai ispirazione ?
Sono molto affascinato dall’arte digitale proveniente dal Giappone, primi fra tutti i lavori di Ryoji Ikeda e Ryoichi Kurokawa, per il loro tratto minimalista molto distintivo. Altro artista di riferimento è sicuramente Tarik Barri e la sua capacità di creare mondi astratti di un’emotività unica. Guardando la penisola italiana le visualizzazioni di Franz Rosati, una pietra miliare.
Intervista a cura di Federica Fiumelli per FormeUniche