Five questions for Alessandro Saturno

Alessandro Saturno (Napoli, 1983) compie gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e in seguito a Bologna, dove attualmente vive e lavora. Fedele da sempre alla pittura, considera questa forma espressiva come il tramite più diretto per analizzare e comprendere il mondo nel suo duplice aspetto visibile-invisibile.
La sua ricerca, incentrata sul mistero organico della materia in cui s’incarna lo spirito, interroga i fondamenti della visione rispecchiando la genesi incerta dell’immagine nell’era della smaterializzazione digitale.


Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti tra i tuoi esordi e oggi?

La domanda mi permette di delineare una differenza sostanziale. Fare l’artista presuppone esserlo, ma non sempre si riscontra questa relazione nel panorama attuale. Sicuramente il fare è ricondotto a una dimensione professionale e lavorativa, una dimensione che dà riconoscimento in un conteso e in un sistema. L’essere, invece, non ha né cronologia né memoria, ma è un insieme più complesso e profondo, che affonda le radici nel sentire, nello stomaco delle proprie visioni. Comunque, per me, il passo fondamentale per la professione è stato qualche anno fa, nel 2013, con le prime mostre personali di rilievo a Napoli e Bologna e in verità il tempo dell’esordio si dilata fino ad oggi per meccanismi legati al sistema. Posso dire di essere ancora un emergente e va bene così, è una delle regole del gioco, ma la maturità, la consapevolezza e la determinazione crescono giorno dopo giorno a una velocità che supera sempre di molte misure la lentezza degli step professionali.

 

Alessandro Saturno
Ciò che non tramonta – 2012, tessuti tinti a mano, dimensione ambientale, complesso monumentale di Santa Maria della Pace, sala del Lazzaretto, Napoli – courtesy Alessandro Saturno

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?

Le mie tematiche nascono e si ricongiungono in un unico bacino di ricerca. Tutte sono legate a un mistero, quello della materia e dello spirito, alla relazione tra queste due sfere dell’umano esplorate attraverso il corpo e la sua immagine. La soglia del visibile, l’identità, il confine e la temporalità della vita vivente, sono alcune delle tappe tematiche trattate. Mi piace pensare alle mie opere come un istante di congiunzione tra un passato sull’orlo della sparizione e un futuro ancora invisibile e inimmaginabile.
In questo momento sto lavorando a vari progetti che saranno destinati a spazi tra Milano, Bologna e la Sicilia. La pittura è sempre al centro di questi lavori insieme a una componente installativa nella quale sarà “immerso” lo spazio del quadro. Altro progetto molto stimolante è la realizzazione di una serie di opere in dialogo con una collezione d’arte sacra e i suoi spazi.

Come ti rapporti con la città in cui vivi?

Sono napoletano ma vivo a Bologna da diversi anni. È una città che mi accoglie seppure diversissima da Napoli. Qui l’assenza importante è sicuramente il mare, ma è per me un’assenza fondamentale per una sorta di trascrizione della distanza. Di Bologna amo la sua centralità e lateralità nello stesso tempo, è un luogo contraddittorio nella sua duplice natura di città ricca di eventi culturali tra arte, cinema, musica, e la sua forma, i suoi colori e le sue dinamiche più da paese che da grande metropoli. Mi piace molto questa contraddizione.

Alessandro Saturno
L’io liquido – 2013, tessuti tinti a mano, passerella in legno, acrilico e olio su tela, 180 x 180 cm, Adiacenze, Bologna – courtesy Alessandro Saturno

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?

È un oggetto misterioso. È un sistema fatto d’insiemi e sotto insiemi nel quale è indispensabile una personalissima bussola per orientarsi. Tutto sommato è un luogo di relazioni e palcoscenici fondamentali per la vita professionale dell’arte, ma dove spesso la professione emerge in primo piano e l’arte resta sullo sfondo.

Che domanda vorresti che ti facessi?

Perché la pittura, ancora pittura oggi?

In altre occasioni ho rimarcato il perché della pittura in ambito contemporaneo e di ricerca, qui vorrei sottolineare il carattere più ampio di questo linguaggio, nella sua dimensione antropologica. Aldilà delle ricerche artistiche individuali, credo nella potenza di questo linguaggio come strumento formativo e di conoscenza per tutti, fondamentale per l’esplorazione del mondo, quindi della propria visione e del proprio corpo oltre ogni dispositivo tecnologico. Per queste ragioni sposo totalmente le parole di Gino De Dominicis che definiscono il disegno, la pittura e la scultura non come linguaggi tradizionali ma come linguaggi originari.

www.alessandrosaturno.com

Immagine di copertina courtesy Alessandro Saturno


Intervista ad Alessandro Saturno a cura di Emanuela Zanon per FormeUniche