Five questions for 108

108, classe 1978, vive ad Alessandria e nel mondo. Fra gli artisti più interessanti di quel panorama dell’arte che si sviluppa sul punto di rottura fra street art e arte tradizionale, ha fatto parte dello storico gruppo degli OK, inserendosi così all’interno di uno spaccato importante della vita dell’arte indipendente, che viene dal basso e  dall’auto-produzione. La sua astrazione si propaga dalle pareti cittadine fino a quelle dei ruderi sperduti nei boschi.

In mostra fino al 26 luglio 2016 da Antonio Colombo Arte Contemporanea a Milano, in una combo con l’artista Silvia Argiolas.


Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?

Probabilmente lo sono sempre stato. Ripensando ai primi ricordi che mi vengono in mente, credo di essere sempre stato attirato dal disegno e dai lavori manuali creativi. Forse è una cosa che facevo anche in una o più vite precedenti? Non lo so, dovrei provare con l’ipnosi regressiva. Comunque da ragazzino mi sono appassionato ai fumetti e poi ai graffiti. Verso la fine degli anni novanta ho cambiato il mio nome con un numero e ho iniziato a eliminare il superfluo, in quel periodo è nato 108. All’epoca non era assolutamente nei miei progetti diventare un artista, lo vedevo un po’ come una fantasia o un sogno irrealizzabile, però “l’arte” è sempre stata al primo posto nei miei interessi. Ci pensavo quando studiavo, quando lavoravo, quando dormivo. Negli anni, complice la crisi economica e il paese in cui vivo, ho cambiato vari lavori, sempre con contratti penosi malgrado la laurea al Politecnico, ma nel frattempo venivo invitato a fare mostre e a partecipare a festival in giro per il mondo. Inoltre dal periodo in cui venivo considerato un freak che faceva forme nere, ero passato a essere visto da alcuni come un precursore. Vendevo qualche tela e a un certo punto il mio hobby non lasciava più tempo al lavoro. Oggi faccio fatica a fare tutto quello che mi viene proposto e sono costretto a fare molta selezione. Quindi diciamo che a parte stanchezza, ansia e una situazione economica futura sempre incerta, sto facendo quello che anni fa era solo un sogno!

Courtesy 108

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?

Io mi rifaccio all’astrattismo delle avanguardie storiche. Lo dico sempre, Kandisky, Malevich e Arp sono quelli che più di ogni altro mi hanno ispirato. Quindi i miei lavori sono pittura pura, forma e colore, non raffigurano niente e assolutamente non hanno valore politico. Poi c’è l’altra parte, quella più personale e meno visibile, che si accompagna alla pittura e che ha fatto si che il mio dipingere si sviluppasse, in gran parte, in ambito pubblico. L’interesse per il territorio, la sua storia, specialmente quella più nascosta, il folklore, ecc., poi, ovviamente, al centro di quello che faccio ci sono sempre io. Dipingere e lavorare con ogni tipo di media è anche un modo per esplorare me stesso anche nelle parti più profonde e oscure.

Come ti rapporti con la città in cui vivi?

Sono nato ad Alessandria ed è qui che ho il mio studio e vivo. Per qualche anno ho vissuto a Milano, dove ancora oggi torno settimanalmente e dove c’è la galleria con cui sto lavorando (Antonio Colombo), la considero la mia seconda città. Detto questo mi sento profondamente legato al luogo in cui sono nato. Sia la città sia le colline, le campagne e le montagne che la circondano. A livello urbano è uno dei centri più decadenti di tutto il nord, gran parte dei giovani se ne vanno, e un po’ tutto sta andando in rovina. Eppure questa situazione mi ha influenzato tantissimo. Un po’ come altri piemontesi mi sono formato artisticamente più nelle aree industriali dismesse che sui supporti classici. Questo mi ha dato modo di conoscere queste zone in modo diverso dalle altre persone. Partendo da questo sono poi andato indietro studiando il folklore, la storia popolare ed antica. Sicuramente c’è un rapporto di amore e odio, ma molto, molto, radicato tra me e questo territorio.

Courtesy 108

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?

Cerco sempre di non pensarci troppo, non sono molto bravo nell’organizzarmi. Sono un artista perchè amo il processo creativo e faccio fatica a fare il resto e a occuparmi delle faccende più burocratiche. Cerco di fare tutto da solo da sempre. Lavorando molto all’estero, posso vedere tutta una serie di problemi in quello che è il sistema dell’arte in Italia. Mi piacerebbe ci fosse più supporto verso gli “Artisti Italiani”. A livello pubblico, ad esempio, sono stato aiutato molte volte in altri paesi europei, mentre qui in Italia non ho mai avuto nessun tipo di supporto, o aiuto finanziario. Anche per questo io mi considero un artista europeo, non italiano. In generale ovviamente mi piacerebbe essere meno legato al lato commerciale dell’arte.

Che domanda vorresti ti facessi?
D: Quanti gatti hai?
R: Quattro.

www.108nero.com


Intervista di Michael Rotondi