Sono sei gli artisti che, da Fanta Spazio, espongono opere il cui intento è indagare, con diverse forme e diversi mezzi espressivi, cosa significhi nei nostri anni produrre immagini, rappresentazioni che non siano semplici fotografie da postare ma soggetti autentici, nati dalla spontaneità della mente e del sentimento.
Spesso ci si domanda cosa sia la creatività. Se ne parla, si discute di questa capacità come una delle più importanti e ricercate soft skill anche all’interno del contesto aziendale. L’essere creativi appare oggi una delle caratteristiche distintive che permettono l’adattamento e la sopravvivenza all’interno di in una rilettura del principio darwiniano.

Poco si sente discutere di fantasia. Questa, considerata una disciplina dell’ozio più che dell’utilità, è stata un poco lasciata da parte. Forse perché troppo infantile per rientrare nell’ottica di una produttività continua e sempre più veloce, anche in ambito artistico. Eppure, fantasia è la capacità di creare immagini, la prima facoltà a cui un artista, ma non solo chi si assume questo ruolo, fa riferimento nell’azione del pensiero.
Lo sapeva bene Italo Calvino che ne ha fatto un grande uso, non solo nella scrittura dei suoi testi ma anche come soggetto delle, mai svolte, Lezioni Americane, sei proposte per il prossimo millennio. Sono proprio le sue parole a fare da cappello introduttivo a questa mostra, che sceglie infatti l’incipit della lezione sulla visibilità : Fantasy is a place where it rains.
Oggi viviamo in un contesto in cui di immagini se ne trovano fin troppe, costanti, sempre presenti, ovunque. Molte volte accade quindi, che, per stanchezza o per eccesso di una continua esposizione al loro attacco, si trovi un modo creativo per riproporre le stesse, all’interno di un contorno diverso, per farle apparire nuove.
I sei artisti invitati in mostra non accettano questa pratica e facendo ricorso alla loro fantasia, provano a mostrare qualcosa di sovversivo. Cercano infatti, immagini resistenti, che non rispondano ai meccanismi che oggi regolano la produzione di raffigurazioni.

Con voci diverse, ognuno di loro affronta la realtà scardinando gli ingranaggi che regolano le modalità attraverso cui essa viene percepita. Con Jiri Kovanda (Praga, 1953) il quotidiano non si legge più come si è soliti fare: l’umorismo e l’ironia modificano i costanti gesti e comportamenti di ogni giorno. I parametri di comparazione, gli indici di lettura del contemporaneo, vengono scardinati dalle opere di David Horvitz (Los Angeles, 1984) che si approccia alla realtà in un tentativo autodistruttivo di rappresentazione, i cui limiti sono insiti nel procedimento stesso: nella serie di acquerelli intitolata When the Ocean Sounds, cerca, con il linguaggio umano, di codificare il suono del mare. Con una simile attitudine, la ricerca di Noah Barker (California, 1991) utilizza e rinnova le caratteristiche discorsive dell’arte, attraverso la rappresentazione cromatica dell’architettura del Centre Pompidou, per mostrare il comportamento degli utenti nello spazio.
Con loro Ghislaine Leung (Stoccolma, 1980), Matt Browning (Seattle, 1984), e Alessandro Agudio (Milano, 1983) approfondiscono ulteriormente la possibilità di creare nuove visioni che rispecchino la realtà, per permettere di spaziare, uscendo dei confini di un pensiero standardizzato da cui la fantasia libera.
Sara Cusaro
JIRI KOVANDA – DAVID HORVITZ – GHISLAINE LEUNG – MATT BROWNING – NOAH BARKER – ALESSANDRO AGUDIO
FANTASY IS A PLACE WHERE IT RAINS
30 Marzo – 27 maggio 2018
FANTA SPAZIO – Via Merano, 21 – Milano
Immagine di copertina: Fantasy is a place where it rains – Installation view, Fanta Spazio, Milan, 2018 – Courtesy the Artists and Fanta Spazio, Milan. Ph Roberto Marossi.