Emporio Centrale: intervista ad Andrea Barzaghi

Al via il ciclo di interviste realizzate in occasione del progetto curatoriale Emporio Centrale. Oggi incontriamo Andrea Barzaghi, artista coinvolto dalla curatrice Stefania Margiacchi nell’incipit site – specific della doppia mostra Milano – Torino, in corso fino al 08 maggio 2021 presso La Redazione di Forme Uniche a Milano. In questa sede, dove l’elemento “braccio” avvolge in modo circolare lo spazio espositivo, il duo Barzaghi-Margiacchi affronta il tema della grande fuga, quella che ha anticipato il severo lockdown del 9 marzo 2020.

Scrive la curatrice nel testo critico: “Sono pertanto segni – la sintesi di un gesto – e sono frecce che indicano direzioni diverse. Come quei viaggi che sono fughe centripete e centrifughe allo stesso tempo, traiettorie prospettiche, vortici circolari che tendono a ricercare un appiglio nello spazio. E ancora: movimenti migratori, umanoidi sintetizzati solo in arti superiori che nel movimento ricercano l’auto-definizione. E, nelle traiettorie immaginifiche, creano dei percorsi alternativi che possono connettere destinazioni distanti. Sono vettori di esodi ma anche connettori invisibili di tutte le traiettorie possibili che non vedono versioni definitive ma, nella loro natura precaria, indicano solo tutti i mondi (e i moti) possibili. Trascendendo il possibilismo dell’eventuale imprevisto mettono in potenza uno scenario di congiunzione tra Milano e Torino: oltre ai binari ferroviari e alle tratte aeree e alle autostrade abbiamo un’alternativa che ovvia alla costrizione di una mobilità ridotta”.

L’operazione Milano- Torino coinvolge nella seconda parte del progetto soprattutto Torino, punto di arrivo del nostro viaggio che avrà nuova vita con l’inaugurazione della mostra personale di Andrea Barzaghi presso Société Interludio venerdì 7 maggio 2021.


Le tue opere vivono di una doppia natura, una bidimensionale e l’altra che indaga lo spazio fisico anche attraverso la realizzazione di grandi supporti modulari. Nella tua ricerca qual è stato il passaggio che ti ha spinto ad andare oltre la tela?

La dimensione installativa, scultorea ha sempre esercitato fascino su di me. Già durante i miei studi lasciavo ogni tanto la bidimensionalità per avventurarmi nel territorio della terza dimensione. Il grande passo però è avvenuto a studi compiuti, in un momento in cui percepivo i quattro lati della tela come un limite, se non addirittura come una gabbia. Per risolvere questa situazione frustrante, ho forzato i rigidi contorni del quadro espandendomi in maniera organica lungo le pareti. Da lì alla terza dimensione, il passo è stato breve.



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Le tue sono sagome anonime che rimandano al poemetto del 1914 di Alberto Savino Les chants de la mi-mort, sono ombre solitarie che si aggirano silenti all’interno di enigmi a volte irrazionali, paesaggi vegetali in relazione con elementi solidi e geometrici. Credi che la pittura possa rappresentare un modello visivo e introspettivo per superare i limiti dell’uomo?

Credo che la pittura possa aiutare in questo, ma penso anche che il processo per superare i propri limiti l’uomo debba iniziarlo da un’altra parte. Probabilmente, per prima cosa, dovrebbe capire esattamente quali limiti voglia superare, quali sia giusto superare e soprattutto cosa sia un limite.

Chi sono per te i maestri della pittura?

Ce ne sono tantissimi. In questo momento mi vien da citare Kazimir Malevič, Milton Avery, Hilma af Klint, Pontormo, Mondrian, Burri; ma anche Peter Doig, Manet, Neo Rauch, Picasso.

In che modo sei arrivato alla formalizzazione concettuale e architettonica dell’opera in mostra?

Nel caso dell’opera in mostra, il tutto è nato da un’idea di molti anni fa. L’elemento “braccio”, la sua simbologia, la sua carica espressiva, solletica da tempo il mio interesse. In principio quest’attrazione – o se si vuole, questa infatuazione – si è tradotta in un processo di raffinazione su carta: tra i fogli dei miei quaderni di schizzi, l’arto è stato analizzato, studiato, composto, stravolto, fino a quando ha trovato una stabilità progettuale. In seguito, l’idea è stata ulteriormente raffinata con la selezione di un materiale specifico – il truciolare – che le ha dato un corpo reale. Infine, gli elementi che costituiscono l’opera sono stati messi in dialogo con lo spazio espositivo, creando un intervento site-specific. Non sempre però seguo questo iter.

Dopo l’esposizione di Milano, quali sono i tuoi prossimi progetti?

Dopo la mostra di Milano, ci sarà quella a Torino da Société Interludio (da qui il titolo Milano-Torino).
Il progetto che vorrei realizzare quest’anno è chiudermi in una stanza più grande del mio attuale studio e dare finalmente alla luce una serie di idee che, come il lavoro in mostra, hanno avuto un periodo di gestazione molto lungo ma che ora sento mature.

A cura di Giuseppe Amedeo Arnesano


Andrea Barzaghi

Milano – Torino | Andrea Barzaghi

a cura di Stefania Margiacchi

08 aprile – 08 maggio 2021

La Redazione – Via Bronzetti 8, Milano

Visita su appuntamento in base alle disposizioni governative, fruibile in formato digitale e stampabile sul sito di Forme Uniche.

www.formeuniche.org/emporio-centrale/


Caption

Picnic in sala d’aspetto, Unterwasser – Installation view, 2019, canvas, wood, and chipboard, 200x75x200cm – Courtesy l’artista

Superstimulous – Installation view, 2019 – Courtesy l’artista

Milano – Torino | Andrea Barzaghi, progetto – Courtesy l’artista

Emporio Centrale, Milano – Torino | Andrea Barzaghi – Installation view, La Redazione, Milano, 2021 – Courtesy Forme Uniche, ph Milano Art Platform

Emporio Centrale, Milano – Torino | Andrea Barzaghi – Installation view, La Redazione, Milano, 2021 – Courtesy Forme Uniche, ph Milano Art Platform

Emporio Centrale, Milano – Torino | Andrea Barzaghi – Installation view, La Redazione, Milano, 2021 – Courtesy Forme Uniche, ph Milano Art Platform

Emporio Centrale, Milano – Torino | Andrea Barzaghi – Installation view, La Redazione, Milano, 2021 – Courtesy Forme Uniche, ph Milano Art Platform