Pesci, orecchie e trattori affamati: Diego Perrone da MDC

C’è uno spazio intermedio tra l’interiorità e la superficie. C’è un collegamento tra ciò che sta nella mente, ciò che è pensiero e l’epidermide. Questo legame è il materiale che, nella sua manipolazione, crea una relazione tra la profondità e l’aspetto. In questa ambiguità tra superficiale e intrinseco si colloca l’opera di Diego Perrone.

Con una mostra personale nella sede milanese della galleria Massimo De Carlo, l’artista piemontese, classe 1970, indaga questo spazio transitorio.

Herbivorous Carnivorous, esposizione presentata in contemporanea con il percorso Self Portrait, realizzato nella galleria Newyorkese di Kesey Kaplan, penetra oltre la pelle attraverso la materia, grazie a una precisa scelta che porta l’artista a prediligere l’uso di un materiale difficile e inconsueto ed una tecnica di lavorazione antica.

Diego Perrone
Herbivorous Carnivorous – exhibition view – courtesy Massimo De Carlo, Milan/London/Hong Kong. Ph Roberto Marossi

Le nuove sculture presenti in mostra sono state realizzate trasformando il vetro. In collaborazione con un’azienda di Bolzano, si è partiti dalla fusione del materiale. Da questo punto di partenza, il processo si fa poi complesso: la materia viene colata in calchi di gesso per poi essere lasciata, in una confusione tra gestazione e digestione, per anche sei settimane, in forni ad alta temperatura dove minerali, ossidi e pigmenti agiscono per modificare l’’oggetto.

Così prendono forma le immagini che abitano le teste di vetro. Il gioco che si innesca tra la superficie bi-dimensionale del colore e la tridimensionalità della scultura, dà vita a una ambiguità dell’effetto visivo.

L’immagine si fa pittorica. Il colore prende il suo posto all’interno dei capi di vetro in modo casuale, non totalmente determinato dall’azione dell’artista, ma creato dalla sedimentazione temporale della trasformazione del materiale. Nelle menti di vetro compaiono pesci, trattori e anfore. Sono immagini ricorrenti, assimilate dalla pratica dell’artista.

I trattori accarezzano l’epidermide del vetro, andando ad arare il campo della mente, per rendere più fertile il pensiero. I pesci nuotano nella riflessione  per renderla fluida e mutevole.

La rappresentazione dell’attività del pensiero si fa concreta, proprio nello spazio liminale tra la pelle del volto e l’interno della testa. Qui si può penetrare con lo sguardo, attraverso le cavità e le spirali dell’orecchio.

Come fossili incastonati nel corpo, sono proprio le orecchie ha creare il contatto tra il mondo interiore e quello esteriore. I vuoti delle cavità si concretizzano nei pieni delle forme. L’immagine riempie la mente in un continuo rimando all’assenza.

Diego Perrone
Herbivorous Carnivorous – exhibition view – courtesy Massimo De Carlo, Milan/London/Hong Kong. Ph Roberto Marossi

Anche nei disegni tratteggiati a penna rossa, sono ancora i pesci, ancora i trattori a farsi ancestrali calchi archeologici. Con tratto veloce ma curato, sono queste forme a riempire il vuoto dell’esistenza umana, perdendo il posto delle credenze che la mente crea in risposta a questa presenza spaziale priva di riempimento.

Attraverso le trasparenze del vetro delle sculture si penetra all’interno del pensiero così come, grazie alle composizioni di linee stratificate dei disegni, si svela il meccanismo della creazione di fedi, rese visibili nelle immagini. Così Perrone indaga il nutrimento e la digestione del pensiero, in un racconto agricolo e marino, sul confine tra la pelle e il cervello, tra foglio bianco e corpo scultoreo.

Sara Cusaro

 

 

DIEGO PERRONE

HERBIVOROUS CARNIVOROUS

18 gennaio – 11 marzo 2017

GALLERIA MASSIMO DE CARLO – Via Ventura, 5 –  Milano

www.massimodecarlo.it

Immagine di copertina: Herbivorous Carnivorous – exhibition view – courtesy Massimo De Carlo, Milan/London/Hong Kong. Ph Roberto Marossi