Venezia si dimostra sempre più un punto focale per la dinamicità del mercato, la qualità degli artisti proposti e il contesto internazionale. Galleria Patricia Low Contemporary apre qui la sua nuova sede, negli spazi cinquecenteschi di Palazzo Contarini Michael, con la mostra Our Secret Garden di Amy Bessone.
Affermatasi in quasi vent’anni di attività, la galleria ha sviluppato spazi temporanei a Ginevra (2009-12) e St.Moritz (2011-14), e nel 2005 ha aperto una sede a Gstaad, località alpina in Svizzera, con l’intenzione di farsi avamposto, diventando uno dei fautori dell’entrata della località nella scena contemporanea dell’arte.
Negli anni ha organizzato mostre dedicate ad artisti all’apice della loro carriera – Maurizio Cattelan, Sylvie Fleury, Jonathan Meese, Gilbert&George – dedicando anche grande attenzione nei confronti degli artisti emergenti e giovani, come l’ungherese Szabolcs Bozò e il californiano Brian Rochefort.
Per scoprire il nuovo progetto veneziano abbiamo dialogato con Patricia Low.
Sempre più le gallerie offrono programmi competitivi, mostre con artisti rilevanti implementando i programmi dei musei o dialogando in modo serrato con quei musei realmente dediti alla ricerca. Queste gallerie hanno saputo costruire rapidamente un rapporto con gli artisti, presentando un programma dinamico di mostre storicamente significative. Come nasce il progetto di aprire una sede della tua galleria a Venezia?
Ho viaggiato regolarmente a Venezia per tutta la mia vita e ho sempre sognato di avere un giorno una base qui. Marcel Proust descrive al meglio questa sensazione: “Quando sono andato a Venezia, ho scoperto che il mio sogno era diventato – incredibilmente, ma molto semplicemente – il mio indirizzo.” Entrare a far parte del tessuto di questa città sembra un privilegio. La mia passione per l’arte e per la Serenissima sono finalmente diventate una cosa sola, e sono riuscita a realizzare il mio sogno personale di condividere con i miei artisti un’altra location da sogno.
Quale criterio hai seguito per le mostre che compongono il programma di questo anno?
Pianifichiamo una programmazione annuale complementare a Venezia e Gstaad, che ospita mostre di artisti internazionali. Ho scelto Amy Bessone per il progetto inaugurale perché mi sono resa conto che aveva trascorso del tempo qui l’anno scorso e la città ha esercitato su di lei un enorme fascino e ha effettivamente influenzato il suo lavoro. La mostra Our Secret Garden è una lettera d’amore a Venezia, sua e mia insieme. La città si intreccia naturalmente nell’immaginazione e nella fantasia degli artisti, rendendo difficile dissolvere i confini tra arte e vita.
La mostra seguente, che inaugurerà nei giorni di vernice di Biennale Architettura, sarà una personale di Philip Colbert: parlando con il mio caro amico Philip, mi sono resa conto che era al lavoro su una serie veneziana, alcune opere della quale sono state esposte in The Lobster Empire ai Musei di San Salvatore in Lauro a Roma, questo inverno. Contemporaneamente, le sue sculture sono state esposte in Via Veneto e viaggeranno a Napoli per l’estate. Quindi mostreremo le sue opere ispirate a Venezia nella nuova galleria: l’aragosta sta nuotando verso la laguna!
Immagino sia importante stimolare un dialogo tra le opere in mostra e il diverso pubblico della città. Quanto l’esperienza maturata in Svizzera è di aiuto?
La galleria ha una comunità fedele e unita di collezionisti, che sono felici di seguire la nostra programmazione a Venezia. Inoltre, Venezia attrae una folla internazionale amante dell’arte che viene periodicamente per le mostre della città, la Biennale, etc.
Quanto il dialogo tra tradizione e innovazione rende ogni progetto unico?
Tutti gli artisti si ispirano ai maestri prima di loro e trovano ispirazione nel lavoro dei loro predecessori. Questo dialogo è sempre esistito in tutta la storia dell’arte. E sono sicura che l’allestimento della galleria produrrà mostre che hanno un forte legame con Venezia.
Come è strutturata la mostra Our Secret Garden dell’artista americana Amy Bessone?
La mostra presenta una serie di dipinti e un’opera scultorea raffiguranti figure archetipiche, da sole o in gruppo, in ambienti oscuri pulsanti di colore. Echi di figure dipinte da Ingres, Picabia, Munch e De Chirico, tra gli altri, si fondono con suggestioni di architetture classiche e neoclassiche, cartigli e oasi desertiche. Facendo riferimento a molteplici fonti storico-artistiche e architettoniche, riconfigurate in ambientazioni ambigue e oniriche ed eseguite in una tavolozza intensa, quasi digitale, i dipinti combinano il senso dell’etereo con l’iperreale.
Nelle opere riemerge in maniera quasi inconsapevole quanto Amy ha immagazzinato nel suo immaginario, fatto di studi, osservazione, ma anche viaggi; riemerge qualche eco inconsapevole di Venezia, della sua architettura, dei suoi canali. Le palme nel diorama Garden 1 sono decorate come bricole veneziane, il sentiero che taglia a metà la composizione è forse il Canal Grande? Venezia è il suo giardino segreto.
Quanto investire negli artisti giovani diventa fondamentale?
Investire sui giovani artisti è fondamentale, sono loro che testimoniano le prove del nostro tempo. Portano alla luce le questioni che affrontiamo e sono i messaggeri dello zeitgeist.
A cura di Camilla Boemio
Instagram: patricialowcontemporary/
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Amy Bessone, Our Secret Garden – Exhibition view, Galleria Patricia Low Contemporary, Venezia, 2023, – Courtesy Galleria Patricia Low Contemporary, ph. JeffMcLane