Il MAN | Museo d’Arte Provincia di Nuoro è un polo culturale in piena crescita, aperto per la prima volta al pubblico nel 1999. Sito nel centro storico di Nuoro, all’interno di un edificio degli anni Venti, possiede una ricca collezione di opere realizzate da artisti sardi e sviluppa una ampia offerta internazionale che lo colloca all’interno del più avanzato circuito culturale.
In occasione della mostra Il regno segreto. Sardegna-Piemonte: una visione postcoloniale – realizzata a cura di Luca Scarlini e fruibile fino al 15 novembre 2020 -abbiamo gradevolmente dialogato con Luigi Fassi, direttore artistico del MAN.
Dal digitale alle polveri d’archivio. In questa nostra epoca sempre più virtuale quale importanza ricopre una collezione come quella del MAN, un corpus in continua crescita di opere di artisti sardi realizzate dalla fine dell’Ottocento ai nostri giorni?
Il MAN è sorto nel 1999 istituendo la collezione più autorevole del Novecento sardo. Tale mission si è poi subito estesa per strutturare un programma espositivo internazionale, volto a presentare il meglio della produzione artistica contemporanea globale. Questo duplice percorso ha reso il MAN un landmark territoriale, un’istituzione che fa convergere su di sé una parte importante dell’identità del territorio e della sua visibilità nazionale e internazionale.
La collezione è tuttora un riferimento concreto e non solo ideale del programma, l’indicazione di possibili linee di operatività e ricerca. Molte opere in collezione raccontano ad esempio l’oltremare sardo verso sud , il rapporto tra l’isola e il continente africano. Diversi pittori del Novecento sardo negli anni Trenta sono andati a lavorare in Libia e nell’Africa orientale italiana e questo, nelle sue complessità e contraddizioni, è un patrimonio di storie e vicende artistiche di grande valore culturale per il programma del museo. Ecco perché il MAN sta dando spazio ad artisti interessati a ripensare le prospettive di sguardo mediterraneo tra nord e sud, oriente e occidente, Africa ed Europa. In generale, è un principio di valorizzazione della storia del territorio e di dialogo con il suo pubblico.
Connessioni Inventive mette in dialogo MAN Museo d’Arte della Provincia di Nuoro e Fondazione ICA Milano attraverso un progetto di conversazioni digitali pensate come momenti di formazione e approfondimento. Come è nata questa pratica virtuosa?
Connessioni Inventive nasce all’interno dello sviluppo di varie progettualità promosse dal MAN nella recente fase di attività non tradizionale determinata dal lockdown. Al di là del ripensamento in chiave digitale dei programmi di mediazione e didattica laboratoriale per le scuole, elemento centrale del museo che è stato salvaguardato grazie alla mediazione delle piattaforme social, ci siamo posti l’obiettivo di portare avanti l’attività di produzione e committenza del museo. Abbiamo così deciso di istituire un progetto di committenze di lecture a ricercatori italiani di diverse discipline, dalla filosofia della mente alla storia dell’arte, dall’architettura agli studi culturali. Sin dall’inizio abbiamo voluto coinvolgere un’altra istituzione italiana per condividere il progetto con la consapevolezza che in questo periodo sia fondamentale unire le forze, e mostrare come la cooperazione istituzionale sarà una modalità più decisiva che mai nel prossimo futuro. Si è creato così un ponte tra la Sardegna e la Lombardia, tra Nuoro e Milano, apparentando tra loro il MAN e l’ICA – Istituto per le arti contemporanee diretto da Aberto Salvadori.
Connessioni inventive si è sviluppato sinora con un palinsesto annunciato mensilmente, al fine di nutrire una divulgazione culturale aggiornata, competente e a tutti accessibile, coinvolgendo autori italiani, diversi dei quali attivi da anni fuori dal Paese e dunque risorse da valorizzare.
Ciascun relatore sviluppa una lecture inedita e autoriale, della durata massima di trenta minuti, presentata ogni giovedì alle 11.00 in diretta sulle piattaforme Facebook e Instagram delle due istituzioni. Muovendo dall’ispirazione ideale della tradizione oraziana del sapere aude, l’avere il coraggio di conoscere, ripresa nel XVIII secolo come asse fondativo della cultura moderna europea, Connessioni Inventive vuole spingersi oltre i confini dell’emergenza dei mesi scorsi per svilupparsi come progettualità a lungo termine e non occasionale.
In sinergia con le più attuali pratiche di ricerca e proposta culturale, e con prestigiose realtà internazionali, il MAN sviluppa processi di residenza e produzione estetica in stretto dialogo con il territorio. Quale reputi sia l’importanza di questi processi e quale la reazione del pubblico ?
Sin dal mio insediamento ho voluto creare un sistema di residenzialità e produzione per artisti al fine di rendere il territorio della Sardegna una piattaforma di analisi complessa (usando le parole dell’antropologo Clifford Gertz, una thick description) dove a emergere fosse il suo essere un luogo chiave per comprendere i sommovimenti mediterranei destinati a cambiare l’identità del continente europeo. Pensiamo alla vicinanza con l’Africa, oggi percepita come un pericolo, ma in realtà rappresenta una prossimità che la Sardegna ha sempre nutrito, come raccontano le antiche mappe dell’isola che rimarcavano sempre la presenza del mare africum a sud – con tutti gli scambi connessi – e in tempi recenti la usuale esperienza di chi ancora negli anni Cinquanta e Sessanta prendeva da Cagliari il traghetto per andare a fare la spesa grossa a Tunisi. Abbiamo strutturato così un rapporto intenso con la Fondazione Sardegna Film Commission per ospitare artisti in residenza, con particolare attenzione alla scena contemporanea africana. L’ultimo progetto in ordine cronologico è stato realizzato nel gennaio del 2020: la personale dell’artista angolano Kiluanji Kia Henda, esito di una sua residenza nell’estate del 2019. Kia Henda ha raccontato dal suo punto di vista, da sud verso nord, la sua immagine della Sardegna e del Mediterraneo europeo con una sorprendente capacità di analisi riguardo ai cambiamenti determinati dalla gestione politica dei flussi migratori. Il valore aggiunto per il pubblico è stato vedere al centro del dibattito e dell’analisi il proprio stesso territorio, osservato da una prospettiva differente da quella veicolata ad esempio dai media giornalistici.
Dal 2013 al 2017 hai ricoperto il ruolo di Visual Art Curator presso lo Steirischer Herbst Festival di Graz. Quale reputi sia l’importanza di questa forma di offerta culturale che possiede alcune modalità operative oggi centrali per la pratica delle più recenti generazioni di curatori?
Lavorare come curatore delle arti visive allo Steirischer Herbst Festival (Autunno stiriano) di Graz è stata un’esperienza fondamentale, incentrata sulla committenza diretta agli artisti di nuove opere e la necessità di seguire tutta la filiera di produzione anche con anni di anticipo, avendo un’intera città e una regione, Graz e la Stiria, a disposizione come luoghi di riferimento e di sede delle opere realizzate. Tutto accompagnato da un intenso public program di attività di avvicinamento e approfondimento pensate per il pubblico. Ogni anno il Festival si reinventa, invitando artisti a entrare nel vivo del territorio, affrontandone tematiche e peculiarità. Una strategia iniziata nel 1968 e che rende l’Autunno Stiriano uno dei più antichi festival di arte contemporanea d’Europa. La produzione di nuove opere è un tema oggi decisivo tanto per gli artisti che per le istituzioni e ho voluto portare questa priorità al MAN, dove abbiamo avviato progetti di committenza sin dall’autunno del 2018 con le personali degli artisti Dor Guez e François-Xavier Gbré.
Fino a domenica 15 novembre sarà possibile visitareIl regno segreto. Sardegna-Piemonte: una visione postcoloniale, mostra realizzata a cura di Luca Scarlini che mette in dialogo due regioni, il Piemonte e la Sardegna. Quella del dialogo fra realtà differenti può essere considerata una delle linee giuda della tua direzione artistica del MAN e cosa troveremo in mostra?
Il regno segreto: Sardegna-Piemonte: una visione postcoloniale è un progetto espositivo inedito, costruito dal MAN e curato da Luca Scarlini dopo quasi due anni di ricerche. La mostra e il volume di studio che l’accompagna indagano la relazione artistico-culturale tra i due territori della Sardegna e del Piemonte dopo l’avvio della dominazione sabauda nell’isola nel 1720 sino alla seconda metà del Novecento. Il focus è sugli artisti e gli intellettuali che hanno vissuto tra Sardegna e Piemonte, svolgendo un ruolo importante nello sviluppo della storia culturale italiana. Il nome più celebre di questa vicenda è quello di Antonio Gramsci, che arriva in Piemonte per studiare all’Università di Torino e matura lì la sua identità politica e intellettuale. La particolarità del Regno segreto è di essere un racconto transculturale, che abbiamo condotto secondo gli strumenti degli studi postcoloniali, secondo un’applicazione inedita per questo specifico tema. Si tratta di un progetto che rientra nelle intenzioni programmatiche degli ultimi due anni, volte a esplorare il ruolo geopolitico della Sardegna guardando a tutte le sue interconnessioni mediterranee, dalle sponde sud dell’Africa e del Medio Oriente – confini sensibili che rendono l’isola un avamposto dei cambiamenti attualmente in corso in Europa – sino a quelle che storicamente l’hanno legata al continente, come appunto nel caso del Regno di Sardegna sabaudo.
A cura di Marco Roberto Marelli
MAN – Museo d’Arte Provincia di Nuoro – Via Sebastiano Satta, 27 – Nuoro
Instagram: man_museo
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Il regno segreto. Sardegna-Piemonte: uno sguardo postcoloniale, installation view. Photo credits Stefano Ferrando – Studio Vetroblu. Courtesy Museo MAN, Nuoro.
Il regno segreto. Sardegna-Piemonte: uno sguardo postcoloniale, installation view. Photo credits Stefano Ferrando – Studio Vetroblu. Courtesy Museo MAN, Nuoro.
Connessioni inventive – Gabriel von Max (1840-1915), Scimmie come critici d’arte, olio su tavola, Neue Pinakothek, Monaco. Foto Bayer & Mitko. Credits Bayer & Mitko/Artothek/Archivi Alinari.
Kiluanji Kia Henda, Something Happened on the Way to Heaven – Installation view – Courtesy Museo MAN, Nuoro, ph. Emma Rivera
Museo MAN, Nuoro – Courtesy Museo MAN, Nuoro, ph Pierluigi Dessì Confinivisivi
Museo MAN, Nuoro – Courtesy Museo MAN, Nuoro, ph Pierluigi Dessì Confinivisivi
Luigi Fassi, ritratto – Ph. Ivan Capra