Il coreografo Dario Tortorelli, di origini pugliesi ma da anni attivo in Olanda, nel settembre 2019 debutta al Theater Rotterdam con il tour del suo ultimo progetto artistico: TRANSMOTION.
Il progetto porta alla trasmutazione del suo alter ego, Romeo Heart, e, grazie alla collaborazione con artisti multidisciplinari, amplia e integra la sua visione artistica creando un ambiente confortevole dove entrare in dialogo con il pubblico.
In occasione del tour di TRANSMOTION abbiamo dialogato con Dario Tortorelli.
Dal 2016 sviluppi i tuoi progetti grazie alla tua fondazioneDIVEinD – visual poetry of performing bodies, con sede a Rotterdam. Nel 2018 sei stato nominato tra i più promettenti coreografi in Olanda per il Premio del Festival della Danza a Maastricht e, nello stesso anno, la rivista tedesca TANZ ti ha inserito nella lista dei 41 artisti più promettenti in Europa. Come sei giunto a questi traguardi e quale è la ricerca artistica che hai seguito e sviluppato nella tua carriera?
La mia ricerca artistica si è sviluppata negli anni di formazione, sperimentazione e grazie a una sana dose di inconsapevolezza. Sono cresciuto in un ambiente di paese dove ho sempre avuto un rapporto molto diretto con la Natura e gli animali. In contrasto con questo rapporto c’era il desiderio innato di esprimermi attraverso altre forme che allora mi erano trasmesse dalla televisione. Queste forme mi apparivano come un qualcosa di intoccabile, ma, allo stesso tempo, accresceva in me il desiderio di rappresentare un ideale sovraumano. Nel 1996 mi sono trasferito in Francia per rincorrere il mio sogno artistico. Qui ho iniziato la mia carriera di ballerino con il Jeune Ballet International Rosella Hightower a Cannes per poi unirmi alla compagnia di balletto dell’Opéra di Nizza. Nel 2001 sono giunto nei Paesi Bassi per danzare con la compagnia di ‘repertorio’ Introdans e successivamente, nel 2004, ho scelto di fare il freelancer. Dopo aver lavorato a Rotterdam con Conny Janssen Danste per molti anni con WArd/waRD di Ann Van den Broek, nel 2009 ho iniziato a dedicarmi a un percorso personale come coreografo. Dall’inizio di questa ricerca il mio intento era giocare con le immagini, poter evocare una visione oltre alla scena corporea della danza. Da questa ricerca nasce DIVEinD – Visual poetry of performing bodies, nel 2016 registrato come fondazione.La fondazione porta nel nome e nello spirito l’unione delle mie ricerche, l’idea del mio senso estetico e la volontà di creare immagini in movimento utilizzando il corpo come materia prima.
Dal 2009 ti confronti con il tuo alter ego Romeo Heart. Attraverso questo personaggio hai spinto il pubblico a riflettere sull’Identità, sull’Individuo e sulla società. Come nasce il personaggio e cosa è accaduto in questi dieci anni di “relazione”?
Romeo Heart nasce dal desiderio di diventare come le Popstar che guardavo in televisione durante la mia infanzia. Quando mi sono trasferito in Francia per rincorrere il mio sogno artistico mi sono un po’ allontanato dal mio ambiente “naturale” e il percorso artistico è stato guidato dalle scelte intraprese, le quali non erano strettamente legate alla mia visione di bambino. Per questo, dopo aver avuto una carriera come danzatore in Europa, ho creato un personaggio che potesse rappresentare questo ideale, appunto Romeo Heart. Negli anni il personaggio è mutato in parallelo all’evoluzione e alla ricerca di me stesso come persona e come artista. I primi lavori con Romeo Heart erano più legati alla voglia di creare un’identità originale e unica, rappresentando un ideale umano iconico. Romeo Heart rappresentava una forma disumanizzata, alienata. Più recentemente, nella performance D NO BODY 5 #transcending (2017), ho reso Romeo Heart più astratto rimuovendo tutti gli strati che contraddistinguono la sua immagine. Ciò che rimane del personaggio è l’Essenza. Ora, con il progetto TRANSMOTION, non sento più la necessità di rafforzare la mia identità umana e artistica attraverso un personaggio ideale ma sento la volontà di condividere con gli altri la mia persona senza armature e protezione, avvicinarmi a me stesso come persona e a quel bambino che contemplava la Natura e di danzare con essa.
Il tuo ultimo progetto artistico, dal titolo TRANSMOTION, vede cadere completamente la divisione tra pubblico e performer portando gli spettatori a incontrarsi in un luogo che diviene uno spazio abitato. Come si è sviluppata questa unione e “sfida”?
Per me TRANSMOTION è nato per invitare il pubblico a mutare il proprio modo di vivere la performance. È come se decidessimo di incontrarci in un giardino e di rimanere in quel luogo per un’ora. In quest’arco di tempo stiamo insieme in uno spazio creato dal vivo.
L’ambiente viene composto dal musicista Thierry Castel che crea una composizione in progressione, come una carezza che diventa pian piano più ritmica e movimenta. In quest’atmosfera io creo un movimento fisico, ispirato a danze folcloriche e rituali, mentre la visual artist Rosalie Wammes crea uno spazio modulare grazie alla creazione di sculture piramidali contenenti fiori e piante. L’azione che svolge Rosalie trasmette un gesto umano di protezione ma allo stesso tempo l’idea di distruzione dell’elemento naturale. Si crea così un contrasto tra protezione e distruzione, tra natura umana e Natura. Per me e il mio team è come un rituale sull’unione nel quale elementi principalmente singolari si coniugano per invitare il pubblico a diverse riflessioni; dal loro legame con la natura alle relazioni umane che sono sempre più ‘filtrate’ e quindi meno personali e visive. Nell’ambiente che creiamo, infatti, cerchiamo di ricostruire il luogo in cui abitiamo dandogli un’armonia e permettendo alle persone di fare un’esperienza di dialogo visivo con i performers e tra il pubblico stesso.
TRANSMOTIONha debuttato a settembre 2019 al City Theatre a Rotterdam (Schouwburg Rotterdam). Prima del debutto, insieme al team composto da artisti multidisciplinari – oltre a R. Wammes e T. Castel, ti hanno affiancato, R.van Wely, J. R. Onandi, C.A. Ciarelli, M. van Dorp e N.van den Berg – il progetto è stato presentato in molteplici spazi, anche non teatrali. Come è stato il rapporto con il pubblico e i diversi luoghi?
In TRANSMOTION il luogo di incontro tra artista e pubblico si presenta come parte fondamentale del lavoro artistico e insieme al mio team ci poniamo l’obiettivo di creare un ambiente confortante, organico e armonioso. Durante la progettazione ci siamo posti diverse domande: come può un corpo, un danzatore, dirottare l’attenzione dello spettatore per permettergli di guardare l’opera da diverse prospettive? Come lo spazio e il pubblico che lo vive possono influenzare gli interpreti? Come possono gli elementi creati dall’artista portare il pubblico a sentirsi parte integrante dell’ambiente?
Durante il periodo di ricerca abbiamo avuto diversi incontri in Olanda, Francia e in Italia preso il CSC Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa.
Nonostante gli esperimenti avvenivano inopen space, il comportamento del pubblico non mutava drasticamente: il pubblico, consapevole di assistere a una performance, continuava a immedesimarsi immediatamente nel ruolo di spettatore e cercava uno spazio per sedersi o posizionarsi, di solito contro le pareti. Anche se durante il processo di creazione l’esperimento di disinibire ogni preconcetto di relazione tra performer/spettatore, spazio/performance e pubblico non è stato del tutto sconfitto, siamo riusciti a portare avanti il discorso di vivere la performance sotto forma di esperienza collettiva e di meditazione personale.
Quali saranno i prossimi appuntamenti di TRANSMOTION?
Il 2019 si è concluso con l’ultima data a Breda (NL). Le date del 2020 invece ci vedranno il 12 Marzo con la prima francese al Festival Artdanthé a Vanves (Parigi) e il 22 e 23 Aprile al teatro Frascati di Amsterdam. Le altre date sono ancora da definire con la speranza di venire anche in Italia.
Intervista a cura di Mara Vittoria Tagliati
Instagram: d_no_body
Caption
Dario Tortorelli, TRANSMOTION – Courtesy DIVEinD Dario Tortorelli
Dario Tortorelli, TRANSMOTION – Courtesy DIVEinD Dario Tortorelli
D NO BODY 5 #transcending – CourtesyDIVEinD, 2018, photo at Garage Rotterdam, body Nicole van den Berg