Spiritual door è il nome del progetto che l’artista newyorkese Damon Zucconi ha realizzato per lo spazio Veda di Firenze. Inaugurato a maggio di quest’anno, il Veda ha alle sue spalle una tradizione che parte da Prato, attraversa Berlino e giunge a Firenze per iniziativa di Gianluca Gentili. Il Veda non è una galleria d’arte e non partecipa a fiere: si tratta bensì di uno spazio espositivo, un luogo in cui singoli artisti, provenienti da tutto il mondo, possono esprimere la propria creatività attraverso la realizzazione di progetti a breve termine o creati ad hoc.
Dal confronto e dalla collaborazione tra il proprietario e il singolo artista nascono dunque le mostre ospitate al Veda che, dopo aver aperto la stagione espositiva con Marius Engh (Eschscholzia Californica), ora prosegue con Damon Zucconi (Spiritual Door, fino al 25 novembre).
Nato nel 1985, Zucconi attualmente vive e lavora a Maastricht, occupandosi di arte digitale e inserendosi così perfettamente nell’era dell’arte post internet. A Firenze, tuttavia, Zucconi ha voluto mostrare un altro lato di sé, concentrandosi più sul reale che sul digitale. Oggetto della sua indagine artistica è lo spazio, sviluppato nel suo rapporto con l’esterno e concepito “al rovescio”, quasi distorto rispetto alla percezione usuale.

Quando viaggio verso nord, la mia fede nuziale si trova al dito della mano rivolta a occidente. Quando mi muovo verso ovest, sta a meridione. Quando vado a sud, a oriente. Quando mi sposto a est, a settentrione. Vi sono lingue che non hanno parole per destra e sinistra, ed è soltanto la relazione continua e assoluta col mondo a fare in modo che chi parla queste lingue sia sempre orientato, perché altrimenti esse perdono la capacità di comunicare i fatti, gli eventi più elementari.
L’ambiente a disposizione ha sicuramente favorito l’idea e il buon esito del progetto. La mostra si sviluppa principalmente in due spazi: una vetrina che comunica con l’esterno (punto di forza ed elemento che contraddistingue l’originalità della sede espositiva) e una sala interna dall’allestimento minimal e spoglio: due quadri alla parete e due libri sul pavimento, due Vangeli per la precisione, con il testo che non risponde a nessuna logica semantica e morfologica.
Così è anche per noi, solo grazie a uno scopo possiamo trovare noi stessi, smarriti in
chissà quale punto geografico Il fatto di essere orientati non è una consapevolezza
costante determinata da necessità linguistiche come per i nativi warlpiri, wintu o tzeltal,
piuttosto è qualcosa che si situa all’esterno della nostra immediata coscienza, qualcosa
di mediato, quasi su richiesta, come una tecnologia distinta da noi. In questo modo
possiamo pensare all’orientamento come a un materiale suscettibile di essere raccolto,
messo insieme.

La vetrina sulla strada è stata strutturata rovesciando le usuali coordinate spaziali (le luci in basso, il pavimento ribassato, l’uso eterogeneo dei materiali), creando così un forte senso di straniamento ma allo stesso tempo di contemplazione e raccoglimento (favorito anche dalle due croci di legno installate alla parete).
Appartenente alla famiglia Gentili è anche la galleria adiacente allo spazio Veda in cui è ospitata la personale di Heinz Mack, curata da Helmut Friedel e aperta al pubblico fino al 25 novembre.
Heinz Mack è uno scultore e pittore tedesco, nato nel 1931, che attualmente vive e lavora tra la Germania e la Spagna. Nel 1957 l’artista fondò a Düsseldorf, insieme a Otto Piene, il gruppo ZERO con l’intento di rispondere al predominio dell’arte informale e del tachisme. Questi artisti avevano eletto come mezzi espressivi la luce, la pittura monocroma, il movimento, le strutture seriali e le performance con il coinvolgimento del pubblico. Tra gli artisti che aderirono al gruppo ZERO ci furono Lucio Fontana, Yves Klein, Enrico Castellani e Piero Manzoni.
Negli anni Sessanta Mack iniziò a lavorare con il foglio di alluminio, adatto per padroneggiare, attraverso il gioco di riflessi argentei e rifrazioni, quello che successivamente è diventato il suo mezzo espressivo prediletto: la luce.

Le strutture monocrome e seriali si trovano in particolare nei lavori in bianco e nero. La luce viene ridotta al bianco, il nero risponde creando l’effetto della profondità, così che le opere appaiono come rilievi anche se sono nate come frottage su carta. La luce si manifesta anche in forma di cromatismi luminosi, mentre il rigore formale della struttura compositiva si mantiene inalterato. Nella saturazione del colore, nei toni luminosi, si esprime chiaramente la spiccata propensione che Mack nutre per la luce mediterranea.
Spazio e luce sono dunque gli elementi attraverso cui si esprime la creatività degli artisti ospitati al Veda. In mostra ci sono due generazioni, due provenienze e due stili alquanto diversi: due personalità e due modi d’intendere l’arte che alimentano quel senso di disorientamento (ma allo stesso tempo di stupore) che solitamente rapisce lo sguardo disattento del passante che, camminando incurante per Borgo Pinti, si ritrova inaspettatamente rapito dall’insolita visione dell’arte in vetrina.
Valentina Anna Piuma
DAMON ZUCCONI
SPIRITUAL DOOR
15 settembre – 25 novembre 2016
VEDA – Borgo Pinti 84/r – Firenze
HEINZ MACK
HEINZ MACK
15 settembre – 25 novembre 2016
GALLERIA GENTILI – Borgo Pinti 80/r – Firenze
Immagine di copertina: installation view (outside) – Spiritual Door, 2016.