Sculture tubolari in ferro smaltato, lo spicco di pochi colori e qualche immagine adesiva. Si presenta così Cuore Selvaggio di Matteo Montagna (Vimercate, 1992) – mostra realizzata a cura di Irene Sofia Comi, visitabile fino al 30 novembre presso CURRENT a Milano -, con una dinamica espositiva di cui sarebbe quasi ridondante scrivere vista la portata e la centratura del lavoro. Opere avvertite, scorte nel profondo della loro semplicità, quando per essa – senza cadere nell’ambiguità che il termine, ormai, suggerisce – s’intende l’unità e la consistenza di un dato compiuto, in sé e per sé indivisibile.
Quello dei truckers è un mondo conosciuto ai più grazie alle sequenze, sempre memorabili, di film come Over the Top, con Sylvester Stallone, e per via di quelle scritte luminose e di quei nomi che, sulle strade statali e provinciali, circolano sfavillanti come se fosse sempre Natale. Il mondo degli autotrasportatori è certamente un mondo a sé; lo vediamo in TV con Chef Rubio, eppure, in quanti “ci hanno a che fare” veramente? L’artista lo racconta senza alcun discorso, perché è questo che contraddistingue un’opera quando è tale, e «il discorso», insegna Giorgio Agamben, «non può dire ciò che il nome ha chiamato». Di quella realtà Matteo Montagna ne restituisce il divertimento, mediante sculture dalle silhouette accattivanti, le cui curvature oscillano tra i pieni e i vuoti di cliché macisti un poco velati e il gusto fanciullesco di “sobrie altalene”, determinato dall’amore per un luogo vissuto, frutto, più che altro, di una contingenza affatto romantica, indubbiamente a lui familiare.
Lo spazio di via Sant’Agnese 12 diventa la cabina, il centro esplorativo di un’arte che porta con sé la sua storia, dove il culto per il femminile si esalta, smaliziato, con la franchezza di una tenera esperienza. La strada, il muso del veicolo e la fuga dell’Eros «non persecutore, bensì amante», come affermava Walter Benjamin nella sua prefazione a Il Dramma Barocco Tedesco. Diversi elementi che l’artista genera, cerca e trova in maniera incessante, con la delicatezza di un affetto evocato, ora impressi e “astratti” sulla linea scultorea di un medesimo orizzonte (Federica; Camilla, 2019). «I camion fuori sono belli, ma quando ci entri dentro scopri il paradiso, un po’ come succede con le donne» – scrive la curatrice Irene Sofia Comi nel breve racconto che accompagna la mostra – «È un piccolo mondo segreto in cui non far entrare nessuno, un luogo sacro con tanto di santino di Padre Pio sul cruscotto».
Tra la rudezza dell’adulto e l’entusiasmo del bambino, Matteo Montagna “ritrae” in forme essenziali le componenti mnestiche di un tracciato storico tutto suo. Il richiamo sintetico, la passione, l’attimo concreto della rappresentazione come espressione e contenimento, si fondono nella pratica artistica, la quale, sorretta dal favore della cura, diviene ricettacolo del vero. Accenni visivi, profili, ferro smaltato e adesivi attaccati qua e là sono offerti dal fervore leggero di un gesto originario che approssima al disvelamento. Le opere, composte di pochi dati costitutivi, assecondano il racconto e decretano la genesi di una «scoperta che è in grado di portare in luce l’autentico» – continuava Walter Benjamin – «una scoperta che in maniera del tutto peculiare va connessa con il riconoscere».
Luca Maffeo
Matteo Montagna
Cuore Selvaggio
a cura di Irene Sofia Comi
24 ottobre – 30 novembre 2019
CURRENT – Via Sant’Agnese, 12 – Milano
Instagram: montamatteo
Instagram: current_____
Caption
Matteo Montagna, Cuore Selvaggio – Installation View, CURRENT, Milano, 2019 – Courtesy l’artista e CURRENT