Una frusta, un coccodrillo e una balla di fieno: Cremona Contemporanea | Art Week

Attraverso le opere di ventuno significativi artisti attivi sulla scena internazionale – differenti per formazione e generazione – selezionati dalla curatrice Rossella Farinotti in ragione dell’impatto e in dialogo con i luoghi scelti, nasce la prima edizione di Cremona Contemporanea | Art Week, nuovo appuntamento annuale che mette in dialogo l’arte contemporanea con il ricco patrimonio artistico e culturale della città di Cremona.

Il progetto, aperto al pubblico fino al 04 giugno, coinvolge quattordici “tappe” presentate attraverso una efficace mappa interattiva on-line che conduce il pubblico alla scoperta di realtà famose e di luoghi meno conosciuti, ma ricchi di fascino, disegnando un percorso che si dipana dal Palazzo Comunale al Museo Diocesano, da Triangolo Galleria d’Arte al Parco Colonie Padane, dal Battistero del Duomo allo spazio Robolottisei, dalla ex chiesa San Carlo a Palazzo Guazzoni Zaccaria.

Le opere – alcune appositamente commissionate per l’occasione – portano in città ampi e importanti temi della nostra contemporaneità, legando il territorio alle ricerche estetiche di Alessandro Agudio, Andrea Bocca, Gianni Caravaggio, Linda Carrara, Maurizio Cattelan, Nicole Colombo, Ettore Favini, Silvia Giambrone, Christian Holstad, Invernomuto, Francesco Joao, Beatrice Marchi, Silvia Mariotti, Oliver Mosset, Giovanni Ozzola, Alice Ronchi, Andreia Santana, Adelisa Selimbasic, Valdrin Thaqi, The Cool Couple e Luca Trevisani.

Il progetto si presenta al pubblico, attraverso le parole della sua curatrice, come “una nuova rassegna dedicata all’arte contemporanea che trasforma la città in un luogo di sperimentazione, conoscenza e scoperta”, dando vita a un viaggio nel contemporaneo che parte con lo svelamento dell’intervento site specific realizzato appositamente per Cremona da Maurizio Cattelan, un grande coccodrillo tassidermizzato, appeso alla volta del Battistero, affascinante edificio in stile romanico risalente al 1167. Fra provocazione, autoritratto e galassia di significati, l’opera si pone come perno del racconto generale della manifestazione, evidenzia il rapporto significante con lo spazio secondo due direttrici: quella del territorio di Cremona e quella della popolazione della città, della comunità di persone che, in grande parte, è passata da quel luogo come tappa fondamentale del suo inserimento nella società.

Questa lettura della manifestazione esplode all’interno del randomico percorso fra i luoghi significativi della città e diviene esemplare attraverso due poli, due opere realizzate da Alessandro Agudio e da Nicole Colombo, forse non casualmente entrambi artisti “brianzoli”, che arrivano in qualche modo dalla provincia.



3_Maurizio Cattelan @Battistero
Alessandro Agudio @Palazzo del Comune
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Alessandro Agudio @Palazzo del Comune (1)
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“Situato al terzo piano, l’appartamento della mia famiglia aveva due ampi balconi; e ai balconi si accedeva attraverso ampie porte-finestre. Attraverso i balconi e le porte-finestre, il paesaggio domestico e quello circostante diventavano contigui. Le balle di fieno che popolavano i campi intorno al condominio, da quella altezza apparivano come solidi platonici di un quadro metafisico. Questo paesaggio è stato lo scenario in cui sono cresciuto, una campagna ai limiti della città in cui dove finiscono i campi di grano sorgono le industrie e si imboccano le tangenziali. Hey Hay Bale! è una forma costruita tramite l’assemblaggio di dischi in legno truciolare, il quale viene prodotto (attraverso processi meccanici e chimici) grazie ai residui, i trucioli, ottenuti dalla lavorazione del legno e reimpiegato principalmente nella fabbricazione di mobili per l’arredamento di interni. La resa della balla di fieno attraverso questo materiale, è pari alla reificazione delle atmosfere che ho vissuto, del residuo di vita o del surplus di vita che si insegue nei luoghi ai limiti della città”.

Con queste parole Alessandro Agudio racconta Hey Hay Bale!, Hey Bale! e Hey Hay! opera presentata presso il Palazzo del Comune che si fa paradigma del rapporto interno esterno indagato da Rossella Farinotti, che racchiude in un poetico esempio l’universo delle periferie, luoghi non secondari di cultura, in bilico fra natura, ricordo e progresso.

The Burned (Entropic Dance), rappresenta la sublimazione di un momento, di un incontro tra diversi personaggi; la restituzione dell’opera si concentra sull’idea di scambio reciproco, di tentativo di trovare un equilibrio, in un continuo scambio di fragilità reciproche. La frusta, realizzata a mano in ecopelle intrecciata, simboleggia il dualismo presente nell’essere umano. Le mani in plexiglass, altro elemento ricorrente, sostengono i personaggi in una danza in cui si presentano l’uno all’altro e agli spettatori. Nella zona di confine tra disagio e comfort, tra dinamiche di potere e potere della fragilità, tra amore e lussuria, dolore e vulnerabilità, libido e repulsione, corpo e narrazione, l’artista apre spazi di libertà e resistenza”.

Con queste parole è presentata nel sito della manifestazione l’opera di Nicole Colombo; The Burned (Entropic Dance) conduce lo spettatore verso l’incontro, verso lo scambio reciproco e le sue fragilità, verso quel dialogo con la comunità che l’arte contemporanea instaura a Cremona in questi giorni, dimostrandosi dispositivo fondamentale di “scambio reciproco”, profondo evento culturale che attraverso le opere e un ricco public program non crea un momento glamour ma una nuova tappa del farsi comunità attiva, grazie alla cultura.

Marco Roberto Marelli


www.cremona-artweek.com

Instagram: cremona_artweek


Caption

Cremona Contemporanea | Art Week – Courtesy Cremona Contemporanea | Art Week, ph. Andrea Rossetti

Cremona Contemporanea | Art Week – Courtesy Cremona Contemporanea | Art Week, ph. Andrea Rossetti

Nicole Colombo, The Burned (Entropic Dance), 2021, pelle, capelli sintetici, acciaio inossidabile, dimensioni variabili ambientali – Courtesy Cremona Contemporanea | Art Week

Cremona Contemporanea | Art Week – Courtesy Cremona Contemporanea | Art Week, ph. Andrea Rossetti